Comunicato Stampa
19 Novembre 2025
Scuole sotto scorta: Prevenzione o Fallimento educativo?
Negli ultimi tempi, l’immagine di poliziotti e carabinieri a presidiare gli ingressi degli istituti scolastici durante l’orario di entrata degli studenti è diventata sempre più frequente, anche nella nostra città. Azioni promosse sotto la bandiera della “prevenzione” e della “sicurezza”, spesso giustificate come necessarie per tutelare i giovani e promuovere una presunta “mission educativa”. Ma è davvero questa la strada giusta per affrontare le fragilità e le problematiche che attraversano il mondo della scuola e dell’adolescenza?
Alla base di queste operazioni sembra prevalere una logica emergenziale e di controllo, che rischia di produrre più effetti negativi che reali benefici. La presenza delle forze dell’ordine all’interno e all’esterno delle scuole può alimentare un clima di sospetto e timore, in cui gli studenti sono percepiti — e percepiscono se stessi — non come protagonisti della propria crescita, ma come potenziali soggetti da sorvegliare, come un problema da gestire. Una concezione che rischia di rafforzare la distanza tra giovani e istituzioni, invece di promuovere fiducia, dialogo e corresponsabilità. A questo si aggiunge un rischio educativo ancora più paradossale: la presenza costante delle forze dell’ordine, talvolta accompagnate da cani antidroga, finisce per insegnare ai ragazzi una dinamica da “guardie e ladri”. Si impara cioè a proteggersi, a eludere il controllo e a vedere lo Stato non come alleato, ma come soggetto da cui difendersi. L’istituzione pubblica perde così la sua funzione di riferimento autorevole e affidabile, diventando semplicemente un’altra entità da cui nascondersi.
Questo graduale, lento ma inesorabile scivolamento verso una logica da “stato di polizia” rischia di normalizzare regole imposte senza spiegazioni, applicate senza volontà di dialogo. Si continua a preferire la cura rispetto alla prevenzione, l’autorità all’autorevolezza: una scelta che sembra allontanare l’obiettivo di costruire fiducia e corresponsabilità.
Le cause profonde del disagio giovanile, dei comportamenti a rischio e delle difficoltà relazionali a scuola non possono essere affrontate solo con presidi esterni. Si tratta di fenomeni che intersecano dimensioni sociali, familiari, culturali ed educative molto più complesse di quanto una semplice “sorveglianza” possa intercettare. Come osserva Claudio Cippitelli, sociologo ed educatore: “Parlare di prevenzione a scuola dovrebbe significare progettare insieme, docenti e studenti, percorsi di crescita e consapevolezza, non innalzare barriere e allarmi. L’educazione è un processo di corresponsabilità e fiducia.” Sarebbe necessario, invece, ripensare la prevenzione — o meglio, la promozione educativa come avremmo detto qualche anno fa — come investimento in processi educativi, dialogo e ascolto: creare spazi sicuri e accoglienti all’interno delle scuole, rafforzare il ruolo degli insegnanti, degli educatori, degli psicologi scolastici; coinvolgere le famiglie e i territori in un approccio di comunità. Solo così si può generare quell’autentico senso di appartenenza che trasforma la scuola in luogo di crescita e non in “zona rossa” da militarizzare.
Non si può scaricare sulle forze dell’ordine responsabilità che dovrebbero essere al centro dell’azione educativa, della dirigenza e delle politiche sociali. La sicurezza scolastica non è una questione da delegare solo alla polizia, ma un bene comune da costruire insieme, attraverso progettualità condivise che riconoscano i giovani, le loro potenzialità, il loro essere protagonisti.
Come sottolinea Riccardo De Facci, presidente CNCA: “La prevenzione non è mai solo un obbligo normativo o una misura di controllo, ma una competenza educativa costruita insieme, attraverso il dialogo e la volontà di ascolto, per fornire gli strumenti della scelta e della resilienza.” Sorvegliare gli ingressi delle scuole può sembrare una risposta efficace di fronte a situazioni problematiche, ma rischia di essere una soluzione miope e controproducente. Occorre ripartire dalla capacità della comunità di accogliere, ascoltare, prevenire e accompagnare: solo attraverso un coinvolgimento autentico e paritario di tutti gli attori—giovani, adulti, insegnanti, famiglie, istituzioni e territorio—possiamo costruire insieme contesti sicuri, responsabili e realmente educativi.
Coordinamento DemoS Crotone









