Diversità a Cosenza, nulla è come appare (di Laura De Franco)

Se affronti certi discorsi, non puoi non essere che un elefante in una cristalleria.

Qualsiasi cosa tu dica è sempre facilissimo urtare e provocare crepe, ma ci proviamo lo stesso perché riteniamo che la necessità sia più forte della difficoltà.

Vogliamo scrivere qualcosa sulla fantomatica realtà della diversità. Oggi noi non ne celebriamo una. Perché tra le diversità non facciamo differenze. Ci interessa chiunque.

Gay, persone con difficoltà motorie o psichiche, stranieri, barboni. Chiunque tu sia purché tu sia sufficientemente altro. Noi, nel dettaglio, vogliamo sapere come si vive nella città di Cosenza se sei diverso.

Partiamo dal presupposto che a noi essere diversi non dispiace, anzi c’è una forma di goduria. Un piacere intrinseco che poi si manifesta nelle nostre scelte. Qualcuno direbbe obbligate. A volte sì. Altre volte no. Ma una volta che percepisci cosa ti appartiene, riesci a capire esattamente qual è il contrario di te e una volta riconosciuto non lo pratichi.

Essere diversi però presuppone un esercizio e in quanto tale è costante e necessario. Chi è veramente diverso non si piange addosso, ripudia il vittimismo, allontana il paternalismo e prende le distanze dai luoghi comuni. Sfugge le strumentalizzazioni e la facile seduzione delle lacrime. Insomma, non è diverso per dare sfogo in altro modo al narcisismo. Ma lo è per natura.

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Ma non scivoliamo tra i cristalli e torniamo nella nostra città con il suo ambiente falso borghese. Già, si sa, siamo poveri ma facciamo i ricchi, eppure da noi, il diverso non affascina neanche quella sinistra cosentina che si è sempre mossa in una spasmodica ricerca di alternative. Alternative inesistenti quanto fittizie di fatto.

A Cosenza il diverso non è che non piace, diciamo piuttosto che non interessa nella profondità e nella durata. Cosenza è una città furba per cultura, allora il diverso è solo un’opportunità. Lo è stato per i centri di riabilitazione, per le cliniche lager, lo è stato per alcune aggregazioni pseudoumanitarie, lo è ancora per la politica che si fa il giro delle associazioni, delle case dei genitori di figli diversi per racimolare il voto, lo è per chi tira fuori i jolly in lista…

Insomma, a Cosenza si pensa ancora che col potere si possa trovare un proprio beneficio. Un particolare beneficio. La nostra città non ha mai manifestato una cultura inclusiva vera, tranne che per alcuni gruppi di persone che si rimboccano le maniche e qualche schiaffone lo tirano in faccia, ad amministratori, medici e ai poveracci d’animo.

Per il resto il tempo a Cosenza si ferma al due aprile, al 21 marzo, a qualche altra giornata stabilita per incensarsi e si ferma soprattutto alle elezioni. Il tempo a Cosenza si ferma anche e soprattutto per tutti quelli che pensando di trovare qualcosa di diverso in queste righe si sono imbattuti ancora una volta in nulla di diverso.

Ma sappiatelo, Cosenza non ha niente di diverso. Non può averlo perché Cosenza non vuole essere diversa.

Laura De Franco