Il sistema Rende e Franco Sammarco, il Cicerone de noantri

Franco Sammarco versione "007"

Il mondo dell’avvocatura cosentina, quello dei “principi del foro”, è sempre stato funzionale al sistema marcio e corrotto che caratterizza da oltre un trentennio il tribunale di Cosenza.

Il foro di Cosenza è tra quelli che più di ogni altro ha alimentato connivenze e collusioni tra potere giudiziario e malavita locale. Oltre a fungere da anello di congiunzione tra la politica corrotta e le organizzazioni criminali.

Sono sempre gli stessi studi a Cosenza a trattare cause delicate di malandrini che spesso e volentieri trovano soluzione giuridica anche laddove non sarebbe possibile trovarla. Ma si sa che a Cosenza quello che conta in tribunale non è la professionalità, le capacità oratorie, la conoscenza del codice, il duro lavoro, ma se conosci o meno i giudici. Se fai parte della cricca o meno. Se sei massone o no. Se fai parte dei soliti studi o no.

Solo se sei dei loro puoi aspirare a diventare un “noto professionista”. Altrimenti non c’è spazio per nessuno. E bene lo sanno tutti i giovani avvocati che cercano di ritagliarsi uno spazio lavorativo in questo mondo di marpioni e corrotti. Se non hai fatto praticantato con loro a gratis per tanti anni meglio che ti cerchi un altro lavoro, perché a Cosenza senza il loro benestare (come fanno i mafiosi) non lavori.

Le lobby di giudici e avvocati sono quelle più potenti a Cosenza. Hanno le mani in pasta dappertutto. Si accucchianu con la procura e insieme decidono chi deve essere assolto e chi no. A Cosenza lo sanno tutti chi sono i veri “gestori” della giustizia. Se hai soldi e vai da loro ti risolvono qualsiasi problema. 

Sono potenti e alcuni di loro si sentono intoccabili come l’avvocato Sammarco.

Infatti è sempre lui, insieme a qualche altro, a difendere la politica che conta e la malavita che comanda. Anche in questo caso, dopo il blitz di Rende, eccolo che assume la difesa di Sandro Principe.

Franco Sammarco
Franco Sammarco

Questa la sua dichiarazione all’uscita dell’interrogatorio di garanzia di Principe davanti al GIP e al PM che lo accusano di voto di scambio, corruzione elettorale aggravata e concorso esterno in associazione mafiosa: «Credo che se la Procura distrettuale di Catanzaro intenda proseguire e perseguire eventuali aggressioni della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione con i postulati che rivolge all’onorevole Principe, sarà difficile ottenere dei risultati. Il problema è che mi pare che non ci siano accuse, che tutto sia caratterizzato da un vuoto che a me pare abbastanza evidente. È difficile trovare ordinanze poggiate su postulati che a me paiono addirittura paragiuridici. Se i processi si fanno su un presupposto del modo in cui si esercita la leadership rispetto ad una formazione politica o ad una vicenda amministrativa, si può anche dire che chiunque transitasse da Rende non poteva farlo se non attraverso il beneplacito dell’onorevole Principe: mi pare, però, che dal punto di vista giuridico siamo al di là del consentito. Naturalmente aspetteremo le verifiche che l’ordinamento ci consente».

Sammarco, come sempre, tenta attraverso l’arzigogolo di inquinare le acque. Certo, è un suo preciso dovere difendere il proprio assistito, ci mancherebbe, e può farlo nel modo che più ritiene opportuno. Ma nelle sue affermazioni traspare evidente la mancanza di argomenti difensivi, a discarico del suo cliente, ad esempio sulle intercettazioni ambientali in cui il Principe parla chiaro e senza peli sulla lingua di soldi, intrallazzi e gestione del potere a Rende.

Senza contare l’evidente speculazione edilizia avvenuta sotto il suo regno. Tangenti e corruzione a dire basta. Parla di aspetti paragiuridici l’avvocatone, come se la cultura mafiosa intrinseca nel suo cliente fosse cosa da non calcolare.

Se c’è una cosa sicura, caro avvocatone, è quella che a Rende senza il permesso di Principe, coperto dai suoi sodali, non si muoveva foglia che lui non volesse. Questo lo sanno tutti. Se non eri nelle sue grazie a voglia ca abbaccagliavi, pratiche non ne facevi al comune di Rende.

Forse questi, per il Cicerone de noantri, sono dati che non interessano la giustizia. Facendo finta di non sapere che la personalità e il comportamento dell’indagato è anche elemento che corrobora la tesi della corruzione.

I capibastone si misurano anche dal loro carisma e dall’influenza che esercitano sul territorio. E di come la gente li percepisce. Tutti temevano Principe. E non certo perché era sindaco o sottosegretario, ma per le sue amicizie pericolose. E Principe esercitava, come lui stesso dice nelle intercettazioni, il suo potere in chiave quantomeno discutibile.

Parla di elementi che non ci sono, senza tener conto dei dati, che Sammarco conosce bene e che sono sotto gli occhi di tutti i cittadini rendesi: favoritismi, commistioni e denaro pubblico a più non posso agli amici degli amici. Questo dicono le carte. La presenza nelle cooperative di diversi esponenti della malavita locale non è una invenzione dei PM antimafia. Li hanno visti tutti. Come la concessione dei bar a gratis. E le stecche su ogni appalto o lavoro eseguito dal comune. Questi non sono postulati ma elementi probanti del sodalizio che vanno oltre ogni ragionevole dubbio.

Sammarco spera, come in passato, di poter condizionare i pentiti. Essendo anche lui chiamato in causa come mediatore alle elezioni 2011 tra il clan degli zingari (Bruzzese sta cantando anche su questo) e l’ex sindaco Occhiuto. Nonché colui il quale ha diffuso per primo i verbali dei pentiti Foggetti con lo scopo di creare “confusione” sulle dichiarazioni, e mettere in discussione l’attendibilità degli stessi. E’ questo il suo lavoro: apparare con ogni mezzo necessario. Ma presto i magistrati di Salerno faranno chiarezza anche sul suo ruolo di avvocato (si fa per dire) a Cosenza. Per ora cerca in tutti i modi di stare dentro, facendosi nominare, insieme a Manna, da politici inquisiti e malandrini pentiti. Per tenere tutto sotto controllo, ma il tempo del “Don” è finito pure per lui. E presto questa specie di avvocato, che sistematicamente tradisce la professione, se ne accorgerà.

GdD