Il grande rimosso di Steccato: si parla di turismo, ma la ‘ndrangheta non esiste?
Fonte: U’Ruccularu
“Steccato merita di più”, dicono. E hanno pure ragione. Ma se il “di più” che il Partito Democratico ha in mente è solo una spiaggia più accessibile, un agriturismo più ordinato o un parcheggio ben asfaltato, allora siamo molto lontani da ciò che serve davvero.
Giovedì 10 luglio, nel cuore del villaggio turistico di Steccato di Cutro, si è tenuta un’iniziativa pubblica del PD che ha raccolto dirigenti, militanti e operatori locali per discutere – così dicono – di “rilancio turistico e dei servizi”.
Ma mentre si parlava di strategie, visioni e promesse per il 2026, un’assenza ha gridato più forte di qualsiasi slogan: il tema della criminalità organizzata non è mai stato affrontato.
TURISMO SENZA LEGALITÀ È MARKETING PER LE COSCHE
Steccato non è un luogo neutro.
Non lo è mai stato.
È, al contrario, una delle aree simbolo dell’intreccio tra economia, territorio e ‘ndrangheta.
I clan che storicamente operano in questa zona – dai Mannolo-Falcone-Zoffreo ai Grande Aracri – non sono folklore criminale: sono soggetti attivi nel controllo del territorio, dell’imprenditoria turistica, delle forniture e persino dei rifiuti.
E questo non è un segreto.
A ricordarcelo, se ce ne fosse bisogno, è il lavoro silenzioso e determinato di Domenico Guarascio, attuale procuratore di Crotone ed ex pm antimafia di Catanzaro.
È lui, già protagonista delle operazioni Thomas, Malapianta, Glicine, ad aver tracciato con chiarezza la mappa della penetrazione mafiosa nelle località balneari del Crotonese.
Inchieste che raccontano appalti truccati, aziende di comodo legate ai clan, ricatti e controllo della forza lavoro stagionale.
Eppure, giovedì, nulla.
Il PD ha scelto di parlare di turismo senza mai evocare il rischio concreto che quei progetti – se non blindati da legalità – diventino nuove mangiatoie per le cosche.
Nessun riferimento alle recenti denunce del procuratore Guarascio sulla penetrazione ‘ndranghetista negli appalti pubblici, sulla “filiera criminale” del cemento, sull’infiltrazione nel ciclo dei rifiuti.
L’ALTRA FACCIA DELLA POLITICA: IL SILENZIO COME COMPLICITÀ?
“Il turismo si costruisce facendo rete”, ha detto uno degli intervenuti.
Bene. Ma se quella rete è la stessa usata dalle cosche per intrecciare interessi, affari e intimidazioni, allora si rischia di costruire castelli di sabbia.
A Steccato – lo ricordiamo – c’è una sentenza di Cassazione che riconosce formalmente l’esistenza della cosca locale Mannolo-Falcone-Zoffreo.
E mentre il PD promette “una proposta concreta per settembre”, la criminalità organizzata continua a fare impresa, a riciclare, a controllare pezzi di società civile e politica.
L’omissione, allora, non è casuale.
È una scelta politica.
È l’ennesima narrazione “light” di una Calabria turistica e “instagrammabile”, dove si fingono neutri i territori, si ignorano le relazioni di potere e si espungono i nodi strutturali.
Ma in questa regione non si fa sviluppo senza affrontare la criminalità organizzata.
E chi non nomina la mafia, quando parla di progetti territoriali, di fatto la legittima.
IL NOSTRO APPELLO
A Leo Barberio, segretario provinciale del PD, a Salvatore Frontera, ai giovani e ai meno giovani del partito: volete davvero costruire la Steccato del 2026? Bene.
Partite da Guarascio.
Partite dai processi.
Partite dal riconoscere che qui, senza legalità, il turismo è solo un’altra illusione.
E non chiamatelo sviluppo.
Chiamatelo per quello che è: acquiescenza.









