Nel caso fosse realmente accertato quanto scritto nel reportage di Domenico Quirico apparso ieri su “La Stampa”, saremmo davvero davanti a qualcosa di inquietante.
Secondo l’inviato, che ha già scritto altre inchieste importanti, vi sarebbe un legame tra Isis e la‘ndrangheta. La base di tutto sarebbe Gioia Tauro, dove avverrebbe lo smistamento di reperti archeologici saccheggiati e arrivati dalla Siria al porto reggino.
Quirico, che ha incontrato un venditore trafficante, spiega che le armi “arrivano dalla Moldavia e dall’Ucraina attraverso la mafia russa”. Poi entrano in campo i mediatori e i venditori che appartengono alle famiglie della ‘ndrangheta di Lamezia e alla camorra campana. Il trasporto dei reperti “è assicurato dalla criminalità cinese con le loro innumerevoli navi e container”.
Il reportage de La Stampa spiega come si sviluppa il rapporto tra l’Isis e la ‘ndrangheta.
“Fino a poco tempo fa gli acquirenti erano americani, musei e privati. Quando hanno scoperto che i soldi servivano a comprare armi per l’Isis gli americani hanno bloccato tutto. Ora i clienti sono in Russia, Cina, Giappone, Emirati”.
Dietro questa alleanza tra il Califfato e la criminalità organizzata calabrese si cela anche la pista del Kgb.
“Il traffico dei reperti sarebbe in realtà diretto dai Servizi russi, eredi del Kgb. Un altro indizio che si legherebbe, nell’organigramma del crimine, a quelli dei ceceni e degli uzbechi di cui ci sono prove siano passati per campi di addestramento russi, diventati poi comandanti di formazioni jihadiste. O la presenza tra i fondatori dell’Isis di alti ufficiali del dissolto esercito di Saddam Hussein addestrati dai sovietici”.
“Abbiamo studiato il Pil dei terroristi e sappiamo che una delle componenti è il mercimonio delle opere d’arte. Su quanto scrivono i giornali sono, ovviamente, in corso attivita’ di monitoraggio preventivo e anche di indagine laddove ci sono i presupposti. Tutto il fatturato criminale del sedicente stato islamico nasce da una serie di fattori e fra questi la vendita di opere d’arte sfuggite alla furia iconoclasta dei miliziani e’ una voce importante“.
Cosi’ il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.