Un po’ gioco dell’oca e un po’ risiko. Si può definire così il travagliato iter che dovrà portare alla bonifica dell’ex area industriale di Crotone. Una serie di passi avanti e indietro e di strategie che dura dal 2002 quando l’allora Ministero dell’Ambiente istituì il Sin di Crotone. E la riprova s’è avuta la scorsa settimana. Sembrava infatti imminente l’avvio da parte di Eni Rewind degli scavi per portare via le scorie pericolose e non pericolose dalle zone contaminate.
Ma l’inizio dei lavori (previsto per oggi) è stato frenato sul nascere dalle diffide di Regione, Provincia e Comune di Crotone, secondo i quali «lo smaltimento dei rifiuti della bonifica nella discarica di Crotone ad oggi è da ritenersi illecito». Il motivo? Il Provvedimento autorizzatorio unico regionale dal 2019 vieta di smaltire le sostanze pericolose del Sin di Crotone in impianti calabresi. Una presa di posizione che ha indotto la Sovreco, proprietaria della struttura di Columbra, a non sottoscrivere il contratto con la multinazionale per consentirle di smaltire 50 mila tonnellate di rifiuti pericolosi finché la stessa Eni Rewind non supererà le divergenze con gli enti locali. Nel mezzo poi la scelta del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica di indire per il 28 gennaio una nuova conferenze dei servizi decisoria per modificare il decreto n.27 col quale, il primo agosto 2024, ha approvato il progetto stralcio del Pob Fase 2 presentato dall’impresa amministrata da Paolo Grossi.
Il Piano operativo di bonifica prevede che il Cane a sei zampe rimuova la discarica fronte mare ex Pertusola e metta in sicurezza le aree interne ex Pertusola Nord ed ex Agricoltura. Il tutto con modalità diverse rispetto al primo Pob Fase 2 varato dal dicastero nel 2020 e mai attuato da Eni Rewind. Da un lato – stando al progetto originario – conferendo i rifiuti pericolosi, senza Tenorm e amianto, nella discarica di Columbra; dall’altro portando le scorie non pericolose nelle strutture di Sicilia, Puglia e Basilicata. Proposito, quello dello smaltimento “in loco”, che ha visto la contrarietà di Regione, Provincia e Comune di Crotone. Adesso il provvedimento adottato cinque mesi fa dal Mase dovrà essere rivisto alla luce di due nuovi aspetti: l’individuazione di 4 discariche tra la Germania e la Svezia dove la multinazionale potrà trasferire le sostanze pericolose del Sin di Crotone; e l’ipotesi di utilizzare via Avogadro come alternativa alla chiusura di via Leonardo da Vinci per soddisfare le esigenze di viabilità quando, nel 2028, i lavori di bonifica porteranno all’interdizione della strada consortile.
Ma la soluzione del ricorso agli impianti esteri poteva essere trovata già in passato se non fosse stata sempre osteggiata dalla società dell’Eni. Che, pure per ragioni economiche, ha ritenuto opportuno indicare Columbra come destinazione finale dei rifiuti pericolosi. Quindi non può essere un caso se finora la multinazionale ha realizzato la barriera idraulica – formata da otto scogliere – davanti alle discariche a mare ex Pertusola ed ex Fosfotec nell’ambito del Pob Fase 1. Senza tralasciare che resta tuttora in stallo, in quanto stralciato dal Pob Fase 2, il procedimento per bonificare sia la discarica a mare che il sito interno dello stabilimento ex Fosfotec. Qui sono ammassate scorie pericolose contenenti Tenorm e amianto il cui conferimento è più difficoltoso. Ora spazio ad un’altra rivisitazione del Pob Fase 2. Con Crotone che continua ad attendere l’avvio della bonifica. Fonte: Gazzetta del Sud