Il dottor Gratteri è un ignorante. In materia si intende. Precisamente in botanica.
Perché non sa che la marijuana cresce insieme e come il pomodoro. Senza copiare ed incollare dai testi ufficiali di botanica per spiegare cos’è la cannabis, chiunque attraverso internet può trovare tutto il materiale certificato che gli serve, andiamo direttamente al sodo per capire dove risiede l’ignoranza, su questa materia, del dottor Gratteri. Partendo proprio dalle sue ragioni del no alla legalizzazione delle droghe leggere. Che più che una argomentazione, la sua, basata su dati oggettivi e scientifici, pare essere un no di matrice ideologica. Tipico di una cultura politica fascio/clericale. Il dottor Gratteri sostiene il suo no alla legalizzazione delle droghe leggere attraverso tre concetti. Vediamoli.
Il primo: dice che una democrazia compiuta non può accettare l’uso libero di sostanze dannose per la salute dei cittadini. E aggiunge: se così fosse, questo sarebbe immorale.
Dunque, per il dottor Gratteri, il compito di uno stato a democrazia compiuta come il nostro, deve essere quello di vietare ogni tipo di sostanza dannosa per la salute dei cittadini. Ma gli chiedo, chi stabilisce cosa è dannoso? Forse il Consiglio Superiore di Sanità? Lo stesso i cui membri vengono nominati dal Ministro della Salute? Quelli che si adeguano e si piegano ai voleri della grandi case farmaceutiche? Le stesse che “invogliano” i medici di base a prescrivere tutto il prescrivibile, anche quando non ce n’è bisogno?
E poi, che dire dell’alcool, del tabagismo, dell’uso massiccio che milioni e milioni di italiani fanno dei psicofarmaci. Forse che questi non sono dannosi? Quanto abuso c’è in Italia, nell’uso dei psicofarmaci? Tantissimo. E se a questo aggiungiamo tutte le schifezze e le sostanze dannose che ingeriamo tutti i giorni, attraverso un cibo oramai “adulterato per legge”, il dottor Gratteri mi dovrebbe spiegare chi ci tutela da queste sostanze?
Perché non fa la voce grossa anche su questo? Senza contare, non per ultimo, l’inquinamento dell’acqua e dell’aria che respiriamo. Che facciamo? Queste cose le mettiamo da parte?
Caro dottor Gratteri, lei è un ignorante perché quando indica la cannabis come sostanza dannosa non tiene conto che anche in Italia è stato autorizzato l’uso terapeutico dei derivati della stessa. Derivati capaci di curare molte malattie. Dunque, fa del bene a molti malati, ragion per cui non può essere dannosa. Oppure lei pensa di poter sconfessare i comitati scientifici che hanno stabilito questo?
Definire poi, immorale, l’uso di un potenziale farmaco curativo ad un malato, è quanto di più aberrante si possa sentire. Forse che nazioni come gli Stati Uniti d’America, la Spagna, l’Olanda, la Svizzera e tantissimi altri, sono per il dottor Gratteri stati immorali?
Il secondo: su questo “concetto” l’ignoranza del dottor Gratteri rasenta il ridicolo. Sostiene, a suo dire dopo aver ascoltato tanti tossicodipendenti all’interno di comunità di recupero, che il primo passo verso la tossicodipendenza sono gli spinelli. Questo concetto era in “voga” negli anni 80/90, e oggi tutti sanno che è una discussione ampiamente superata, scientificamente, a livello planetario.
Nessun scienziato può sostenere più questo passaggio. Perché come dicono importanti studiosi della materia l’uso di droghe è legato ad un fattore prettamente soggettivo. E non oggettivo. Cioè a dire: ognuno “sceglie” la droga in base al proprio carattere, alla propria emotività, ai propri stati d’animo (ovviamente taglio con l’accetta).
Ad esempio: c’è chi fumando va in paranoia, ma vuole a tutti i costi, per ragioni del tutto personali (appunto!), “sfuggire alla propria realtà”, e quindi si rivolgerà ad un’altra sostanza, magari più dannosa, ma efficace dal punto di vista della “fuga”.
Io personalmente sono 35 anni che fumo spinelli e non mi sono fatto mai una pera o una sniffata. E come me, ce ne sono milioni di milioni in Italia. Oggi, solo gli ignoranti sostengono ancora questo concetto. Non è un caso che il dottor Gratteri citi le comunità di recupero che come sappiamo, nella stragrande maggioranza, sono gestiste dal clero. Che insieme alla malavita è l’unico a guadagnarci. Al clero conviene che si mantenga il proibizionismo, e si continui a parlare di tossicodipendenze, perché riceve denaro dallo stato per mantenere queste strutture. Che come dicono le statistiche non funzionano. Il settanta per cento di chi esce dalle comunità ritorna a drogarsi. E i preti ringraziano perché incassano. Definire la cannabis una droga che porta dipendenza, è veramente la negazione della scienza.
Il terzo: l’ultimo concetto è quello più astruso. Dove è veramente difficile trovare una logica. Il dottor Gratteri sostiene che non conviene allo stato coltivare la cannabis perché poi, a conti fatti, non potrebbe metterla sul mercato a meno 12 euro al grammo. Mentre la ‘ndrangheta la mette sul mercato a 3/5 euro.
Dunque, semmai fosse legalizzata, noi drogati, continueremo a comprarla, per convenienza economica, dalla malavita. E meno male che Gratteri è un esperto di narcotraffico. Pensa se non lo era.
Forse Gratteri non sa che una “storia di piazza”, di puzzone, cioè l’hashish prodotto dal “Sistema”, di pessima qualità (trattato con paraffina , piombo, e ogni schifezza possibile) costa già 10 euro al grammo. Questo hashish, che invade tutto il sud e gran parte del nord Italia, e per quanto è schifoso viene definito “puzzone”, generalmente costa al clan che lo compra un euro e cinquanta al grammo. Che lo rivendono in un secondo passaggio ai “pusher” a 3 al grammo. Una panetta di 100 grammi costa 300 euro.
Sulla piazza se acquisti a grammi, il consumatore lo può trovare a 5/6 euro al grammo. Ma se compri una “dieci” ti danno poco più di un grammo. Dunque, per un fumo di scarsissima qualità la malavita spende uno e cinquanta e incassa il doppio. Un mare di denaro, altro che spiccioli.
Se tutti i fumatori facessero “outing”, il dottor Gratteri si accorgerebbe che questo mercato, solo nella città di Cosenza, vale 200.000 euro al mese. A Cosenza piollano tutti, per fare un esempio. Moltiplicatelo per tutte le città e i paesi d’Italia, e vediamo se si tratta di spiccioli.
Quello che non torna, e che non sa il dottor Gratteri quando fa questo ragionamento, è che di fatto già sul mercato clandestino, per un’erba di buona qualità si possono spendere 10/12 euro al grammo. Proprio perché clandestina e fatta spesso in serra. E poi se la gente si compra il puzzone a 6 euro, vuoi che non acquisti, se ne avesse la possibilità, un prodotto migliore per pochi euro in più? Che è quello che molti consumatori già fanno: si sbattono per trovare buone qualità. E i prezzi sono più o meno quelli che ho già detto 10/12 euro al grammo, mercato clandestino.
Dunque, questo suo esempio non lo capisco. Se io avessi la possibilità li darei allo stato i soldi e non certo alle organizzazioni criminali. Ma quello che mi preme far capire a Gratteri, è che la cannabis è un vegetale come il pomodoro. E per dirla alla contadina, è una pianta plebea. Un’infestante. Cresce da sola, non ha bisogno di cure.
Riesce a trovarsi i nutrienti da sola sottraendoli a tutto ciò che gli cresce vicino. Ha bisogno solo del clima giusto e di acqua, e la Calabria è proprio il suo habitat naturale. E’ chiaro che se produci in serra lievitano i costi ma se stai, come per il pomodoro, al ritmo delle stagioni, i costi sono quasi inesistenti.
Lo saprà pure Gratteri che se compri i pomodori a Natale li paghi anche a 4 euro al chilo. Ma se li compri a luglio, o ad agosto li paghi meno di un euro al chilo. Noi abbiamo la fortuna di una terra che si presta a questa produzione. E per coltivarla non abbiamo bisogno di serre, additivi, nutrienti, insetticidi, o altro. Infatti, eravamo famosi nel mondo per la nostra Rossa calabrese.
La Rossa deriva da un’Afghana naturalizzata in Calabria, dopo il trafugamento dei semi dal Regio Orto Botanico di Napoli che venne radicata ampiamente su tutto il territorio. Grazie alla sua lunga storia geologica e alle differenti zone micro-climatiche create dalle valli calabresi dette serre, che negli anni hanno regalato prodotti unici al mondo come il bergamotto e il cedro e dove è possibile trovare la neve anche ad agosto, è stato possibile che tale ceppo si modificasse dando vita alle leggendarie Rosse Calabresi. Una miniera d’oro per la regione e lo stato.
In chiusura Gratteri lascia aperta uno spiraglio al suo no. Dice che se proprio dobbiamo parlarne che lo si faccia con competenza. Appunto! Quella che manca a lui su questo argomento.
GdD