De Magistris e Tansi travolti dal “vortice Calabria” (di Sandro Pezzi)

di Sandro Pezzi

È fatta, finalmente si cambia!
È la prima cosa che ho pensato quando Tansi e De Magistris si sono dati la mano.
Per me e per tanti altri è stato un momento emozionante.
In quella unione vedevo la nascita di un forte movimento civico che poteva favorire l’ingresso, all’interno della regione, di Tansi e De Magistris.

Sarebbe stato l’inizio di un nuovo ed entusiasmante progetto politico.
Un progetto potenzialmente capace di entrare anche nel consiglio comunale di Cosenza.
Un progetto politico che raccoglieva la fiducia non solo di chi, alle scorse elezioni regionali, aveva votato in massa il movimento di Tansi (che addirittura nell’area urbana cosentina a aveva sfiorato il 22% di preferenza) ma anche di quelle persone che riponevano speranze in De Magistris.

Una coalizione che avrebbe potuto raccogliere facilmente il consenso della Calabria demoralizzata ma non rassegnata.
Ed invece il “vortice Calabria” ha inghiottito i due.
I personalismi hanno fatto a pugni e a pagarne le conseguenze siamo stati noi.
Rotto il tandem, i due leader hanno trascorso mesi e mesi a farsi la guerra con il lasciapassare degli avversari che di quella guerra hanno sempre goduto.
Una escalation di insulti, torte in faccia e pasticcini, sberle agli elettori che osservavano quel teatrino.

La rottura del tandem ha visto scivolare via via le speranze di tantissimi.
Una rottura a danno di quei calabresi che speravano in una nuova alternativa politica che finalmente poteva partire dal basso.
Rotto il tandem, il risultato era ormai scritto. Nessuno dei due sarebbe entrato in Consiglio Regionale.
Come poteva Tansi immaginare di avere lo stesso consenso elettorale schierandosi con chi ha sempre denigrato?
Perché De Magistris non si è candidato nelle sue liste pur sapendo che il terzo candidato a presidente non ha accesso in Consiglio?
Ha forse ipotizzato di arrivare secondo o addirittura primo in una Regione dove il voto è controllato?

Bastava guardare i risultati dell’anno scorso o di tutte le altre tornate elettorali.
Oggi i due leader piuttosto che analizzare gli errori, cercano di addossare le responsabilità di questa Caporetto ai tanti Calabresi astenuti o a chi ha votato altro, additandoli come dei sudditi senza alcuna voglia di riscatto.
E così siamo costretti ad assistere alla cerimonia della ipocrisia.
La verità è solo una. Si sono lasciati travolgere (per non dire “ntortati” alla cosentina) dal “vortice Calabria” che li ha spinti a rincorrere una poltrona nel nulla.
Attribuire la responsabilità a noi Calabresi é l’ulteriore errore che chiude, con amarezza, questa elezione regionale.