Diamante, Don Magorno e le cartelle pazze: chi paga tre volte e chi mai (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

La Corte dei Conti conferma una situazione che si denuncia da tempo. Ovvero i dubbi e la mancanza di chiarezza per quanto riguarda i conti dei piccoli comuni, ma sappiamo che è grazie a questo che si regge il sistema di privilegi.

Il meccanismo è chiaro e raccontato e documentato più volte. Si fa una finanza allegra tra le voci attive e passive, considerando attivi anche debiti ancora da riscuotere e difficilmente esigibili. Tutto è possibile grazie a una mancanza di informazione nei registri. Una confusione che fa comodo, un caos controllato.

In altri articoli abbiamo raccontato la situazione di Scalea, una vicenda del tutto particolare per i risvolti, ma non dissimile nei meccanismi a quella di Belvedere e perfino di Cosenza sulla quale la Corte è già intervenuta. Oltre a tutto questo però ci sono arrivate importanti segnalazioni anche per quanto riguarda i comuni di San Nicola Arcella e di Diamante. Per il primo è stata la stessa minoranza a denunciare conti che sarebbero falsificati, mentre per quanto riguarda Diamante si registra una situazione comune ai cittadini. Le cartelle pazze. Situazioni che stridono con il racconto di isole felici e prospere che i due sindaci (Mele e Magorno), fanno delle loro splendide comunità. E che stridono ancor di più con le spese pubblicitarie sostenute da questi comuni.

Chi paga due o tre volte e chi mai. E chi si trova impelagato in questi problemi è costretto a chiedere aiuto se non vuole essere strozzato dalla burocrazia. Nel migliore dei casi agli uffici nominati dagli amministratori nel peggiore, quando è tardi, tra usurai e criminali. Il circuito debitori e creditori ingabbia il nostro territorio e quando salta, saltano con lui auto e attività. Nei fatti si crea una situazione grigia di sottomissione e ricatto. Ma ancor peggio, si crea l’impossibilità per un cittadino moroso di candidarsi ad esempio se lo volesse. Un’ipoteca sulla propria attività e anche sulla democrazia.

Ci si è anche chiesto come mai questi comuni continuano a ricevere prestiti da parte delle tesorerie (che si trovano presso le Banche di credito cooperativo locale) nonostante queste situazioni e ci si è trovati anche qui in un grigiore di reti di conoscenze e vicinanze tra amministratori e correntisti. A questo punto è lecito il dubbio: sono privilegi voluti o derivanti dalla scarsa chiarezza e capacità? Quale delle due risposte è più rassicurante per un cittadino è difficile dirlo.

I cittadini, dalla loro, dovrebbero esigere più chiarezza e far valere i loro diritti, fare ricorsi. Esigere quello che è un diritto e non chiederlo come fosse un favore. Il risultato altrimenti sarà avere comuni sempre più indebitati con la conseguente carenza di servizi (è la situazione disastrosa di Cosenza dove sono state sospese servizi mensa e altro) e privati sempre più facoltosi che in virtù delle loro donazioni e dei loro prestiti divengono padroni della comunità.

C’è da dire che l’introduzione di normative europee più rigide ha reso questi giochi, questi trucchetti, più complessi e quindi molte situazioni stanno venendo alla luce, molte operazioni saltano e con esse gli accorsi sottesi. Gli amministratori lo sanno, è bene che lo sappiano anche i cittadini.