Crotone. La società era già stata dichiarata fallita, ma lo shopping di lusso dei Danese non si fermava

Non c’è solo il crac delle società “Contatto” e “Con tatto” per frodare l’Erario. Gli imprenditori crotonesi del settore pubblicitario, il 61enne Saverio Danese e la moglie Viviana Rizzo di 55 anni, sono anche accusati di aver continuato, tra dicembre 2024 e gennaio 2025 ad utilizzare il conto corrente della “Contatto comunicazione” per spese personali nonostante il Tribunale di Crotone, il 2 dicembre dello scorso anno, avesse messo l’azienda in liquidazione giudiziale (ovvero, dichiarata fallita).
Si tratta dell’ultimo tassello investigativo dell’inchiesta della Procura di Crotone che, giovedì, ha portato la Guardia di Finanza ad eseguire le misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti dei due coniugi, accusati di bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale. Infatti, osserva la gip Assunta Palumbo nell’ordinanza, «dalla nota» delle Fiamme gialle datata 20 gennaio 2025 «è emerso che la “Contatto comunicazione”» nonostante si trovasse «in liquidazione giudiziale», Danese, in qualità di «amministratore di fatto», e Rizzo, amministratrice «di diritto», avrebbero distratto 18.972,31 euro dalle casse societarie «per finalità diverse» dall’oggetto aziendale: dagli acquisiti nei negozi di abbigliamento alle gioiellerie. E «tali plurimi pagamenti» – evidenziano gli inquirenti coordinati dal pm Alessandro Rho – proverebbero «il prosieguo dell’attività distrattiva posta in essere dagli indagati» con «conseguente sottrazione di somme» dalla “Contatto comunicazione”.

Ma c’è di più. In quanto – ripercorre la giudice Palumbo – l’ulteriore attività investigativa ha messo in luce che pure dopo il fallimento della società, il 9 gennaio 2025, alla Fiera di Bologna veniva sponsorizzata l’attività di un cliente storico della “Contatto comunicazione” per un evento previsto per il 15 e 16 gennaio 2025. Tanto è bastato agli investigatori per dirsi sicuri di aver documentato la presunta sottrazione e utilizzo dei beni dell’azienda all’indomani della liquidazione giudiziale della stessa. Inoltre, le indagini avrebbero portato a scoprire che con i fallimenti delle loro aziende, Danese e Rizzo, negli anni 2012-2021 avrebbero accumulato debiti con l’erario per complessivi 900 mila euro.

Il tutto senza perdere mai la continuità dell’attività di promozione pubblicitaria che, di volta in volta, veniva trasferita dalle società “decotte” a quelle di nuova costituzione. Secondo i finanzieri, Danese mediante la collaborazione della consorte, titolare formale delle “Contatto comunicazione” e “Danese”, avrebbe messo a segno una sistematica e pluriennale evasione di tributi, oneri fiscali e previdenziali che avrebbe condotto al collasso delle società “Contatto” e “Con tatto” di cui era amministratore. Da qui la nascita delle nuove aziende con lo scopo di tenere in vita l’attività lavorativa originaria. Lunedì gli indagati compariranno davanti alla gip per gli interrogatori di garanzia.