Di destra sarà lei (di Marco Travaglio)

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – L’ultima fesseria è che “l’Italia è sempre stata di destra”. Lo ripetono quelli di destra, affinché l’opposizione si rassegni, e quelli di sinistra che poi danno la colpa a Conte perché non si allea col Pd (che ha scomunicato Conte dando retta a quelli che vogliono Conte suo alleato, ma solo il giorno delle elezioni): ma se l’Italia è di destra, cosa cambia se gli altri si alleano o si dividono? La verità è che negli ultimi 30 anni la maggioranza ha votato quasi sempre contro le destre, che infatti non hanno mai superato il 50%, neppure quando stravincevano le elezioni (2001 e 2008).

Vediamo i voti proporzionali alla Camera. 1994: Polo B.-Fini-Bossi-Casini 42,8%, Progressisti 34,3 e Patto Segni-Ppi 15,7. 1996: Ulivo 43,3, Polo 42, Lega 10. 2001: Casa delle Libertà 49,5 e Ulivo 35,4 (ma con Rifondazione e Idv separate al 5 e al 3,8). 2006: Unione 49,8 e Cdl 49,7. 2008: Popolo delle Libertà+Lega 46,8, Pd-Idv 37,5, Udc 5,6 e Sinistra Arcobaleno 3,1. 2013: Pd-Sel 29,5, Destre 29,1, 5Stelle 25,5 e Centro Monti-Fini-Casini 10,5 (senza contare il 2,2 di Rivoluzione civile). 2018: Destre 37, 5Stelle 32,6, Pd-Più Europa 22,8 (senza contare il 3,3 di LeU). 2022: Destre 43,7, Progressisti 26,1, 5Stelle 15,4 e Azione-Iv 7,9.

Ricapitolando: nel 1994 B. andò al governo sebbene i votanti che non lo volevano fossero più di quanti lo volevano, infatti non ebbe la maggioranza in Senato e dovette fare shopping fra i centristi; nel 2001 tornò con la maggioranza relativa (ma non assoluta) dei votanti; nel 2008 fece il terzo governo con metà dei votanti pro e metà contro; ora la Meloni governa contro la maggioranza dei votanti, che le ha preferito i tre poli d’opposizione. Nell’ultimo decennio, con l’avvento dei 5Stelle, la destra è sempre stata lontanissima anche dalla maggioranza relativa. Ma la scelta degli elettori s’è spostata dal finto asse destra-sinistra al vero asse nuovo-vecchio. Nel 2013, se il Pd di Bersani avesse accettato la proposta di Grillo “Votiamo Rodotà al Quirinale e governiamo insieme”, l’alleanza giallo-rosa ante litteram avrebbe unito M5S (25,5), Pd (25,4) e Sel (3,2): il 54,1% dei votanti. E ci avrebbe risparmiato il governo Letta con B., quattro anni di renzismo e altre catastrofi. Invece Napolitano si fece rieleggere per stoppare Rodotà, mandare all’opposizione i vincitori e al governo gli sconfitti. La scena si ripeté nel 2018, quando Renzi respinse la proposta di Di Maio di unire il primo, il secondo e il sesto partito (M5S 32,6, Pd 18,8, LeU 3,3), cioè il 54,7 dei votanti, contro le destre arrivate terza, quarta e quinta (Lega 17,3, FI 14, FdI 4,3). L’accordo arrivò nel 2019 col Conte-2 e funzionò così bene che Renzi lo abbatté. Casomai qualcuno non avesse ancora capito perché governa la destra.