Crotone si arrende, la mozione sulla bonifica affondata in aula. Cronaca di una vigilia tradita

Crotone si arrende, la mozione sulla bonifica affondata in aula
Cronaca di una vigilia tradita

Fonte: U’Ruccularu

E alla fine, il Consiglio Comunale ha deciso: niente denuncia contro ENI Rewind. La mozione n. 5 – quella che chiedeva di avviare un’azione legale per “omessa bonifica” contro la multinazionale, già condannata nel 2012 dal Tribunale di Milano – è stata respinta dalla maggioranza.
Il Consiglio si è concluso così, tra sguardi bassi, voci spente e qualche sorriso forzato, come si fa dopo una sconfitta mascherata da equilibrio istituzionale. Una mozione cruciale, presentata dal consigliere Iginio Pingitore e sottoscritta da altri undici colleghi, è stata affossata non da una critica di merito, ma da un riflesso di paura politica.
E mentre in aula si consumava questa ritirata, fuori non c’era nessuno. Nessun presidio, nessuna folla, nessuno striscione. Nessuna voce a chiedere giustizia, nessun cittadino a pretendere coerenza. Solo silenzio. Quel silenzio rassegnato che, più della protesta, racconta quanto la questione ambientale sia ormai finita nel fondo del barile delle priorità collettive. La verità, amara, è che a Crotone la bonifica non interessa più a nessuno.

Il dibattito che non c’è stato
Il consigliere Pingitore ha provato a tenere accesa la fiaccola della memoria. Ha ricostruito con rigore le responsabilità di ENI, il disastro ambientale certificato, i ritardi, le omissioni, le modifiche di piani di bonifica in corso d’opera, l’aggressione sistemica al territorio e alla salute pubblica. Ha denunciato l’espansione di un distretto energetico che ormai ha fagocitato la città, tra biomasse, turbogas, discariche, e nuovi progetti a firma A2A che puntano a trattare oltre 800.000 tonnellate di rifiuti l’anno.
Ha parlato di studenti portati a visitare impianti di smaltimento come se fossero luoghi d’istruzione, di professori sorridenti davanti a forni industriali, di una narrazione ribaltata, dove il veleno diventa “green” e la malattia è solo un effetto collaterale marginale.
Ma non è bastato. Il Consiglio ha voltato pagina, ha archiviato la mozione, e con essa l’occasione di dimostrare che la salute dei cittadini viene prima dei rapporti con le multinazionali.

La sindrome dell’”attendismo” cronico
Non si può nemmeno dire che il Consiglio sia stato acceso o combattuto. Più che una seduta consiliare, è sembrato un gesto di cortesia verso Eni. I consiglieri della maggioranza hanno preferito evitare, temporeggiare, glissare. L’Amministrazione, ancora una volta, si è nascosta dietro la formula dell’“unità istituzionale”, che tradotta significa: “non disturbiamo chi versa contributi per gli spettacoli e le luminarie”.
La città continua così, tra una fiera del gusto e una sponsorizzazione aziendale, mentre le sostanze tossiche giacciono nel sottosuolo, e chi chiede trasparenza viene trattato come un guastafeste.

Una città che ha smesso di reagire
Crotone, oggi, è una città che ha smesso di lottare, ma soprattutto ha smesso di indignarsi. Non c’è stata la folla promessa sotto il Comune. Nessuna fiaccolata, nessuna assemblea popolare, nessuna indignazione diffusa sui social. Il tema della bonifica non riesce più nemmeno a scuotere un minimo di orgoglio civico.
Forse perché è troppo complesso. O troppo vecchio. O forse – e questa è la verità più dura – perché si è ormai accettato che questa è la normalità: vivere sopra i veleni, ammalarsi in silenzio, e sperare che il prossimo spettacolo in piazza distragga abbastanza da non pensarci.
E mentre si vota il nulla, qualcuno muore davvero
Crotone non ha più tempo da perdere. E mentre il Consiglio vota contro la denuncia per “omessa bonifica”, cinque persone sono morte negli ultimi giorni. Non possiamo e non dobbiamo dire che siano direttamente collegate al disastro ambientale, ma in una città dove l’incidenza di patologie tumorali, respiratorie e rare è fuori scala, ogni decesso pesa come una domanda inevasa.
Perché mentre in aula si discute di dettagli procedurali, fuori c’è una comunità che lentamente si spegne.
E questa volta, più che una mozione, è un’intera generazione che è stata bocciata.