Crotone, la Città dei Convegni: Dove il Passato Emerge Solo per Presentare Slide
Fonte: U’Ruccularu
Nella terra che fu di Pitagora, dove si narra che l’antica Kroton pulsasse di vita e sapere, oggi pulsa… l’eco di PowerPoint e l’odore stantio delle sale convegni. La città degli scavi, dei cantieri mai ultimati e dei reperti ritrovati che poi spariscono, si conferma un paradosso vivente, una sorta di “Springfield” calabrese dove l’assurdo è la norma e le promesse si trasformano in infinite sessioni di dibattiti.
Il fiore all’occhiello di questa singolare pantomima è il progetto Antica Kroton, un’entità nebulosa e dai costi faraonici, nata per mostrarci… il nulla.
Sì, avete capito bene.
Dopo l’inaugurazione del primo cantiere, avvenuta nientemeno che il 30 aprile 2024, un anno e un mese fa, il cittadino comune non ha visto altro che terra smossa e poi pazientemente ricoperta.
Quelle due giornate di pseudo-apertura al pubblico di fronte al Gravina di via Ugo Foscolo sono state un lampo nel buio, un contentino per le telecamere, dopodiché è cresciuta l’erba alta.
Ora, per non sfigurare troppo, l’Antica Kroton si è evoluta, o meglio, si è rinominata: Antica Futura Kroton.
Un escamotage linguistico geniale per giustificare l’ennesimo dispendio di denaro pubblico, questa volta per fantomatici “arredi urbani”, con rotonde, una specie di QKO gigantesca.
Quindi, la città antica che non c’è, verrà abbellita con suppellettili moderne, giusto per non farci mancare nulla.
Il tutto condito da un’orgia di convegni presso un desolatamente vuoto Urban Center, popolato da “archeologi della domenica” e “semi-cervelli” che ci raccontano la Kroton che vorremmo, ma che, ahinoi, non ci sarà mai.
La partecipazione? Quattro gatti, per intenderci, quelli che probabilmente sono scappati dall’ex piscina CONI, stanchi di attendere un’acqua che ancora non è arrivata.
Crotone, del resto, è una città unica nel suo genere. Mentre altrove emerge il glorioso passato, qui, con una coerenza invidiabile, emergono solo i convegni su scavi anomali, dove, per l’appunto, non riemerge nulla.
E lo stadio? Ah, lo stadio! Mentre il campionato è finito e agosto si avvicina, nessuno sa dirci quando la tribuna rimanente verrà smontata.
Il sindaco Quimby, come al solito, è impegnato a rassicurarci che “Crotone sta crescendo”, mentre nessuno deve sapere e il cronoprogramma è un mistero degno di un thriller, mentre i consiglieri comunali si chiedono se è nato prima l’uovo o un super uovo prima della gallina.
È una città che si vanta di un passato ellenico talmente intriso di magnificenza da far impallidire l’Acropoli, ma che, ironia della sorte, sembra incapace persino di redigere un progetto decente per restaurare la propria Cattedrale.
Figuriamoci il resto.
Una città svuotata di senso, che vive per l’apparenza, per la pacca sulla spalla del “solone” di turno che, forte del proprio invito a un convegno, si sente “importante perché al mio taglio del nastro c’è il sindaco”.
Giovani e meno giovani che disquisiscono con fervore sulla Kroton che è solo sui libri, perché negli scavi, lo sappiamo, non c’è traccia.
Ricordate il direttore di Sibari? Era venuto a Crotone con la promessa di smuovere il mondo, di farci vedere in poche settimane come si riportano alla luce i reperti della Magna Grecia (vedi mosaico, che in realtà era già coperto da decenni, ma fa più scena riscoprirlo!).
Il risultato? Si è portato a Sibari i “nostri” reperti per farci la mostra.
E così, anche le due Askos, chissà, magari faranno un’escursione permanente fuori porta.
E tutti i sofisti e gli amanti della cultura crotonese? Silenzio assordante.
Troppo impegnati nei convegni per stabilire se Pitagora avesse i capelli lisci o leggermente mossi, o magari, se preferisse la dieta mediterranea o quella a chilometro zero.
È questa la cultura a Crotone: un interminabile dibattito sul nulla, con soloni che ripetono sempre le stesse cose, mentre sotto i nostri piedi, la vera storia attende invano di essere non solo trovata, ma anche, per una volta, semplicemente mostrata. Senza slide, senza microfoni, senza l’ennesima foto ricordo con il sindaco. Solo la storia, nuda e cruda. O forse, è troppo? Degli archeologi falliti non sappiamo che farcene.
Vogliamo operai che scavano e ben pagati, non i convegni di quattro soloni che si pagano profumatamente.









