E’ morto Roberto Ranzani, il diesse della storica promozione del Cosenza in Serie B

Roberto Ranzani

E’ morto Roberto Ranzani, un pezzo importantissimo della storia recente del Cosenza. Aveva 74 anni ed era malato da tempo. 

La notizia è arrivata da poco dalla sua Ferrara e ha lasciato sinceramente commossi migliaia di tifosi del Cosenza Calcio.

Ranzani, direttore sportivo di grandissimo spessore, ha legato il suo nome ai colori rossoblù in due fantastiche avventure. La prima nel 1979, quando aveva smesso di giocare da poco ed era stato chiamato a Cosenza dal presidente Elio Spadafora, che stava allestendo una “corazzata” per ritornare in Serie C1. E vinse al primo colpo insieme a Nedo Sonetti.

Era l’anno del “Magico Cosenza”, di “Motorino” Perrotta, del capitano Ranieri, di Walter Tucci, Giancarlo D’Astoli e Battista Missiroli che venivano dalla Morrone, di Giampiero Rocco e Sergio Reggiani, Battista Rappa, Enrico Lattuada, Pierantonio Tortelli e Walter Berardi. 

Andò via subito dopo per la grave malattia di don Elio Spadafora ma tornò presto, nel 1984, chiamato dal presidente Vincenzo Morelli e da Tonino Parise e creò i presupposti, con una accurata programmazione, per la storica promozione in Serie B del 1987-88 quando alla guida dei Lupi c’erano l’avvocato Peppino Carratelli e Tonino Serra.

Era stato proprio Ranzani a costruire la spina dorsale di quella squadra portando in rossoblù tanti giovani talenti che poi sono esplosi a grandi livelli: Gigi Simoni, Claudio Lombardo, Denis Bergamini, Sergio Galeazzi e Michele Padovano sono stati “scoperti” da lui e il solo rievocare i loro nomi fa venire la pelle d’oca ad ogni tifoso del Cosenza che si rispetti.

Con Gianni Di Marzio in panchina il sogno si realizzò dopo 24 lunghi anni di attesa e Roberto Ranzani rimase a Cosenza fino al 1991. Una vita. In assoluto il direttore sportivo che è rimasto più tempo in città. Tornò anche nel 1994, quando Di Marzio era diventato direttore generale, ma non rimase molto e andò via insieme a Gianni nel 1996 quando iniziava a prendere potere il figlio del presidente Pagliuso. Nel 1997 poi ritornò definitivamente nella sua Ferrara.

Ma anche quando era lontano non aveva mai dimenticato Cosenza e qualche volta tornava per rivedere i vecchi amici.

Lascia un ricordo splendido di grande professionista e di grande umanità.