Crotone. Santo Enzo e l’ombra di Occhiuto: verso il Giubileo elettorale del 2026

SANTO ENZO E L’OMBRA DI OCCHIUTO: VERSO IL GIUBILEO ELETTORALE DEL 2026 A CROTONE

Fonte: U’Ruccularu 

Nel silenzio solenne che accompagna il dopo-voto, a Crotone già si sentono i primi rintocchi di campane elettorali.
Le amministrative 2025 in provincia – Isola Capo Rizzuto e Melissa in testa – non sono state solo due partite di paese.
Sono stati un vero e proprio conclave politico, dove si è intravisto lo spirito (e le paure) che animeranno il grande derby crotonese del 2026, quando si voterà sia per il Comune che per la Regione.
Da una parte, il sindaco uscente Enzo Voce, detto ormai “Santo Enzo da Crotone, patrono dei Rucculari”, dopo l’ultima beatificazione social. Dall’altra, Roberto Occhiuto, governatore collezionista di deleghe, annunci e… sconfitte.

Ma cosa ci dicono questi risultati e, soprattutto, che strategia dovranno adottare i due grandi protagonisti del prossimo anno per non finire canonizzati o rottamati?
VOCE: IL CIVISMO È UNA FEDE O UNA MODA PASSEGGERA?
Nel 2020 Enzo Voce aveva scalato la poltrona di sindaco come un novello eremita: senza partiti, senza apparati, solo con lo zaino in spalla, qualche comitato e una buona dose di antipolitica.
Oggi però, dopo cinque anni di mandato, tra bandi, bonifiche a metà e assessori spariti come miracoli pasquali, il rischio è che il civismo si sia trasformato in catafalco amministrativo.
Ma attenzione: Isola e Melissa insegnano.
La gente, quando vede un volto conosciuto e un minimo di efficienza, premia.
La Vittimberga ha asfaltato centrodestra e Pd con un sorriso e quattro liste civiche, e a Melissa il giovane Luca Mauro ha battuto l’apparato di ritorno per soli 39 voti, ma con un linguaggio nuovo.
Quindi sì, il civismo funziona… ma solo se si rinnova e dimostra di saper fare qualcosa di concreto.
Non basta più dire “non sono come gli altri”.
Voce dovrà riprendersi i quartieri (magari iniziando da Acquabona e Fondo Gesù senza litigare con i giornalisti), mettere fine ai balletti sugli assessori e, se possibile, trovare un modo per farsi volere bene anche dai suoi.
Se no, più che civico, diventa… evanescente.

OCCHIUTO: DAL TRONO ALL’ANGOLO
Il governatore calabrese, invece, arriva all’appuntamento del 2026 come un re Mida al contrario: tutto ciò che tocca si perde.
Dopo aver centralizzato sanità, rifiuti, fondi europei e pure l’aria che si respira, le sue truppe si sono sbriciolate nelle amministrative.
A Rende è stato ridicolizzato.
A Isola, il centrodestra ha fatto più giravolte del Cirque du Soleil.
A Paola, Cetraro e Scalea non pervenuto.
Il suo centrodestra, una volta macchina da guerra, ora pare più una compagnia di giro.
E a Crotone? Occhiuto ha due opzioni:
Candidato civetta, che prende i voti per il Consiglio e poi lo si piazza lì a guardare e aspettare il momento giusto.
Tanto poi c’è sempre un Meo o un Pingitore pronto a “vedere la luce” e passare dalla sua parte.
Un civico di area, con il profilo da “figlio bravo della borghesia calabrese”, elegante, senza macchie e con qualche master nel cassetto.
Uno che dica: “Non sono di Occhiuto… ma neanche contro”.
Entrambe le strade sono impervie. La prima sa di trucchetto vecchio, la seconda ha bisogno di un nome credibile e un progetto sensato, e non di uno slogan confezionato a Catanzaro.

IL PD, OVVERO L’ARTE DELL’AUTO-SABOTAGGIO
E poi c’è lui, l’elefante Dumbo nella stanza col badge del Partito Democratico.
In queste elezioni ha avuto più ruoli che un attore di teatro: sparito a Rende, timido a Isola, imbarazzato a Melissa.
E mentre fuori crollano i partiti, lui (sempre Dumbo) medita se fare da solo, appoggiare un pezzo di crescere per Voce sindaco(Cretella e Scandale), o lanciare il solito tavolo di coalizione che finisce sempre per saltare prima del caffè (o dell’aperitivo da Franco o Giuseppe.)
Il verdetto è chiaro: o il PD si apre al centro, coinvolge civici e facce nuove, oppure dovrà accontentarsi di giocare a briscola in minoranza.
A Crotone, se non trova una strategia entro l’estate, rischia di passare dalla stanza dei bottoni alla sala della libreria di Paolo per la presentazione del libro di Anna.

IL 2026: UNA PARTITA A SCACCHI SENZA SCACCHIERA
Insomma, a un anno dal voto, lo scenario è questo:
Voce può vincere, ma solo se smette di essere “contro” e ricomincia a costruire;
Occhiuto può perdere tutto, se non cambia metodo e uomini (o almeno i portavoce);
Il PD può tornare a contare, se si sveglia dal coma;
I cittadini, per una volta, sembrano voler decidere sul serio. Niente pacchetti di voti. Niente santini.
Ma gente che promette poco e fa qualcosa.
E se davvero sarà così, allora il 2026 non sarà solo una partita politica, ma una seduta collettiva di psicoterapia democratica, dove finalmente il popolo crotonese potrebbe guardarsi allo specchio e dire: “Questa volta votiamo per noi, non per loro”.