Espropri per il ponte sullo Stretto, a Messina scoppia la protesta dei residenti: “Mille persone resteranno senza casa”

(di Fabrizio Bertè – repubblica.it) – Il momento più temuto, per tanti messinesi, è arrivato. E cresce la paura che il tanto discusso ponte sullo Stretto possa diventare realtà. Sono oltre 400, infatti, tra abitazioni private e locali commerciali, gli edifici che dovranno essere abbattuti. Quasi tutti, tra i laghi di Ganzirri e la riserva naturale di Capo Peloro, dove sorgerà una torre di quattrocento metri, che fungerà da pilone. Il resto, negli altri quartieri, interessati dalle opere collaterali, come strade e ferrovie, tra l’Annunziata e Contesse. E in Calabria, ovviamente.

La confusione, però, regna ancora sovrana. E proprio per questo motivo, a Messina, un anno fa, da un’iniziativa di un gruppo di cittadini, è nato il comitato “No Ponte – Capo Peloro”. A guidarlo, tra gli altri, i coniugi Daniele Ialacqua e Mariella Valbruzzi, storici ambientalisti e “nopontisti”, assieme ai figli, Giuseppe e Nicola: «Stiamo lottando – afferma Mariella – affinché non si arrivi all’apertura dei cantieri. I giochi, ancora, non sono fatti. E abbiamo tante carte da giocare».

La mobilitazione, dunque, è pronta. Il comitato “No Ponte” è stato tra i primi a schierarsi al fianco dei cosiddetti “espropriandi”. Racconta Daniele Ialacqua: «Stiamo studiando queste 1.526 pagine, più di mille persone rischierebbero di perdere la propria casa. Non ho memoria di un’opera che ha visto così tanti espropriati».

Secondo l’amministratore delegato della società “Stretto di Messina”, Pietro Ciucci, gli immobili da espropriare, a Messina, saranno trecento. E centocinquanta, invece, in Calabria. «Ciucci parla di molte seconde e terze case, ma questo non vuol dire niente. – prosegue Ialacqua – Abbiamo organizzato un’assemblea, lo scorso 16 marzo, dal titolo emblematico: “Siamo tutti espropriandi”. E ci teniamo a ribadire un concetto: gli “espropriandi”, per noi, non sono solo coloro che perderanno la loro casa, ma anche quelli che si troveranno a vivere tra oltre quaranta cantieri, di cui, a quanto pare, trentadue nel Messinese e undici in Calabria. C’è chi ci chiede informazioni, chi vuole intraprendere azioni legali e chi vuole sapere se subirà i danni dei cantieri, anche indirettamente. Gli “espropriandi”, forse, solo adesso, hanno percepito il reale pericolo del ponte sullo Stretto».

Per sessanta giorni a partire da lunedì, gli “espropriandi” messinesi potranno rivolgersi agli sportelli informativi del PalaCultura: «Uno sportello informativo, aperto un paio d’ore al giorno, per tre giorni a settimana, con un appuntamento da concordare, è il massimo che Ciucci concede alle nostre famiglie – afferma un “espropriando”, settantenne, che vuole mantenere l’anonimato – Uno sportello che sarà aperto in una struttura comunale, messa a disposizione dall’amministrazione messinese, che, invece di tutelare i cittadini, si mette al servizio di una società privata: non può funzionare così».

E alza la voce anche il comitato “Invece del Ponte”, nato nel febbraio 2023: «La verità è che non c’è nessun progetto approvato – scrive il comitato – Arriveranno, invece, montagne di osservazioni. E partiranno innumerevoli ricorsi».