Anche se nessuno ne parla e tutto sembra ormai finito in cavalleria, vi possiamo assicurare che continua senza sosta il lavoro dei nuovi pm antimafia di Catanzaro sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza, Rende e Castrolibero. Un lavoro enorme e capillare fatto con professionalità e coscienza per non lasciare niente al “caso” dopo una serie di insabbiamenti “mirati” e voluti da chi aveva interesse (ma oggi non ce l’ha più perché passato a miglior vita) a salvare Occhiuto, Manna e gli altri compari.
Ogni virgola pronunciata dai pentiti (e sono tanti!) è stata oggetto di certosine verifiche per arrivare a configurare oggettivi riscontri. A parlare, o meglio, a cantare dopo Foggetti, Bruzzese (e tanti altri), c’è stato anche Daniele Lamanna. L’ultimo pentito in ordine cronologico di quel che resta della mala cosentina, messa all’angolo dalle numerose defezioni di boss e picciotti che hanno scelto la collaborazione al 41 bis.
Altri starebbero “contrattando” con i pm la loro resa. Ma non tutti possono accedere al programma perché per essere accettati, così come dice la Legge, bisogna raccontare, rispetto a ciò che altri hanno già detto, “reati inediti”, cioè: raccontare episodi criminali che gli altri pentiti non hanno raccontato.
Ecco perché i pm accettano solo pezzotti, perché di gregari pentiti che gli raccontano omicidi, rapine, strozzo, tangenti, droga, ne hanno quanti ne vogliono. Quello che serve ai magistrati sono personaggi di caratura criminale che direttamente o indirettamente hanno avuto a che fare con politici corrotti e servitori dello stato infedeli.
E Daniele Lamanna, insieme ad un altro il cui nome rimane ancora top secret, sono i tipi giusti per parlare di questo. Perché, come tutti i cosentini sanno, era lui che insieme a Bruzzese intratteneva rapporti con i candidati a sindaco durante le elezioni amministrative a Cosenza del 2011.
Dunque, Lamanna viene ammesso al programma pentiti solo ed esclusivamente per raccontare questi intrallazzi. Infatti, Daniele, da anni ormai riempie verbali che confermano le tesi e corroborano le prove fin qui trovate dai pm sull’inquinamento mafioso di quelle elezioni.
Spiega il perché di quel suo adoperarsi a favore di Occhiuto, minacciando direttamente tutti coloro che con l’ex sindaco avevano “problemi”. Il piano della cosca era semplice: prendersi la città, Comune compreso. Fare come aveva fatto Ettaruzzu in altri luoghi: Rende, Acri, Marano, e chissà quanti altri paesi, dove la cosca governava a pieno titolo ogni tipo di appalto o affidamento diretto. Ed è per questo che Daniele Lamanna diventa una sorta di jolly per i PM antimafia.
Perché è stato proprio lui in prima persona a tenere contatti con l’ex amministrazione Occhiuto. Tutto sotto la supervisione di Bruzzese, interlocutore preferito di Potestio, con il quale conversava telefonicamente su questo o su quell’appalto.

Erano i tempi in cui la cosca si sentiva invincibile, intoccabile. Una sensazione avallata anche dall’impunità garantita dal silenzio e dalle copertura della procura di cui Occhiuto era il garante. Un’egemonia criminale quasi totale in città che la cosca aveva conquistato sul campo con inaudita violenza affermando la sua supremazia militare.
Al punto che, nonostante il patto di non belligeranza con la cosca Lanzino, non ebbe remore nel “richiamare” all’ordine, più di una volta, anche un outsider come Francesco Patitucci, che a dire di Bruzzese ultimamente si muoveva per i fatti suoi, senza dar conto a nessuno. Infatti il Bruzzese, dopo essersi consultato con gli altri pezzotti della cosca degli zingari, racconta di aver dato mandato ai suoi sodali di dare una “sistemata” al Patitucci che non ne voleva sapere di rientrare nei ranghi. E così fu.

(foto Cn24tv)
Patitucci venne avvicinato da un gruppo di zingari che dopo averlo zinzuliato gli lanciò un ultimatum. O ti adegui e rimetti le cose a posto, oppure per te sono guai. Queste cose, a scanso di altri equivoci, a dirle è Bruzzese, non io. Cosa che evidentemente destò un serio allarme nel Patitucci, rimasto solo in città, dopo i numerosi arresti e retate della DDA a Cosenza. Troppo pochi per dar vita ad una nuova guerra di mafia tra italiani e zingari. Cosa che in quel momento non conveniva a nessuno, visto il clima. Ma, per sua fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, arrivò l’arresto di Patitucci, e la cosa si è chiusa lì.
Sono tante le narrazioni di Daniele Lamanna, che senza sosta racconta tutto ciò di cui è a conoscenza direttamente e indirettamente. Spiega tutto senza tralasciare particolare e dettagli che accrescono la sua credibilità. Racconta per filo e per segno, ad esempio, come funzionava l’attacchinaggio a Cosenza. Chi poteva attaccare manifesti e chi no. Quali bisogna coprire e quali no. Un modo per controllare anche la comunicazione oltre che il voto.
Ma di esempi ne fa altri, Lamanna, dalle cooperative ai subappalti nei cantieri dei lavori pubblici della città. Non c’è scampo per chi ha avuto a che fare con lui, o meglio con loro.
Va anche oltre le comunali del 2011 a Cosenza, Daniele, fornendo ai magistrati dichiarazioni che attestano un diretto coinvolgimento del clan nelle regionali del 2014. Un nuovo capitolo che contiene anche importanti dichiarazioni sulle primarie farlocche del PD che portarono alla vittoria di Oliverio.
E qui, oltre che Occhiuto, iniziano a tremare anche quei marpioni del Pd che nel 2014 furono i vincitori. Pare abbia fornito ai magistrati indicazioni utili anche per queste elezioni, con tanto di nomi e cognomi di politici del Pd coinvolti, ed ora sono cavoli amari anche per loro.
Un quadro, quello che emerge da questa inchiesta, che si fa sempre più fosco ed inquietante, dove nessuno o quasi risulta immune all’intrallazzo politico/mafioso.
Insomma, il sistema Cosenza non è certo un’invenzione giornalistica ma un dato concreto che viene fuori da una seria e concreta investigazione. E che nessun altro accordo dietro le quinte potrà fermare dopo quelli che hanno già bloccato Gratteri e i suoi pm dal 2016 in poi lasciando Cosenza in mano al superclan della massomafia per altri cinque lunghissimi e interminabili anni.
GdD