di Vincenzo Marino
Fonte: Marsili Notizie
Con una nota apparsa ieri sera, il sindaco di Falconara Albanese – Ercole Conti – ha “replicato” alle recenti lamentele, diffuse a mezzo stampa da diversi organi di informazione, vertenti le criticità vissute a Torremezzo, frazione marittima del paese arbëreshë.
Come si ricorderà, ieri ed oggi, su diverse piattaforme online è stata pubblicata una lettera in cui si mettevano a nudo i tanti disagi avvertiti da chi, in quest’ultimo periodo, ha vissuto e sta vivendo la parte “spiaggiata” del comune amministrato da una maggioranza che vede all’opposizione una compagine consiliare composta da figlie e congiunti degli stessi che occupano gli scranni gestionali.
Tantissimi i problemi messi sul piatto dai “residenti e non“, perlopiù riguardanti servizi che funzionano a singhiozzo o non funzionano affatto (su tutti il sistema fognario e le condizioni del mare), ai quali Ercole Conti ha risposto con “virgulta sicumera”, facendo leva sull’emergenza covid per giustificare lo stato dell’arte “amministrativa” sinora posta in essere a Falconara.
«Cari concittadini, residenti e non – scrive Conti nella sua pubblica missiva – proprietari di prime e seconde case che in questo periodo estivo condividiamo lo stesso territorio, con le sue pecche e le sue virtù, voglio ricordarvi che l’amministrazione di Falconara continua a lavorare senza sosta in questo periodo di piena emergenza che ha travolto tutti.
Uno degli effetti della pandemia è stato ed è un maggior carico di lavoro e sacrificio per tutti, cittadini, amministrazioni e istituzioni di ogni genere e livello. Mi rendo conto che i piccoli comuni come il nostro sono messi a dura prova dal punto di vista logistico e strutturale, a causa soprattutto dell’incremento inevitabile del flusso di persone che hanno scelto come meta di vacanza la Calabria, e nello specifico anche Torremezzo che quest’anno conta circa cinquemila presenze più del solito. Va da sé che qualche disagio si possa verificare e di questo mi dispiace.
Questa amministrazione può vantare di non essersi mai sottratta al confronto pubblico e di non aver mai fatto finta di non vedere, pertanto non presterò il fianco al VOCIFERARE di chi in un momento del genere pensa di iniziare una campagna elettorale. Vi ricordo che sul sito del comune di Falconara Albanese, in totale trasparenza, trovate tutti gli atti che l’amministrazione emette, compresi i bilanci dai quali emerge che non c’è nulla di più lontano dal dissesto economico. Al delirio ignorante e spesso diffamante di chi scrive senza conoscere le fonti e mistifica i fatti non rispondo, perché in questo momento non ho tempo da perdere in chiacchiere.
Aspetto con ansia il momento del confronto diretto e pubblico poiché sono abituato a non nascondermi, ma ad assumermi responsabilità in prima persona, perché amo e difendo Falconara tutto l’anno e non solo nel mese di Agosto (chi mi conosce lo sa bene). Ai detrattori, che fortunatamente sono pochi, ai nostalgici di “un tempo che fu”, a chi vive di rimpianti per quello “che non è stato”, auguro di passare questi giorni di vacanza in maniera più serena, perché la rabbia così come la fretta sono cattive consigliere. Vi inviterei quindi a porre in essere critiche costruttive, fatte di riflessioni e conoscenze, ringraziando quanti già lo fanno, perché solo così cresciamo e miglioriamo insieme rendendo un buon servizio a noi stessi e alla Comunità intera. Un saluto affettuoso. Il Sindaco Ercole Conti».
Dunque, ricapitolando, secondo il primo cittadino falconarese c’è un “va da sé” che le lamentele non considerano, così come non lo hanno tenuto presente gli amministratori quando – considerando l’emergenza covid – ogni indice puntava verso un incremento dei flussi turistici interni alla nazione, un “va da sé” che probabilmente sarà previsto come detraibile dalle tasse, perché al sindaco procura anche dispiacere, lo stesso sentimento che magari si dovrebbe provare quando si scopre un paese spopolato, dove si vendono boschi per “esigenze di bilancio”, nel quale un pericoloso movimento franoso insiste su una delle principali vie d’accesso nei pressi di una cava, dove – nel borgo originario – c’è un unico punto che funge da bar (riaperto, tra l’altro, solo di recente) e dove le scuole vengono “fatte sparire” per meglio conciliare plessi più vicini alla SS18.
Se questa è una risposta, allora sarebbe opportuno ampliarla, perché non chiarisce chi siano i detrattori (di cosa poi? per quali “successi” poi?) e quali siano i nostalgici di “un tempo che fu” o “che non è stato”, anche se rende perfettamente l’idea del “tempo che è”, un presente fatto di parole che corrispondono solo alla realtà mentale di chi le proferisce.









