Cosenza. Appalto Ecologia Oggi, la “democrazia mafiosa” di Marisa Manzini, Guarascio e tutti i loro “amici”

Gli strani intrecci tra Marisa Manzini, il mondo dei rifiuti, Guarascio e i suoi amici

Tavella, Lo Moro, il Pd, Guarascio e il bando di gara per il servizio integrato di igiene urbana a Cosenza

E’ ormai notorio a Cosenza che il procuratore aggiunto Marisa Manzini non svolgesse le proprie funzioni prima che finalmente la spedissero a casa liberandoci della sua inutile e dannosa presenza. Ironicamente – ma non tanto – abbiamo immaginato che passasse le sue giornate all’interno del porto delle nebbie pettinando la sua collezione di bambole. O, nella migliore delle ipotesi, fino a qualche anno fa, ricevendo le continue visite dell’ormai ex senatore grillino Morra – ritornato a testa bassa nelle fogne dalle quali proveniva —, che però non hanno portato mai a nessun tangibile risultato in tema di indagini contro la dilagante corruzione al Comune di Cosenza. Poi, ad un certo punto, Marisa e le sue bambole sono sparite e per qualche tempo si sono accasate alla commissione parlamentare antimafia, dove Morra faceva il bello e cattivo tempo. Ma la cuccagna è finita presto e così Marisa (sempre insieme alle sue bambole) è ritornata nel suo ufficio al porto delle nebbie sotto la sorveglianza stretta del Gattopardo, al secolo Mario Spagnuolo, procuratore e capo dei corrotti di Cosenza. Prima di essere definitivamente trasferita alla procura generale di Catanzaro per continuare il suo lavoro… con le bambole. 

La Manzini tuttavia è passata agli annali della corruzione mafiosa cosentina anche per altre vicende. E in molti non hanno dimenticato gli intrecci tra politica e magistratura quando si tratta di indagare sulla società Ecologia Oggi in relazione al chiacchieratissimo penultimo bando di gara – quello del 2017/2018 che ha immediatamente preceduto l’ultimo, ovviamente vinto ancora da Ecologia Oggi – per l’affidamento del servizio integrato di igiene urbana della città di Cosenza.

Nonostante le denunce pubbliche da parte di forze sindacali – e non solo -, sulla “cresta” che il patron Guarascio faceva sul pagamento dei dipendenti, a partire dalla retribuzione illegittima di 100mila euro all’anno per il suo braccio destro Rita Scalise, niente si è mosso e naturalmente, almeno per quanto ne sappiamo noi, niente si muove. Anzi, come accennavamo ha vinto ancora una volta l’appalto e continua a sguazzare allegramente anche con il Cosenza Calcio, gallina dalle uova d’oro che gli assicura almeno 5 milioni (e ragioniamo per difetto…) a stagione di guadagno senza investire una beneamata minchia, come direbbe Cetto Laqualunque.

Nonostante il bando di gara di questa farsa sia stato redatto senza passare dal vaglio preventivo dell’ANAC di Raffaele Cantone per far vincere la società Ecologia Oggi, il procuratore capo Spagnuolo alias il Gattopardo ha omesso di segnalare al CSM le evidenti imparzialità e la disarmante inattività del suo aggiunto Marisa Manzini.

Senza dover per forza ricordare le chiacchiere passate sull’integrità morale della dottoressa Manzini, forse c’è da approfondire qualcosa rispetto ai legami della signora con la realtà di Lamezia Terme.

Marisa Manzini è molto amica di Doris Lo Moro, già magistrato, ex sindaco di Lamezia, parlamentare ed esponente di spicco del PD nazionale. Si vedono spesso, anche in occasioni pubbliche. Poco tempo fa a Cosenza hanno addirittura partecipato insieme alla presentazione di un libro, che – guarda un po’ il caso – si intitolava “La democrazia mafiosa”.

LA DEMOCRAZIA MAFIOSA TRA LAMEZIA E COSENZA

Il patron Guarascio è da decenni ormai cittadino di Lamezia Terme, dove la sua azienda ha la sede centrale e il grosso dei suoi investimenti. E sul suo conto non sono mancate le situazioni imbarazzanti. Per esempio, le dichiarazioni del pentito Pulice, dalle quali si apprende che Guarascio gestirebbe anche la raccolta di tutti gli oli delle navi che arrivano nel porto di Gioia Tauro e che sarebbe stato appoggiato dal clan Pesce di Rosarno.

Davanti allo scenario, però, all’interno del PD nessuno non solo non ha fatto una piega ma c’è stata la gara a chi gli proponeva per primo la candidatura a sindaco della città. Se è vero, com’è vero, che il patron all’epoca dichiarava testualmente: “… Mi corre l’obbligo di precisare rispetto alle indiscrezioni che circolano su alcuni media e per evitare rappresentazioni non esatte e non corrispondenti al vero, che ho ricevuto dai dirigenti del PD la proposta di candidarmi a sindaco di Lamezia Terme…”. Candidatura che poi si è risolta in una “trombata” amarissima nella tornata elettorale del 2019. Ma non è questo il punto.

Dunque, il patron Guarascio è molto vicino agli ambienti del Pd che fanno capo a Doris Lo Moro e a Massimiliano Tavella, che è stato anche vicesindaco di Lamezia, suo commercialista di fiducia e suo referente e protettore per la “cresta” sui dipendenti di Ecologia Oggi per come abbiamo documentato anche su questa testata (http://www.iacchite.blog/ecologia-oggi-scoperte-le-magagne-del-consulente-tavella-la-melina-del-patron/).

Massimiliano Tavella

Un giochino, grazie al quale, proprio con la complicità di Tavella, il patron si è appropriato, nel corso dell’appalto, di quasi 6 milioni di euro extra a scapito dei dipendenti.

Eppure non più di qualche anno fa, l’ex prefetto di Catanzaro Luisa Latella, su delega dell’allora ministro dell’Interno Minniti, aveva disposto l’accesso antimafia al comune di Lamezia nominando un’apposita commissione, che poi era sfociata nello scioglimento del Comune. Ma il PD era sempre rimasto impassibile davanti agli eventi e chi avrebbe dovuto vigilare sulla regolarità della gara e cioè la procura di Cosenza dormiva e dorme sonni tranquilli e beati.

La signora Manzini, tanto per completare il quadro, non solo è amica della Lo Moro ma a Lamezia ha messo proprio radici per amore, avendo sposato un medico lametino al quale naturalmente il Pd calabrese ha assegnato in questi ultimi anni generosi incarichi presso le strutture dell’Azienda sanitaria.

Ce n’è abbastanza per dire che la Manzini abbia quantomeno chiuso un occhio sulle piroette che ha fatto quel furbacchione di Guarascio per riprendersi senza rivali l’appalto dei rifiuti nella città di Cosenza?

E c’è un nesso tra l’insabbiamento delle inchieste sugli affidamenti diretti ad Occhiuto – sempre in mano alla Manzini tra una bambola e l’altra – e la tolleranza infinita rispetto alle grandi manovre per la gara sui rifiuti? Prima o poi scopriremo anche questo: il tempo è galantuomo. Sempre.