Cutro val bene tre aerei: Falcon “privato” per Salvini

(DI GIACOMO SALVINI E PAOLA ZANCA – Il Fatto Quotidiano) – Il brusìo comincia subito, appena finito il Consiglio dei ministri. Sono le 17:39 del 9 marzo, il governo presieduto da Giorgia Meloni è venuto in trasferta a Cutro, il paese della costa calabrese dove una barca carica di migranti ha lasciato sulla spiaggia 91 morti. Su quel naufragio senza soccorsi in mare, ora indaga la Procura di Crotone. Ma la politica, quel giorno, si sente in dovere di “dare un segnale concreto della nostra attenzione”, celebrando un Cdm sul luogo della tragedia.

Una passerella, si è detto. Uno show concluso con la celeberrima conferenza stampa in cui la premier battibecca nervosa con i giornalisti che la accusano di non essersi preparata a dovere. Date sbagliate, errori marchiani nella ricostruzione. Eppure lo spettacolo vero, in quei momenti, va in scena dietro le quinte.

Il brusìo, dicevamo, comincia subito dopo la fine della riunione di governo. I ministri, che sono atterrati a Crotone un paio d’ore prima, hanno già fretta di tornare a casa. Non a Roma, vedremo poi. A casa. Hanno fretta e soprattutto non hanno voglia di aspettare la conferenza stampa che – con sei ministri partecipanti e uno stuolo di cronisti inviati a far domande – rischia di andare per le lunghe. Durerà 75 minuti. Ma i ministri rumoreggiano ancora prima di saperlo. E per il tramite della fidata segretaria della premier, Patrizia Scurti, fanno arrivare il messaggio che è ora di ripartire.

La gestione di una trasferta del genere, come ovvio, non è cosa semplice. Una ventina di membri dell’esecutivo che si spostano contemporaneamente implica un’organizzazione meticolosa, a cominciare dalle questioni che riguardano la sicurezza. Da Roma sono partiti quasi tutti a bordo dell’Airbus di governo. La premier invece li ha raggiunti insieme ai vice, con il Falcon da 16 posti. All’aeroporto di Crotone, la squadra di Palazzo Chigi viene trasportata nel centro di Cutro in minivan. Il corteo presidenziale è già abbastanza folto e i ministri che speravano di viaggiare sulle berlina della scorta personale – almeno tre macchine erano state fatte muovere appositamente per questo – devono accontentarsi, non senza rimostranze, del passaggio di gruppo.

All’arrivo nella sede del comune calabrese, la scorta della presidente del Consiglio resta parcheggiata in piazza Municipio, mentre i pulmini che devono trasportare i ministri vengono fatti spostare in uno spazio adiacente. Tanto, secondo i piani, saranno gli ultimi a partire. Invece, dovranno presto fare manovra per lasciare Cutro e percorrere i 15 minuti in direzione dello scalo Pitagora, dove li attende l’Airbus pronto a decollare un’altra volta, carico dei ministri che ritengono di aver già sufficientemente dato “segnale concreto” della loro attenzione. Elisabetta Casellati, a dire il vero, avrebbe voluto fare almeno il viaggio di ritorno sul più nobile Falcon: si era già seduta in prima fila alla conferenza stampa, disposta perfino ad attendere la fine, quando l’hanno avvertita che la stavano aspettando per ripartire insieme gli altri.

D’altronde, la ministra delle Riforme contava su una certezza: sul Falcon di Meloni, alla fine della conferenza stampa, sarebbe rimasto libero il posto di Matteo Salvini. Già, perché nel frattempo, il ministro delle Infrastrutture, che proprio quel giovedì compie 50 anni, ha fatto spiccare il volo da Roma a un altro Falcon, questa volta da dirottare verso Milano. Vuole tornare subito a casa, Salvini: il giorno dopo ha in programma un weekend con la fidanzata Francesca Verdini, che invece gli ha organizzato a sorpresa una festa – ricorderete il karaoke e la tragica Canzone di Marinella – cui ha invitato mezzo governo. Fatto sta che decide di evitarsi la perdita di tempo di ripassare da Roma per poi risalire lo Stivale. Chiama l’aereo e vola dritto al Nord, non senza dare un passaggio ad altri tre ministri diretti a Milano: Annamaria Bernini, Roberto Calderoli e Giuseppe Valditara.

Sul Falcon con la premier, quindi, restano gli altri ministri che hanno partecipato alla conferenza stampa: Antonio Tajani, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Francesco Lollobrigida e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Non c’è spazio per una parte dello staff, che a quel punto è costretto ad assecondare le volontà del segretario della Lega: i malcapitati salgono sull’aereo chiamato da Salvini, arrivano a Milano e poi tornano a Roma a notte fonda. I loro posti erano sull’Airbus, che però è partito da più di un’ora, per la furia dei ministri. Che a Cutro hanno resistito un centinaio di minuti. Indimenticabili, questo sì.