Crotone. Il Tar boccia il Comune: la riqualificazione a Capo Colonna si ferma. Pnrr a rischio e responsabilità incerte

Il TAR Calabria boccia il Comune: la riqualificazione a Capo Colonna si ferma. PNRR a rischio e responsabilità incerte

Fonte: U’Ruccularu

Crotone, 27 maggio 2025 – Un terremoto giudiziario scuote la macchina amministrativa crotonese: il Tribunale Amministrativo Regionale della Calabria ha annullato l’intero iter procedurale dei lavori di riqualificazione dell’area archeologica di Capo Colonna, luogo simbolo della Magna Grecia, sede del Tempio di Hera Lacinia.
La sentenza n. 902/2025 stronca la revoca in autotutela decisa dal Comune di Crotone e svela un groviglio di errori procedurali, letture distorte e possibili forzature politico-amministrative.

Il progetto e i fondi PNRR: cronaca di una corsa mal gestita
Con oltre 4,3 milioni di euro stanziati tramite fondi PNRR, il progetto doveva realizzare interventi urgenti:
demolizione di opere abusive, sistemazione delle aree archeologiche, creazione di nuovi servizi turistici, tra cui un approdo per imbarcazioni.
La gara fu vinta dalla Costruzioni Luchetta s.r.l., ma la seconda classificata, Chisari Gaetano s.r.l., fece ricorso.
Il TAR accolse il ricorso già a luglio 2024, annullando l’aggiudicazione.
Nel frattempo, il Comune decise di cancellare l’intero progetto, facendo leva su un presunto parere negativo della Regione Calabria.

L’autotutela e il parere mal interpretato
Il Comune, nel dicembre 2024, annulla in autotutela la conferenza di servizi, giustificando la decisione con un decreto della Regione (n. 5773/2024) che – a suo dire – rendeva inattuabili alcune parti del progetto, come il porticciolo turistico.
Ma la realtà, come accertato dal TAR, è un’altra: quel parere non era né vincolante né negativo.
Al contrario, si limitava a escludere alcune opere dalla valutazione ambientale, in quanto già vietate dalla Provincia di Crotone, ente gestore del sito. Nessun veto formale, nessuna inibizione effettiva.

La sentenza del TAR: “Fraintendimento istituzionale e autotutela illegittima”

Il TAR ha annullato:
l’autotutela del Comune (det. 3723/2024),
la delibera di Giunta (n. 44/2025) che avviava una nuova gara con fondi diversi e una scadenza posticipata al 2027.
“La determinazione regionale non aveva efficacia inibitoria”, scrivono i giudici.
Il Comune ha usato un parere tecnico come alibi per rifare tutto da capo, forse per allungare i tempi, magari per riorientare la gara su nuovi binari.
Nel frattempo, però, il conto rischia di pagarlo la città, che potrebbe perdere i finanziamenti europei.

Capo Colonna e l’amministrazione delle occasioni perdute
Lentezze, errori e risorse a rischio
L’inchiesta giudiziaria getta luce su una gestione opaca e frammentata.
L’autotutela, strumento legittimo per correggere gli errori amministrativi, è stata qui usata con otto mesi di ritardo, senza solide basi giuridiche.
Il rischio più grave?
La perdita del finanziamento PNRR, in scadenza nel 2026.
In un territorio dove il turismo archeologico potrebbe rappresentare uno degli assi di sviluppo, questo ritardo rappresenta un danno strutturale, economico e culturale.
Conflitti istituzionali e scelte poco trasparenti
Il caso riflette anche un’inquietante assenza di coordinamento tra istituzioni: Comune, Regione, Provincia e Ministero non sembrano parlare la stessa lingua.
L’interpretazione errata (e forse opportunistica) di un parere ambientale ha innescato una valanga di provvedimenti inutili, che rischiano di far deragliare l’intero progetto.
Come evidenziato dal TAR, si poteva agire con una semplice variante, rimodulando le parti non compatibili, invece di cancellare tutto.
Ma l’amministrazione ha preferito l’opzione drastica, con sospetti di ricalcolo politico e ridefinizione dei tempi di gara.

Il dilemma mai risolto: ambiente vs sviluppo
L’area di Capo Colonna è tutelata dalla Direttiva Habitat, ma questo non impedisce interventi sostenibili. La V.Inc.A. aveva dato esito positivo, escludendo impatti gravi.
Tuttavia, l’ambiguità sugli interventi “proibiti”, come l’approdo turistico, ha innescato un braccio di ferro. Il risultato? Tutto fermo.
La colonna osserva, muta, l’ennesimo stallo.
la parabola del caos burocratico
Chi pagherà per questo disastro? Chi restituirà a Crotone gli anni persi e le risorse evaporate?
La sentenza del TAR è una pietra tombale sull’amatorialità istituzionale.
E pone interrogativi seri:
Perché si è scelto di annullare invece di correggere?
Perché nessun ente ha vigilato con fermezza?
Crotone può ancora permettersi simili fallimenti?
Mentre il Comune dovrà riesaminare tutto, i fondi europei sono a rischio, le imprese coinvolte in attesa e il sito archeologico ancora abbandonato. Una vicenda che somiglia sempre più a una maledizione amministrativa.
Ma questa volta, non sarà il fato a decidere. Saranno i cittadini, e la loro memoria.
In vista delle amministrative.