Crotone, pestaggio a Davide Ferrerio: chiuso il cerchio sugli accusati

C’è Nicolò Passalacqua, il 22enne che la sera dell’11 agosto scorso, scambiandolo per lo spasimante della ragazzina della quale lui si era invaghito si accanì con un tirapugni contro Davide Ferrerio colpendolo con «un pugno nella parte posteriore del cranio» per poi sferrargli «una ginocchiata allo sterno e almeno un altro pugno al volto». Ma ci sono anche la 41enne Anna Perugino che avrebbe organizzato «l’incontro» per “dare una lezione” all’ignoto spasimante della figlia minorenne (la 17enne M. R. P.), e Andrej Gaju, 34enne di origini rumene, che «partecipando attivamente» alla spedizione punitiva si sarebbe messo «alla ricerca» dello sconosciuto pretendente della giovane.

La Procura di Crotone ha chiuso il cerchio sul pestaggio che ha ridotto in fin di vita il 20enne bolognese, preso a calci e pugni da Passalacqua mentre si trovava in vacanza nel capoluogo pitagorico con la sua famiglia. Sotto accusa sono finiti in tre: Passalacqua, deve rispondere di tentato omicidio pluriaggravato e di aver portato fuori dalla sua abitazione un oggetto contundente utilizzato per l’aggressione; a Perugino e Gaju viene invece contestato il concorso anomalo in tentato omicidio per aver contribuito a causare «un reato diverso da quello voluto». Un’accusa, quest’ultima, che la Procura dei minori di Catanzaro addebita pure alla 17enne che si trova ristretta in una casa famiglia.

Gli indagati – scrive il pm Pasquale Festa nell’avviso di conclusione indagini – “hanno agito in concorso ed unione tra di loro con la comune finalità di punire un ignaro soggetto che aveva contattato la ragazza così da costringerlo con violenza, minaccia, percosse e lesioni personali a cessare l’interlocuzione. In particolare, Anna Perugino, dopo aver saputo che la figlia era stata contattata su Instagram da un account che richiamava il nome dell’ex fidanzato della minore, organizzava un appuntamento vicino al palazzo di giustizia per dare una lezione all’ignoto utilizzatore dell’account. Per questo la donna chiese la partecipazione di Passalacqua e Gaju. All’incontro si presentarono i tre indagati, la 17enne ed un’altra minore. I quali si avvicinarono prima al reale obiettivo dell’agguato (“effettivo titolare dell’account”) che, negando di essere lui, colui il quale chattava con la ragazzina, “dopo aver inventato una scusa per giustificare la sua presenza in loco e allontanandosi”, inviò un messaggio alla giovane “nel quale comunicava di indossare una camicia bianca”, un “capo differente da quello effettivamente portato e di uso comune”.

In questo modo, il bersaglio diventava l’incolpevole Davide che si trovava per caso lì vicino. Rincorso da Passalacqua, tra via dei Mille e via Vittorio Veneto, Davide venne colpito e atterrato in un attimo. Oggi, Davide è in coma all’ospedale Maggiore di Bologna.