EX MERCATI GENERALI: IL VELENO CHE RESPIRA CROTONE
Fonte: U’Ruccularu
C’è una polvere che non si vede, ma che entra nei polmoni. Invisibile, silenziosa, quotidiana.
È la polvere d’amianto che vola dai tetti sfondati degli ex Mercati Generali di Crotone, a Vescovatello.
Ogni folata di vento porta con sé fibre cancerogene che si posano sulle finestre delle case popolari, sui campetti in erbetta, persino dentro il cortile del centro sportivo dove centinaia di bambini rincorrono un pallone.
La città respira veleno, e sembra non accorgersene.
I capannoni, un tempo cuore del commercio crotonese, oggi sono scheletri pericolanti.
Negli anni ’80 erano magazzini attivi, legati alla famiglia Ciliberto.
Poi i debiti, le esecuzioni forzate, i ricorsi.
Una parabola lunga quarant’anni che da luogo di lavoro si è trasformata in discarica a cielo aperto. Dentro e fuori c’è di tutto: lastre di eternit, calcinacci, rifiuti speciali, materassi abbandonati, bottiglie vuote. Un catalogo del degrado.
LE CARTE GIUDIZIARIE NON MANCANO
Nel 2020 il Comune intimò la bonifica.
La Ciliberto spa fece ricorso, sostenendo di non avere il possesso del sito.
Il TAR respinse, il Consiglio di Stato confermò: l’amianto va rimosso, la società deve pagare anche le spese legali.
Ma la sentenza, come spesso accade in Italia, è rimasta lettera morta.
La Procura ha aperto un’inchiesta per omessa bonifica, ha messo i sigilli, ma intanto l’amianto continua a sgretolarsi e a diffondersi.
La politica locale si muove tra annunci e promesse.
Il sindaco Voce parla di monitoraggi ARPACAL, l’assessore annuncia piani di azione, la Consulta Ambientale convoca riunioni.
Tutto “a breve”, sempre “a breve”.
Ma a oggi non esiste un cronoprogramma pubblico, non esistono fondi dedicati, non ci sono cantieri.
L’ambientalismo a Crotone è diventato una scenografia da social: ulivi piantati per la foto, rotonde fiorite per la diretta Facebook, convegni sulla sostenibilità.
Intanto, a Vescovatello, i tetti in eternit si sfaldano.
E in questa scena entra la voce di chi non ha smesso di urlare.
È la voce di Giuseppe Trocino, che davanti ai capannoni indossa una tuta, si mette una doppia mascherina e accende la telecamera.
IL SUO VIDEO È UN PUGNO NELLO STOMACO
«Sindaco, assessori, vice Cretella… ma pensate davvero di poter ignorare questa situazione? Siete dei folli, state contribuendo alla morte delle persone che vivono a Crotone.
Questa è una bomba ecologica esplosa, non un problema da rimandare.
Io qui entro in diretta, con la mascherina, perché qui si respira cancro».
Trocino mostra lastre sfibrate, cumuli di rifiuti, coperture che si sgretolano.
Indica le scuole attorno, i campetti, la piscina olimpionica. «A due passi ci giocano i vostri figli, a due passi respirano fibre che arrivano fino a tre chilometri quando soffia il vento».
E poi l’affondo politico:
«Sindaco, tu 10mila euro al mese, gli assessori 5mila. Per fare che cosa? Per avere questo obbrobrio qui? Devi venire tu a respirare quest’aria, non io».
La telecamera indugia sui murales dipinti dai ragazzi dentro i capannoni: segno che entrano, che respirano amianto senza saperlo.
Inquadra materassi e coperte: qualcuno ci dorme, sotto un tetto di veleno. «Un tetto in amianto, sindaco! Questo non è un riparo, è una condanna a morte».
Poi la denuncia: «Ciliberto si è preso 16 milioni di euro dal Comune di Crotone ed è sparito. Perché non è stato arrestato? Perché non bonifica?».
E la lezione di diritto amministrativo: «Articolo 50 del TUEL: hai il dovere di agire in danno.
Devi bonificare subito, poi rivalerti sul privato.
Se non lo fai, sei in omissione.
Non cemento, non palazzoni: servono alberi, servono polmoni verdi, ossigeno».
Il suo appello si fa amaro: «Ogni giorno a Crotone muore qualcuno di cancro. Un amico, un parente. Ma a voi non interessa.
Qui ci vorrebbe una rivoluzione.
E invece voi pensate ai fuochi d’artificio, ai rendering. Sindaco, svegliati».
LA VOCE DI TROCINO NON È L’UNICA
Associazioni come Italia Nostra, WWF, Circolo Ibis denunciano da anni.
Movimentando ha lanciato una petizione per chiedere che la Procura indaghi per disastro ambientale.
Cittadini come Filareto e Salerno hanno notificato diffide formali.
Eppure la città ufficiale continua a rinviare, a parlare di futuro mentre il presente si sbriciola.
Il contrasto è lampante.
Da una parte i quartieri popolari che respirano polvere di amianto, dall’altra l’“Ex Area Sensi” che riceve 7 milioni per diventare centro direzionale. Una mano che firma progetti patinati, l’altra che lascia marcire i ruderi. Crotone sdoppiata: la vetrina e la cloaca.
IL PUNTO NON È PIÙ SOLO LA BONIFICA MANCATA
È la credibilità di un’amministrazione che si dice ambientalista e sostenibile, ma che lascia la sua gente sotto una nuvola tossica. È la legittimità di una politica che preferisce piantare alberelli per i selfie piuttosto che estirpare i veleni veri.
A Crotone l’ambientalismo è diventato un trucco verde: conferenze, rendering, hashtag. Ma nei quartieri popolari resta la polvere mortale. Ogni giorno che passa senza intervento non è neutralità: è complicità.
E allora la domanda resta, semplice e feroce: quanti selfie servono per coprire un polmone annerito?









