Dopo il delirio di Bossi i calabresi aspettano le scuse di Invernizzi e Salvini

Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 10 04 2012 Bergamo cronaca manifestazione "Orgoglio leghista" alla Fiera di Bergamo nella foto: Umberto Bossi Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 10 04 2012 Bergamo "Orgoglio leghista" demonstration in the photo: Umberto Bossi

Del tamarro lombardo l’unica nota “degna” di menzione sulla sua attività politica, in oltre 15 anni di “carriera”, che gli assegna Google quando digiti Cristian Invernizzi Lega, oltre al classico profilo, nel suo caso molto scarno di Wikipedia, è quella di aver vinto il concorso, nel 2018, della “bouvette” come sex symbol di Montecitorio. Altro sulla sua attività politica pregressa non c’è. Provate. In 15 anni di politica, e al secondo mandato alla camera, il tamarro della bassa lombarda, l’unica cosa che è riuscito a fare è stata quella di sfilare nei lunghi corridoi dei palazzi del potere, atteggiandosi a gigolò. Una sorta di “modello” della politica, molto apprezzato dalle deputate ultra sessantenni di tutti gli schieramenti. Un farfallone di montagna che si crede il Richard Gere de noantri. È convinto che nessuno può resistere al suo fascino che insistentemente sfodera, con quel sorriso un po’ da ebete, ad ogni occasione utile sicuro di far colpo su chiunque. Il tipico gradasso di paese che si vanta delle “tacche” impresse sul manico del suo fucile, con gli amici all’osteria.

Ed è proprio questa sua qualità, anche perché non se ne riscontrano altre, che ha convinto Salvini a mandarlo giù in Calabria, dove Invernizzi si è dato da fare, investendo il suo prezioso tempo alla ricerca di nuove conquiste. Del resto, ha pensato Salvini, per la Calabria, non serve un grande statista, va bene anche un Peter (l’amico di Heidi) qualsiasi. L’importante che sia fedele come un cagnolino. Tanto i calabresi non capiscono un cazzo: cumu i cuanzi stannu!

Da quando è sceso giù dalla montagna per venire in Calabria, si dice che la cosa che più di tutte lo ha stupito è stato il mare, che evidentemente non aveva mai visto. Abituato com’è a vivere nella bassa lombarda, tra vacche, pecore, capre e maiali. Si è talmente innamorato del mare che ogni volta che viene in Calabria vuole sempre una camera con vista Mar Ionio. Non si capacità della grandezza del Mare. Un sempliciotto di montagna che ricorda molto Artemio (Renato Pozzetto nel film “Ragazzo di campagna”) che dalla campagna va a vivere nella grande città di Milano: spaesato, confuso, ma allo stesso tempo meravigliato, incantato, affascinato.

Avremmo voluto, oltre a questo, criticare Invernizzi anche politicamente, ma credeteci non c’è traccia di qualsivoglia attività politica a lui riconducibile. Non ha mai fatto niente se non porsi da galletto, tipo leghista alticcio alla sagra del proprio paese, sempre in cerca di becchime da beccare. Su Invernizzi l’unica cosa che si può dire politicamente è che prima di diventare un lecchino salviniano, è stato un fervente adoratore della famiglia Bossi. Uno che la pensa, anche oggi, esattamente come Bossi. Odia i meridionali, e per anni, il tamarro non ha fatto altro che ripetere gli orribili slogan contro i meridionali che la malata logica razzista leghista ha prodotto in tutti questi anni. Infatti né lui né Salvini hanno preso le distanze dall’orribile affermazione di ieri di Bossi al congresso della Lega: “Se non aiutiamo i meridionali a casa loro, straripano e vengono qui come gli africani”.

Segno evidente che la pensano come Bossi. Tant’è che all’oggi nessuno dei due è corso ai microfoni di qualche Tv per scusarsi con tutti i meridionali. Nonostante la gravità dell’offesa.

Se così non è, tutti noi calabresi, e tutti gli abitanti del sud, restiamo in attesa delle loro scuse. L’occasione potrebbe presentarsi, per Invernizzi, domani alla presentazione “dell’orribile che avanza”, ovvero la Santelli candida del centrodestra alla guida della regione Calabria. Prima di presentare “la disgrazia che avanza” potrebbe chiedere scusa ai calabresi e prendere le distanze dall’affermazione di Bossi. Lo farà? Aspettiamo. Noi pensiamo di no!