Piano Spiaggia, rottura sulla sabbia: la giunta Voce accelera, i balneari si ribellano
Annunciato il PCS senza concertazione finale. Il SIB denuncia: «Tradito il metodo, svanita la fiducia». Il rischio? Una spiaggia a due velocità: pianificata dall’alto, ignorata dal basso.
Fonte: U’Ruccularu
CROTONE – Nella città che sogna di rinascere guardando il mare, il nuovo Piano Comunale delle Spiagge si è arenato sul primo scoglio: quello del metodo. La giunta Voce ha infatti annunciato con toni trionfalistici l’adozione del PCS, lo strumento urbanistico che ridisegnerà i 30 chilometri di litorale crotonese. Ma dietro la patina tecnica e gli obiettivi sostenibili, si è consumata una frattura politica profonda.
Il sindaco Vincenzo Voce e l’assessore all’Urbanistica Giovanni Greco hanno presentato il piano come frutto di un lavoro “minuzioso”, esteso non solo alla fascia demaniale ma a tutto il contesto costiero, promettendo un futuro fatto di sport acquatici, passerelle per disabili, “case comunali” per matrimoni marittimi e aree balneari finalmente degne di questo nome.
Ma mentre il Comune invita cittadini e operatori a presentare osservazioni scritte entro venti giorni, fuori dalla Casa della Cultura arriva il fragore di chi si è sentito tradito: il Sindacato Italiano Balneari (SIB) di Confcommercio, che accusa l’amministrazione di aver chiuso unilateralmente un percorso di co-progettazione che coinvolgeva da mesi associazioni, tecnici, ordini professionali e perfino il presidente nazionale del sindacato.
DUE VISIONI, UNA ROTTURA
Da un lato, la visione dell’amministrazione: sostenibilità, accessibilità universale, diversificazione dell’offerta turistica, aumento delle concessioni da 3 a 16, valorizzazione della Rete Natura 2000. Dall’altro, la denuncia del SIB: un tavolo di lavoro avviato con metodo condiviso e analisi tecniche dettagliate è stato interrotto “senza preavviso”, trasformando mesi di studi idromorfologici, simulazioni antropiche e linee guida paesaggistiche in “un allegato tecnico”.
Per Luca Manica, coordinatore interprovinciale del SIB, non è il piano in sé il problema, ma la perdita di un metodo di governo partecipato. «Non basta aprire un link online e dire “ecco le osservazioni”, serve un confronto in presenza, vero, competente, continuo. Così si fanno i piani duraturi», afferma.
IL NODO POLITICO: EFFICIENZA O AUTORITARISMO PIANIFICATO?
Dietro la questione tecnica, si apre una frattura politica ben più ampia. La giunta Voce rivendica efficienza e capacità decisionale, ma rischia di tradire proprio la cifra distintiva che l’aveva contraddistinta: quella della partecipazione dal basso.
Il PCS poteva essere l’occasione per mostrare che sviluppo e democrazia possono andare a braccetto. Invece è diventato il simbolo di una deriva tecnocratica: si redige, si approva, si pubblica. E chi non è d’accordo, ha venti giorni per inviare una PEC.
Le osservazioni scritte sono legittime, certo. Ma nel caso di un piano che promette di regolare trent’anni di sviluppo costiero, sono sufficienti? E soprattutto: sono efficaci? Il rischio è che un intero settore produttivo – già fragile, già sotto pressione per le incertezze normative sulle concessioni – si senta messo all’angolo.
Il turismo balneare rappresenta quasi il 50% del movimento turistico nazionale. A Crotone, con un tessuto economico delicato e una vocazione naturale ancora inespresso, l’alleanza tra pubblico e operatori dovrebbe essere sacra. Rompere questo patto significa rinunciare a un’opportunità di crescita condivisa.
UN PIANO SULLA CARTA O SULLA SABBIA?
Il PCS, così come presentato, ha indubbiamente spunti positivi: accessibilità garantita a tutti, aree attrezzate per sport, valorizzazione paesaggistica. Ma mancano i dettagli. Chi gestirà i nuovi accessi? Come sarà garantita la sicurezza e l’adeguatezza delle infrastrutture? E soprattutto: chi finanzierà il tutto?
Se l’ambizione è alta, l’ancoraggio alla realtà resta fragile. E senza un percorso condiviso, ogni lido rischia di diventare un avamposto isolato, ogni operatore un antagonista, ogni passo falso una grana politica.
IL MARE COME SPECCHIO DEL POTERE
Il Piano comunale spiaggia non è solo un atto urbanistico. È un test politico. Un banco di prova sulla capacità della giunta Voce di governare senza chiudersi, di ascoltare senza temere critiche, di valorizzare le competenze senza fagocitarle.
L’appello del SIB a riaprire il confronto non è un capriccio, ma un promemoria: le spiagge non si governano con una delibera, ma con una comunità. E oggi, quella comunità – almeno una parte importante – si sente esclusa.
Se Crotone vuole diventare davvero un punto di riferimento per il turismo sostenibile e integrato, deve cominciare non dal mare, ma da due parole: condivisione e partecipazione.
IN SINTESI:
Il Piano c’è, ma senza i balneari. Confronto interrotto: un errore politico prima che tecnico.
Rischio di una spiaggia progettata ma non condivisa. Serve dialogo, non soltanto osservazioni. Il turismo non si scrive in venti giorni: si costruisce insieme.
L’atteggiamento sul Piano spiagge assomiglia molto al modus operandi di piazza Pitagora.
Poche parole, atti Formali, tanti silenzi e una posizione difensiva.
Sul PSC si gioca parte della prossima campagna elettorale e a quanto pare l’inizio non è dei migliori. Adesso la palla passa all’amministrazione per quanto concerne la risposta a Manica. Che certo non potrà essere un mero post su facebook.