VIA ISRAELE, IL QUARTIERE TAGLIATO FUORI: EDILIZIA POPOLARE O OPERAZIONE NELLE RETROVIE?
Crotone, quartiere Tufolo-Farina. Un’area verde che doveva servire i residenti diventerà un cantiere per 24 alloggi di edilizia popolare. Così ha deciso il Comune, con il primo via libera alla progettazione. Ma il quartiere non è stato consultato, e l’impressione – sempre più condivisa – è che si stia costruendo molto più di un palazzo. Si sta costruendo un precedente. Nelle retrovie.
Fonte: U’Ruccularu
UN PROGETTO PARTITO IN SILENZIO
Tutto comincia con una determina del Comune di Crotone. Poche righe burocratiche, laconiche, quanto basta per dare il via alla progettazione preliminare di 24 alloggi di edilizia residenziale pubblica in via Israele, nel cuore del quartiere Tufolo-Farina. Nessuna assemblea pubblica, nessun percorso partecipativo, nessun coinvolgimento dei residenti.
Il terreno? Un’area verde. Uno dei pochi spazi liberi in un quartiere già densamente edificato e senza piazze, senza parchi, senza veri spazi di comunità. Un’area destinata originariamente – secondo quanto affermano gli abitanti – a verde di quartiere. Ma ora cambia destino, silenziosamente. Cambia pelle.
“Se togli un’area verde per costruirci un palazzo non è la stessa cosa, e qualcuno prima o poi dovrà pur spiegarcelo”, scrive il Comitato Tufolo-Farina.
LA RICHIESTA DI VERITÀ: IL PARERE TECNICO INDIPENDENTE
Il Comitato non si è limitato alla protesta. Ha formalmente chiesto un parere tecnico all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Crotone, inoltrando il giorno 11 luglio 2025 una documentazione dettagliata per fare chiarezza su una vicenda che appare sempre più opaca.
La richiesta si fonda su una serie di osservazioni di natura tecnica e urbanistica che sollevano dubbi di legittimità e coerenza regolamentare:
Destinazione d’uso originaria dell’area: verde di quartiere, come stabilito da un piano di lottizzazione attuato a suo tempo dal Consorzio Lavoratori Montedison Società Cooperativa AR, che aveva ceduto l’area al Comune come standard urbanistico previsto dalla normativa vigente.
Trasferimento volumetrico ritenuto non legittimo, in quanto la volumetria utilizzata proverrebbe da un’altra superficie fondiaria, non coincidente con l’area oggetto dell’intervento.
Presunta violazione dell’articolo 19, comma 6 del PRG: questo articolo impone che le volumetrie residue vengano recuperate nella stessa superficie dove sono state maturate.
Non edificabilità ai sensi dell’articolo 50, comma 2 del PRG, trattandosi di “tessuto urbano consolidato”, dove non sono consentiti nuovi volumi di questo tipo.
Problematiche di viabilità: l’area è a ridosso della rotatoria del Palakrò e manca di accessi alternativi interni previsti nei piani attuativi, con possibili ripercussioni sulla sicurezza e sulla mobilità locale.
“Abbiamo richiesto all’Ordine un parere tecnico indipendente sui seguenti punti – dichiara Alfonso Gaetano del Comitato – coerenza urbanistica e funzionale dell’intervento, legittimità del trasferimento delle volumetrie, impatto sulla viabilità e sulla vivibilità urbana. Non siamo contrari all’edilizia sociale, anzi, abbiamo anche individuato un’area più funzionale. Ma pretendiamo trasparenza e rispetto delle regole urbanistiche.”
La documentazione inoltrata comprende planimetrie, convenzioni e relazioni tecniche ottenute attraverso l’accesso agli atti.
Un lavoro certosino, fatto da cittadini che non si limitano a dire “no”, ma che pongono domande precise, su basi documentali.
LA COMMISSIONE TRASPARENZA… SENZA TRASPARENZA
Nel frattempo, il Comune di Crotone ha convocato per il 16 luglio una seduta della Commissione Trasparenza, con la presenza del Comitato. Ma anche qui, qualcosa si è rotto.
> “La seduta è stata revocata all’ultimo minuto per un grave lutto che ha colpito il Presidente, al quale va il nostro cordoglio. Tuttavia – denuncia il Comitato – né il vicepresidente, né altri consiglieri si sono presentati per sostituirlo. Un’assenza che sa di fuga dal confronto.”
UNA SCELTA CALATA DALL’ALTO?
Il progetto degli alloggi rientra in un piano di edilizia popolare regionale. Ma la localizzazione fa la differenza, e per i residenti, questa scelta è stata imposta senza confronto né condivisione.
Nessuno contesta il diritto alla casa – ribadiscono – ma il modo in cui si esercita questo diritto non può ledere altri diritti: quelli alla vivibilità, alla sicurezza, alla qualità urbana.
> “Questa non è una guerra tra poveri – chiarisce il Comitato – ma una battaglia per la legalità e il buon governo.”
IL PRECEDENTE PERICOLOSO
Il caso via Israele è emblematico. Se passa l’idea che un’area ceduta come verde di quartiere possa trasformarsi in cantiere con un tratto di penna, senza consultazione, allora nessun quartiere è più al sicuro.
Dietro il silenzio amministrativo, dietro le assenze in Commissione, dietro la cortina della burocrazia, si muovono logiche che sembrano eludere il principio base della pianificazione urbanistica democratica: quello del consenso informato e della trasparenza pubblica.
CHI RAPPRESENTA DAVVERO QUESTA CITTÀ?
L’inchiesta su via Israele racconta qualcosa di più ampio: il disallineamento tra chi amministra e chi abita. Tra chi decide e chi subisce. Se la trasparenza si ferma davanti a una convocazione saltata, se la partecipazione si riduce a una delibera già firmata, allora la democrazia locale è in pericolo.
Questa storia, come tante altre a Crotone, chiede una cosa semplice: ascolto. E una parola oggi quasi dimenticata: condivisione.
Perché ogni città che smette di parlare con i propri cittadini, prima o poi, smette anche di esistere per loro.









