Crotone, la messa è finita

di Antonella Policastrese

Con due mesi d’anticipo sui tempi di svolgimento previsti, l’Amministrazione comunale di Crotone ha individuato le aree per la dislocazione degli stand in occasione della Fiera Mariana edizione 2024.

Sostanzialmente sono le stesse di sempre: Viale Regina Margherita e dintorni e vicinanze dello stadio per le giostre e il settore street-food. Si andrà avanti per tre giorni, dal 15 al 18 maggio. Il clou della Festa della Madonna di Capocolonna, con la tradizionale processione da “sole a sole” è previsto per il 19 maggio. Ma siamo ancora a metà marzo e di tempo ce n’è per organizzare tutto al meglio. Il governo comunale pare stia già pensando a quale cantante chiamare per l’occasione, frattanto che Pasqua si avvicina con i suoi riti della Settimana Santa. Insomma, idee e volontà non mancano, poco importa invece se manca il luogo deputato e tradizionale dove vivere cristianamente entrambi gli eventi religiosi. Nel centro della città di Crotone sono rimaste soltanto due chiese aperte; quella dell’Immacolata e l’altra intitolata a Santa Chiara, mentre il Duomo è ancora chiuso, in attesa dei restauri, da giugno dello scorso anno e San Giuseppe lo è già da molti anni una chiesa assolutamente chiusa e serrata. L’evento religioso più vicino è dunque quello della Settimana Santa e quindi, come si direbbe a Vienna, “all’accurtu è Pasqua”, esattamente il 31 marzo.

Dicevamo però dei riti della Settimana Santa. A Crotone non c’è mai stata una convinta tradizione e continuità per la celebrazione figurata della Via Crucis, seppure statue della Madonna Addolorata e della “Naca” con il copro di Gesù siano custodite nella chiesa che sta assolvendo le funzioni fisiche e logistiche del Duomo. Una fugace processione con le due statue lungo un percorso di duecento metri, nulla di più; in questo consisteva la rappresentazione della Via Crucis a Crotone. Altra tradizione dei riti pasquali è sempre
stata quella dei cosiddetti “Sepolcri”, nel giovedì che precede la Resurrezione. “Girare i Sepolcri” è dunque una consuetudine che consiste nel visitare le chiese che allestiscono l’altare della “Reposizione”.

Quest’anno se ne potranno visitare soltanto due nel centro storico di Crotone. Perché, compreso il Duomo, sono in tutto quattro le chiese che hanno chiuso i battenti e tutte per carenze strutturali gravi, gravissime e presunte. Queste sono Santa Maria Prothospataris nel cuore del rione “Pescheria” e “San Pietro” negli “stretti” dove allestivano i Sepolcri più suggestivi tra tutte le chiese crotonesi, ma è venuto giù il tetto ed è impraticabile, chiusa come gli occhi di un cadavere e quindi abbandonata a se stessa e all’oblio. Su questa stessa traccia è avviata la chiesa di San Giuseppe, posta al centro della salita verso piazza Castello, in una delle più belle vie della città.

Essa, nel corso degli ultimi decenni, è andata incontro a chiusure e riaperture, per via della sua fragilità strutturale che andava sanata a tutti i costi e in ragione del patrimonio artistico che contiene ed esprime nelle sue fattezze. Ma è alla Festa della Madonna di Capocolonna, edizione 2024 che si sta pensando. Per la sistemazione della fiera, come detto all’inizio, si è già deciso come fare, resta dunque da immaginare che tipo di svolgimento avranno gli aspetti religiosi della Festa il cui epicentro fisico rimane chiuso al culto. Si dice che il Quadro della Vergine sarà collocato nella chiesa dell’Immacolata, ma già in partenza mancherà un aspetto centrale della tradizione, cioè il rito della “Calata”, che consisteva nella esposizione della sacra Icona più grande del mondo ai piedi dell’altare maggiore del Duomo, dopo essere stata prelevata dalla sua cappella privilegiata.

Già questo è uno stravolgimento che interrompe e in qualche modo modifica la consolidatissima tradizione del culto dei crotonesi per la loro Patrona. Insomma, al netto della chiusura della Cattedrale, perdurante dal giungo 2023 per lavori che non sono mai iniziati, è dal 2019 che uno dei tratti distintivi e identitari della città di Crotone, la Festa della Madonna di Capocolonna segnalata come attrattore turistico e culturale su tutte le guide specializzate del mondo, gradualmente sta perdendo smalto, ragion d’essere e
valenza spirituale. Questo per cause esogene, ma purtroppo anche endogene. Per comprendere meglio il discorso, ecco una breve retrospettiva delle trascorse edizioni della Festa, a partire dal 2019. Quello fu l’anno del “Settennale” dove a essere portato in processione alla volta del promontorio di Capocolonna è il quadro grande della Vergine. Per un tratto su un carro trainato da buoi sia all’andata che al ritorno.Quell’anno accadde che i buoi, praticamente alla fine della loro missione di traporto, si imbizzarrirono di brutto ed a fatica furono tenuti a bada e immediatamente staccati dal carro. La Madonna evidentemente intervenne per evitare il peggio e persino il propagarsi del panico. Ne seguì un certo disordine e la processione del rientro ebbe termine con tre ore di ritardo; non era mai accaduto. L’anno seguente, il 2020, l’Italia era in lockdown per via del covid e la processione non ebbe luogo, tantomeno i festeggiamenti civili, giostre, bancarelle, luminarie ecc. Il quadro piccolo della Madonna fu portato in processione per i rioni della città a bordo di un pick-up e poi riposto nel Duomo che era ovviamente chiuso al pubblico per la pandemia.

Stessa modalità, stessa procedura per l’anno seguente, il 2021, c’era ancora il lockdown. E venne finalmente il 2022, l’Italia era uscita dall’isolamento pandemico, era consentito financo fare le processioni, ma era scoppiata la guerra in Ucraina; una tragedia che ebbe immediate ripercussioni economiche sull’intera Europa e drammatiche per l’Italia, all’epicentro di speculazioni bestiali e senza ritegno. L’attesa della Festa era alle stelle dopo due anni di astinenza: processione, giostre, mercati, fuochi d’artificio, torrone e mostaccioli a dire basta. Inatteso e imprevisto giunse però un comunicato del vescovo che dettava le regole per lo svolgimento del Mese Mariano edizione 2022. Morigeratezza, pressoché assoluta, per quanto riguardava i festeggiamenti esterni. Era si finito il lockdown, ma era scoppiata la guerra in Ucraina. Ancora una volta, come avvenne dopo il disastro di Chernobyl, gli ucraini e soprattutto i bambini di quella nazionalità, avevano dovuto riparare anche in Italia e, secondo il presule, sarebbe stato opportuno evitare che i fuochi d’artificio evocassero in qualche modo i fragori della guerra in quei bambini. Poche luminarie, perché in qualche modo c’era mestizia in giro, la parsimonia era d’obbligo. Da queste disposizioni della curia ne nacque malcontento diffuso, soprattutto per quel che riguardava i tradizionali fuochi pirotecnici al rientro del Quadro da Capocolonna, proibiti e comunque non finanziati dal Vescovo.

La gente interpretò le parole del presule come le frasi riportate sulle locandine funebri – niente fiori, ma opere di bene- ma non era questo che ci si aspettava dopo due ani di assenza della festa. Ne scaturì un vespaio di polemiche, di proteste e improperi verso la Curia, si tentò addirittura la via della mediazione istituzionale per far recedere il vescovo dalle sue decisioni. Alla fine si fece avanti un gruppo imprenditoriale che fa capo alla squadra di calcio: “li paghiamo noi i fuochi d’artificio”. Ed è così che il tradizionale spettacolo pirotecnico, tanto atteso da adulti e soprattutto bambini ogni anno, ebbe luogo normalmente. Ma qualcosa era cambiato, era come se qualcuno tirasse il freno a mano per rallentare la festosità e anche la credulità popolare che i crotonesi nutrono per la loro festa per eccellenza. Venne dunque l’edizione 2023 della Festa della Madonna di Capocolonna, e fu addirittura peggio; dove non poté l’uomo ci pensò la natura. Maggio 2023 fu il mese più piovoso dell’anno; giostre, fiera mariana e perfino la solenne processione, ne fecero le spese. Perché quest’ultima, appesa al filo delle previsioni meteo e delle allerte, tra il giallo, l’arancione e il rosso diramate in quei giorni, dopo consulti e interlocuzioni istituzionali, si svolse all’alle prime luci dell’alba e per pochi, bagnati, intimi. Niente fuochi d’artificio ovviamente, che pure erano stati finanziati da privati.

Crotone per la festa della Madonna di Capocolonna si trovò nelle stesse identiche condizioni della città di Paola per la festa di San Francesco. I festeggiamenti a Paola furono rinviati in attesa che si attenuasse il maltempo che aveva investito in pieno entrambi i versanti costieri calabresi. A Crotone invece si scelse di rinviare di qualche ora la processione e di rimandare a casa giostrai e fieraioli per ragioni di sicurezza. Sembrava che ancora una volta la “maledizione di Pitagora” avesse messo a segno uno dei suoi tiri mancini. Dopo ci si rese conto che la cosa più giusta sarebbe stata rinviare la festa in tutti i suoi aspetti, perché il sole fece irruzione con i suoi raggi che annunciavano l’estate, appena due giorni dopo . E siamo a quattro edizioni mal riuscite della festa crotonese per antonomasia. Come detto sin qui, la situazione per l’edizione 2024 non promette niente di buono. Il duomo è chiuso e questo fa crollare già di suo il perpetuarsi canonico di una tradizione centenaria . Non sarà sicuramente la stessa cosa, mancano già in partenza presupposti essenziali e qualitativi. C’è solo da domandarsi che senso ha chiudere una chiesa dieci mesi prima che comincino i lavori per restaurarla e che senso ha restaurare quella quando altre ne avrebbero un disperato bisogno di restauri e rifacimenti.

La risposta, anzi, una della possibili risposte è che il PNRR, con la possibilità di attingere ai suoi fondi, esteso anche agli edifici di culto, ha infettato pure la Chiesa e questo spiegherebbe forse, ma soltanto forse, perché di recente curie, parrocchie e vescovi sono finiti sotto attacco: dalle minacce ai parroci, al proiettile ritrovato in sacrestia, sino al trafugamento delle ostie. E’ risaputo che Il tintinnare di quattrini in Calabria attira fameliche mosche e orrendi tafani; è sin troppo facile dire che quello in atto è un attacco
confessionale sferrato da religioni antitetiche. La chiesa cattolica, sino a prima che fosse inventato il PNRR, disponeva solo dei soldi dell’8 per mille per la manutenzione degli edifici di culto, poca roba, solo briciole. A qualcuno, come in Campania, venne in mente di metterlo a frutto l’ingente patrimonio immobiliare di cui disponeva la chiesa. Fu clamorosa in tal senso l’operazione condotta dal cardinale Crescenzio Sepe a Napoli dove non fu assolutamente salutare l’affido in comodato d’uso ai privati di immobili appartenenti alla curia.

Un’inchiesta di “Report” risalente al 2022 ne rivelò gli inquietanti aspetti in tutti i suoi dettagli; interpellato in merito, il cardinale Sepe rispose lapidariamente “andate a farvi fottere”. E se a qualcuno venisse in mente di chiedere al vescovo di Crotone quando mai si è visto che un proprietario chiude la casa per restaurarla un anno prima che arrivino i muratori, quale sarebbe la risposta ? E’ che a Crotone è divenuto problematico sposarsi; per “cacciare le carte” per il matrimonio religioso bisogna andare in campagna, dove sono stati traferiti gli uffici della Curia e poi in quale chiesa celebrarlo ? Vita difficile anche per funerali, battesimi, cresime ecc. Bisogna avere il coraggio e l’onestà di dirlo che l’attuale episcopato, che ha avuto presuli quali Mons. Giuseppe Agostino e visto nominare vescovi quattro suoi appartenenti, a partire da Giancarlo Bregantini, se non ha intenzione di disperdere il gregge, di certo non fa nulla per andare a raccoglierlo. Ma del resto, se tutti tacciono su simile spinoso argomento, significa che il detto “mai mettersi contro la chiesa” ha ancora la sua efficacia, e quindi, detto questo: la messa è finita…