È Elsa Meloni: peggiorata ancora la legge Fornero. Slitta l’età della pensione

È Elsa Meloni: peggiorata ancora la legge Fornero. Slitta l’età della pensione

DI CARLO DI FOGGIA

FONTE: IL FATTO QUOTIDIANO

il governo Meloni peggiora ancora la condizione dei futuri pensionati: nell’emendamento depositato ieri alla legge di Bilancio – in discussione al Senato – ha infatti introdotto un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile. Questo colpirà, dal 2032 in poi, tutti quelli che vorranno andare in pensione “anticipata”, cioè con il requisito dell’anzianità e non dell’età anagrafica. L’inasprimento avviene con il subdolo meccanismo delle finestre, che aumentano di un mese nel 2032, poi di due mesi nel 2034 e di tre mesi nel 2035. Risultato: secondo la Cgil, saranno necessari 43 anni e nove mesi per lasciare il lavoro nel 2035.

Ma c’è pure di peggio: lo stesso emendamento prevede una clamorosa beffa per chi ha riscattato (a pagamento) gli anni universitari. Per loro, infatti, una parte di questi anni non potrà più valere ai fini del raggiungimento del requisito per la pensione anticipata. In pratica, saranno tagliati sei mesi per chi vorrà maturare il requisito nel 2031, che poi diventeranno dodici mesi nel 2032, 18 mesi nel 2033, 24 mesi nel 2034 e 30 mesi nel 2035.

In pratica, immaginiamo un laureato che abbia riscattato tutti gli anni universitari e, anche grazie a questi, oggi ha l’aspettativa di raggiungere nel 2035 i 43 anni e 6 mesi necessari dall’attuale normativa (comprensiva dei futuri scatti per l’aspettativa di vita). A causa di questa stangata del governo, dovrà invece rimandare la pensione di ben 33 mesi, cioè i 30 sommati al riscatto e la finestra di tre mesi per tutti, arrivando quindi a 46 anni e 3 mesi. Per come è scritto l’emendamento governativo, la norma sembra essere retroattiva, cioè sembra applicarsi anche a chi ha già pagato il riscatto della laurea e non solo a chi lo farà dopo l’entrata in vigore.

Quindi un cambio delle regole a partita in corso.“Una misura retroattiva e con evidenti profili di incostituzionalità –commenta Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil –. I contributi regolarmente pagati non produrranno più pieni effetti previdenziali ai fini dell’accesso alla pensione anticipata. Per la sindacalista è “una rottura gravissima del principio di affidamento, che colpisce soprattutto i lavoratori più giovani, chi ha carriere medio-alte con ingresso tardivo nel mercato del lavoro”.

I RISPARMI per le casse pubbliche garantiti da queste due Manovre saranno soprattutto dovuti alla misura generalizzata che allunga fino a tre mesi in più le finestre di uscita: nel 2035 il saldo positivo per lo Stato sarà di 1,4 miliardi. La stretta sui riscatti porterà invece 561 milioni sempre nel 2035. Quindi, ancora una volta, il governo Meloni fa il contrario di quanto promesso agli elettori nel 2022, prima delle vittoriose elezioni. La Lega prometteva di cancellare definitivamente la legge Fornero, il pensionamento per tutti con 41 anni di contributi, a qualsiasi età. Fratelli d’Italia era solo un po’ più cauto, ma parlava di flessibilità in uscita e blocco dell’adeguamento all ’aspettativa di vita. Forza Italia si concentrava come al solito sull’aumento delle minime.

Una volta al governo, il centrodestra ha fatto l’e satto contrario, inasprendo la legge Fornero e, in generale, le norme per andare in pensione.
Soprattutto nella legge di Bilancio del 2024, quando ha innalzato il requisito per andare a 64 anni in pensione contributiva: prima bisognava aver maturato un assegno minimo di circa 1.400 euro, ora è passato a circa 1.600 euro. Ancora, sempre due anni fa sono state tagliate sensibilmente le future pensioni di sanitari, funzionari degli enti locali e insegnanti d’asilo.

Una sforbiciata che vale, per qualcuno, anche centinaia di euro in meno al mese, perché è stato rivisto in peggio il meccanismo di calcolo della parte retributiva dell’assegno. Inoltre, il governo Meloni ha prima reso meno convenienti Quota 103 (per cui ha previsto il ricalcolo totalmente contributivo, praticamente il 30% in meno) e Opzione Donna (per cui ha aggravato i requisiti) e poi, con l’ultima Manovra, non li ha rinnovati. In buona sostanza, il governo Meloni non ha introdotto Quota 41 e ha reso molto più severa la legge Fornero. E non ha nemmeno cancellato il meccanismo dell’adeguamento all’aspettativa di vita che colpirà nel 2027. Inizialmente era previsto lo scatto di tre mesi; la Manovra lo ha ridotto a un mese, ma solo per il 2027; nel 2028 arriverà l’innalzamento a tre mesi previsto per tutti tranne che per i (pochi) che svolgono lavori contenuti nell ’elenco dei gravosi.