di Antonella Policastrese
Torniamo alla vicenda della piazza, quella che all’inizio si chiamava Piazza Lucente, successivamente Piazza della Rivoluzione Fascista e infine Piazza Pitagora. Essa dovrebbe cambiare nome, almeno per due semplici ragioni. La prima è che i crotonesi al povero filosofo e matematico di Samo gli hanno sempre fatto i chiodi quando era in vita, sino a costringerlo alla fuga. Persino quando Pitagora aveva trovato rifugio a Metaponto, i crotoniati (così erano denominati i crotonesi a quei tempi) riuscirono a scovarlo. Egli, alla loro vista, tentò di fuggire per mettersi in salvo, ma sfortunatamente il matematico finì in un campo di fave e qui, per non calpestarle. si fermò e si fece catturare e ammazzare dai nemici crotonesi.
La seconda delle ragioni per la quale la principale piazza di Crotone dovrebbe cambiare nome, è che i soldi per demolirla per sistemarvi il grande palco di Amadeus, sia quelli che occorreranno per riqualificarla (due milioni di euro) provengono dal malloppo ENI e quindi magari sarebbe più giusto che Piazza Pitagora si intitolasse a Enrico Mattei, che l’ENI l’ha fondata e fatta diventare grande nel mondo.
A partire dal sindaco, sino a molti politici del passato, alcuni dei quali ancora viventi, di Enrico Mattei dovrebbero avere un santino nel portafoglio e uno incorniciato sul comò in camera da letto per grazia ricevuta. Per i figli e parenti che hanno trovato lavoro nelle aziende dell’ENI e per essere scampati, come il sindaco Vincenzo Voce, al supplizio di uno stipendio da fame che percepiscono gli insegnanti nelle scuole pubbliche.
Egli oggi, dopo i recenti aumenti per i sindaci delle città capoluogo, viaggia a cifre molto alte al mese ed a fare il sindaco di Crotone ci è arrivato grazie alla guerra di denigrazione e denuncia che ha condotto contro il “Cane a sei zampe” che avrebbe avvelenato la città anche quando non c’era, cioè prima del 1991, anno in cui ENI rilevò in toto le fabbriche metallurgiche e chimiche crotonesi. I 17 milioni di euro, donati dall’ENI, di cui l’Amministrazione comunale di Crotone vanta possesso e che sta dissipando in mille rivoli, nonché in cantate e ballate e che vuole utilizzare anche per la riqualificazione di Piazza Pitagora, discendono, anche se indirettamente, da una famosa sentenza del Tribunale di Milano del 2012 che condannava l’ENI a un risarcimento di oltre 50 milioni di euro alla Presidenza del Consiglio per il danno ambientale procurato nella zona di Crotone dall’ex
Pertusola Sud. Ma prima di arrivare a sentenza l`Eni aveva cercato un accordo bonario proponendo anche un risarcimento di 20 milioni di euro da destinare al Comune di Crotone. Furono rifiutati quei quattrini, seppure l’Azienda energetica di Stato avesse manifestato la volontà di impinguarli qualora fossero stati utilizzati per migliorare le condizioni dell’ospedale crotonese.
L’accordo con l’ENI, l’attuale Amministrazione comunale, l’ha raggiunto del 2022, ma con uno sconto di tre milioni rispetto alla sentenza di Milano.
Manco a dirlo, per quanto riguarda l’ospedale civile di Crotone, ogni acquisto di pappagalli e pale per degenti è visto come un dono divino piovuto dal cielo (quello che splende sulla Cittadella di località Germaneto a Catanzaro) e l’idea (che rimarrà una pia illusione) di avviare le attività della facoltà di Medicina e Chirurgia in questo sfigato angolo del mondo, fa gonfiare d’orgoglio il petto dei tanti fanfaroni, nullafacenti, sognatori e falliti, figli di Faillo e Milone, discendenti di “opliti” e di impareggiabili olimpionici dell’antichità.
Per concludere, c’è chi guardando Piazza Pitagora com’è ridotta, temendo di non riuscire a
mangiarsi neppure una fetta di torta dell’annunciata cantierizzazione, canticchia Lucio Dalla con questi versi: “Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è, sulle panchine in Piazza Grande…” e c’è chi volta le spalle e se ne va. Insomma, parafrasando Beckett, a Crotone c’è chi ancora aspetta Godot e chi aspettando gode, le prossime tornate elettorali, ovviamente….