Crotone, quando Sculco diceva che la ‘ndranghe(i)ta è un fenomeno letterario

“La ‘ndrangheta a Crotone non ha know how. E’ un fenomeno letterario”. A pronunciare questa frase è stato nientepopodimenoche Enzo Sculco, condannato in via definitiva a 4 anni e 6 mesi per truffa, turbata libertà degli incanti, corruzione e concussione nell’ambito dell’inchiesta sulla Provincia di Crotone di cui era vicepresidente. E indagato appena qualche mese fa da Gratteri nel blitz denominato “Glicine-Acheronte” della Dda su Crotone con la pesante accusa di scambio elettorale politico-mafioso con il clan Megna di Papanice di Crotone.

La condanna definitiva di cui sopra ormai da tempo ovviamente gli impedisce di candidarsi a qualsiasi competizione politica ma non gli ha certo vietato di continuare a fare il burattinaio o quantomeno di continuare a provarci. La figlia Flora è stata consigliere regionale, eletta nel 2014 e anche nel 2020. Tre anni fa Donna Flora (come la chiamano a Crotone) fu ricandidata e rieletta con Pippo Callipo e col Pd nonostante l’annunciata “pulizia”, che evidentemente non era stata totale se è vero – com’è vero – che in lizza c’era anche la figlia di cotanto padre. Ma poi la morte di Jole Santelli determinò nuove elezioni e – come da scontatissimo copione – la Sculco aveva già compiuto, insieme al maturo genitore naturalmente, il fatidico salto della quaglia col centrodestra (sponda Udc, notoriamente ricettacolo di farabutti, mafiosi e corrotti), che come tutti sanno è la stessa cosa del centrosinistra. Fanno solo finta di litigare ma governano e rubano insieme da decenni. 

Ma Sculco padre queste gran cazzate di cui sopra – quelle sulla ‘ndrangheta che altro non sarebbe che… un fenomeno letterario – non ha avuto neanche l’umiltà di dirle di nascosto. Qualcuno infatti lo aveva intervistato per il “Quotidiano della Calabria”. Domande scomode: zero. Anzi: sottozero. Cortesia: da vendere. Tappeti(ni) rossi: da stendere (anzi stesi e lustrati). Il suo recente passato non è stato neppure ricordato. Una verginella politica, che “Il Quotidiano della Calabria” nel titolo ha riassunto cosi: “Io rivoluzionario della politica -. Il consigliere regionale più votato in città torna in campo con l’area dei Demokratici nel Pd – Sculco e le sue regole tra primarie e nuovi piani di sviluppo”.

Il rivoluzionario Sculco che detta regole, ha preso microfono e intervistatrice, li ha divorati e digeriti non prima di aver concesso all’intervistatrice stessa perle di politica. Come questa perla ad esempio: “Il problema della Calabria è a Roma… A Crotone dopo Zirro non ci sono stati più mafiosi pericolosi, tanto da bloccare lo sviluppo”. Lette oggi queste dichiarazioni, a poche ore dall’arresto dello stesso Enzo Sculco per scambio elettorale politico-mafioso con il clan Megna di Papanice e a qualche anno di quello di Mimmo Tallini per concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Grande Aracri di Cutro, strappano certamente un sorriso amaro a tutti i calabresi. 

Flora ed Enzo Sculco

Sculco chiama amichevolmente per soprannome Luigi Vrenna, detto appunto Zu Luigi u “Zirro”, il recipiente di stagno dove viene raccolto l’olio appena spremuto. Né lui – c’è da capirlo – né l’intervistatrice (e non c’è da capirlo) ricordano che Vrenna è una famiglia crotonese che ha dato e continua a dare – anche per vie di parentele incrociate con i Bonaventura e i Corigliano – decine di boss e manovali della ‘ndrangheta. Secondo Sculco a Crotone, dunque, la ‘ndrangheta non ha know how. E’ un fenomeno letterario… Così come i Megna e i Grande Aracri, evidentemente, nella testa bacata del soggetto. 

La democrazia è questa. La democrazia è anche leggere il fenomeno Sculco dichiarare alla solita intervistatrice che “rimarrò a Crotone… devo dare risposte agli elettori favorendo lo sviluppo sociale ed economico del territorio”.

Bene, anzi benissimo. Ma dev’essere accaduto qualcosa, nel frattempo, che gli ha fatto cambiare idea. Perché è bastata una “provocazione”, un articolo politico che ha toccato qualche nervo scoperto per far togliere la maschera al nostro eroe. Leggete questo commento scritto dalla sua “letteraria manina”

Dunque, la ‘ndrangheta a Crotone esiste. Almeno così scrive il signor Sculco, che ce la deve avere parecchio con qualcuno che si chiama Bruno e che è così “potente” da aver superato in fama ed… opere gente come Zu Luigi u Zirro , i Bonaventura e i Corigliano, incredibile ma vero. Perché quelli sono fenomeni ma questo Bruno invece dev’essere proprio uno ‘ndranghetista incallito. A meno che Sculco non abbia fatto apposta a mettere una “i” al posto della “e” quando scrive “‘ndranghitistica”. Forse ci vuol trasmettere il messaggio che la ‘ndrangheta non è uguale alla ‘ndranghita? Forse in questa seconda organizzazione criminale c’è dell’altro? Che ne so, qualche massone deviato o forse qualcuno che è stato condannato in via definitiva a 4 anni e mezzo per truffa, turbata libertà degli incanti, corruzione e concussione? O qualcuno che oggi è finito nella rete della Dda di Gratteri? Noi non lo sappiamo ma per il momento abbiamo scoperto che Sculco non pensa più che la ‘ndrangheta a Crotone sia un fenomeno letterario perché ci ha svelato – e noi lo ringraziamo di cuore – il nome di un boss.

Una sola domanda prima di chiudere. Che Sculco rimanga a Crotone è un pericolo scampato per il resto d’Italia. Ma per i crotonesi? Il tempo, come sempre, è stato galantuomo.