Enzo Sculco avrebbe chiuso un accordo con Mario Oliverio e Nicola Adamo per la candidatura della figlia Flora alle Regionali del 2020.
Un accordo che sarebbe stato chiuso, “in uffici riservati della Regione” tra la formazione politica “i DemoKratici” guidata a Enzo Sculco e il gruppo di Mario Oliverio, presidente della giunta regionale tra il 2014 e il 2020. Gli incontri si sarebbero svolti tra il 2017 e il 2018. Sculco avrebbe convogliato “un consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale, in occasione delle elezioni regionali da effettuarsi tra il 2019/2020, in cambio dell’appoggio della candidatura di Flora Sculco, figlia di Vincenzo, che si sarebbe candidata quale consigliere regionale; allo stesso modo, Sebastiano Romeo (indagato), consigliere regionale di Reggio Calabria avrebbe anch’egli sostenuto Oliverio”.
L’accordo avrebbe comportato “al di là dell’apparentamento politico, la commissione di una sequela indeterminata di reati (…) funzionali ad accrescere ii peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere ii voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale”.
Quell’accordo è andato in porto anche se Oliverio non è stato ricandidato dal Pd alla guida della Regione perché Pippo Callipo, che è stato candidato presidente al suo posto, alla fine dopo qualche resistenza aveva accettato la Sculco tra i candidati, che poi era stata rieletta nella lista “Democratici Progressisti” con 6.043 voti. La morte di Jole Santelli dopo soli 8 mesi di presidenza, tuttavia, aveva cambiato il corso delle cose e così un anno dopo il Pd non la ricandidò più “costringendola” a passare al centrodestra e a candidarsi – senza essere eletta – con l’Udc.
Un’altra vicenda riguarda l’Aterp, dove il “disegno” di Mario Oliverio ed Enzo Sculco per la designazione del “colletto bianco” cosentino Ambrogio Mascherpa era andato in porto. Da commissario a dirigente generale. Così si era concretizzata a fine agosto del 2019 la scalata all’Aterp targata Ambrogio Mascherpa. A nominarlo capo dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Calabria un apposito decreto dell’allora governatore, Mario Oliverio. E la nomina chiudeva la fase, durata cinque mesi, nella quale tutto ruotava attorno all’avviso pubblico per la manifestazione d’interesse finalizzata alla formazione di un elenco di candidati idonei per il conferimento di tale incarico. E alla fine l’aveva spuntata proprio Mascherpa che aveva scavalcato tutti gli altri candidati.
All’Aterp – si legge nelle carte del blitz di oggi – “Mario Oliverio, Giancarlo Devona ed Enzo Sculco” avrebbero inciso “sulla designazione di Ambrogio Mascherpa, persona di fiducia di Mario Oliverio e in precedenza commissario straordinario dell’ente”. Vi sarebbe stata, poi, l’indicazione “da parte di Adamo, Sculco, Oliverio, Romeo e Devona, di professionisti, loro graditi, per l’espletamento di incarichi per conto di Aterp, quale quello relativo all’accatastamento di immobili di edilizia popolari nell’area crotonese, tra cui Antonio Megna, che, successivamente alla sua nomina, avrebbe fatto la campagna elettorale per Flora Sculco nel mese di gennaio 2020”.
L’esito delle elezioni regionali con la vittoria del centrodestra e di Jole Santelli, tuttavia, avrebbe penalizzato il prode Mascherpa, che dopo appena qualche mese, causa “spoil system” veniva estromesso dalla carica nonostante un ricorso, che alla fine avrebbe perso. Anche Mascherpa fa parte degli indagati dell’odierna operazione.
Più in generale la Dda di Catanzaro contesta a Sculco e agli altri indagati del filone politico “una sequela indeterminata di reati, funzionali ad accrescere ii peso specifico elettorale attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere ii voto, nonchè affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale”.
Dall’accordo per la ricandidatura di Flora Sculco sarebbero quindi derivati una serie di incarichi e appalti elargiti dai politici a dirigenti ed imprenditori di fiducia.
In questo modo, spiegano gli inquirenti, sarebbe avvenuta la penetrazione all’interno del Comune di Crotone, con “la individuazione di dirigenti, loro graditi”, “iI condizionamento di appalti pubblici, attraverso affidamenti illeciti a imprese gradite a Sculco Vincenzo e Devona Giancarlo”, “l’affidamento di incarichi a soggetti graditi a Sculco e Devona”. E ancora la la penetrazione nella società partecipata dal comune di Crotone, “Crotone Sviluppo”, con la “individuazione da parte dello Sculco di direttori generali, a lui graditi, nonchè dell’amministratore unico”.
Quindi “la penetrazione nella Provincia di Crotone, mediante il condizionamento del voto nel 2017, attraverso un accordo promosso da Sculco per far eleggere Parrilla Nicodemo, facendo apparentare i cirotani con i mesorachesi e controllando lo Sculco capillarmente le operazioni elettorali”. Da sottolineare che Parrilla, una volta eletto presidente della Provincia di Crotone è stato poi coinvolto e condannato nella maxi operazione antimafia Stige.