Faida nel Pd: il discorso del Boss agli amici degli amici

Come succede dopo ogni tornata elettorale, nel “giro” dei perdenti, inizia la “resa dei conti”. Spesso si tratta di vere e proprie guerre intestine che lasciano sul campo morti e feriti. Ed è il caso del Pd: lo sconfitto per eccellenza di queste ultime elezioni. Quello che sta avvenendo all’interno del Pd può essere paragonato, alla “notte dei lunghi coltelli”. Le coltellate, tra ex compagni di partito, in queste ore non si contano più. Fendenti, pugnalate e sciabolate a na lira. Soprattutto in Calabria dove le rivalità interne al Pd sono sempre state tenute sopite per amor di poltrona o di intrallazzo, ma dopo il 4 marzo, venuto meno il collante degli “interessi in comune”, è guerra totale. E tutto l’odio tenuto a bada fino ad ora, trattenuto per mera convenienza personale, sta venendo fuori con una virulenza che manco tra cosche mafiose rivali. Il Pd, del resto, è sempre stato una organizzazione formata da tanti clan. E quelli calabresi sono tra i più agguerriti. Specie la paranza capeggiata da Palla Palla che in una riunione della cupola del PD, dichiara:

Il discorso del Boss “Palla Palla”

Cari amici degli amici, grazie per la vostra onorevole presenza a questo mio discorso, inizio con un solo preambolo e poi vado dritto al sodo: la mia è una dichiarazione di guerra che non contempla mediazioni, per quel che mi riguarda tutti i rospi che in questi anni sono stato costretto ad ingoiare, per amor di intrallazzo e per non farvi torto, dopo questa batosta elettorale che mi obbliga a fare delle scelte, ho deciso di sputarli in faccia a chi mi ha costretto ad ingoiarli. L’ora tanto attesa di rendere la pariglia a chi in tutti questi anni ha giocato con me come fa il gatto col topo, è arrivato.

Inoltre, cari amici degli amici, vista l’aria di smobilitazione, ho deciso di prendermi, insieme ai miei picciotti, tutto quello che è mio. Niente che tocchi i vostri interessi, solo quello che ci spetta per l’osservanza e il rispetto che abbiamo sempre dimostrato nei vostri confronti. E ai miei nemici, con il vostro permesso, dico chiaro: a tutti coloro i quali, gli stessi che fino ad oggi ho tollerato, sempre per amor di “maneggio”, pensano ancora di continuare ad ostacolarmi, sappiano che il tempo della tolleranza è finito, a curteddrata si risponde ccu curteddrata. Senza se e senza ma. E a tal proposito colgo l’occasione, sempre con il vostro nobile permesso, per presentare all’attenzione di questo onorato circolo formato, la mia paranza: uomini degni e meritevoli di questa nostra onorata società, ai quali da oggi in poi, e solo a loro, dedicherò le mie attenzione. Sebi Romeo (Pd), Giuseppe Giudiceandrea (Democratici progressisti), Giovanni Nucera (La Sinistra), Orlandino Greco (Oliverio presidente), Flora Sculco (Calabria in rete) Giacometto Mancini (PD, FI, PSI, PSE, ALA ecc.).

Perciò lo dico bello bello: nella mia prossima giunta non ci sarà posto per estranei alla mia paranza. Di dispensare finti sorrisi e finte pacche sulle spalle ai vari Censore e Aiello, non ne ho più bisogno. Il tempo della finzione è finito. A vigna è finita. A loro dico: addui aviti passatu l’estate, mo’ passaticci puru u viarnu.  Ma c’è ancora tempo per chi vuole affiliarsi a noi che abbiamo anche le nostre pesanti conoscenze romane curate direttamente da Madame Fifì.

Appello che rivolgo a tutti, tranne che a Guccione e a tutta la sua paranza. Con lui, e i suoi sodali, non c’è possibilità di pace, è guerra aperta. Il suo continuo e costante “tiro al piccione”, che ho dovuto subire in tutti questi anni, non è un torto rimediabile. Solo il sangue può lavare l’onta. Lo dico senza equivoci e lo porto all’attenzione degli amici degli amici perché su questo non torno indietro.

In fondo chi sono questi Guccioni? Il niente mischiato col nulla. Cari amici degli amici, vi dico di più: per come stanno le cose, e per come la mia paranza ha deciso, non solo ci prendiamo quello che è nostro, ma ci riprenderemo ancora una volta tutta la Calabria. E se ci sono io a curare i vostri affari, potete stare tranquilli. Conoscete la nostra obbedienza. Ma non dovete negarmi la testa di Guccione. Quella la pretendo, e se non avrò la vostra degna approvazione, sono disposto anche a fare da solo. Guccione è diventato pericoloso per tutta l’organizzazione, e anche per i vostri affari. Mi basta solo un vostro cenno, e Guccione sarà solo un lontano ricordo. Gli faremo un’offerta che non potrà rifiutare, e lo faremo educatamente com’è nostro stile: con una bella pistola puntata alla tempia, perché come diceva Al Capone “chiedere educatamente con una pistola in mano, è più efficace che chiedere solo educatamente”. Grazie.