Farmabusiness, Gratteri e Capomolla: “Imprenditore di Catanzaro anello di congiunzione tra Tallini e i Grande Aracri”

Nel corso di una conferenza stampa in modalità telematica sono stati diffusi i particolari dell’inchiesta che ha svelato il legame tra la cosca Grande Aracri e la distribuzione dei farmaci. Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato: “L’indagine è importante ed è stata fatta sul campo. Sotto inchiesta una famiglia di ‘ndrangheta di serie A. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato: sono felice di lavorare con questi uomini con serietà e anche affetto. Sono dei giovani che lavorano notte e giorno per noi con entusiasmo perché sanno che fanno parte di una grande squadra”.

L’aggiunto Vincenzo Capomolla ha aggiunto: “Emerge uno spaccato del carattere tentacolare dell’organizzazione di ‘ndrangheta Grande Aracri, dotata di una capacità pervasiva di condizionare la vita pubblica. Gli esiti di questa attività di indagine hanno dato conto delle iniziative imprenditoriali su settori particolarmente redditizi. La figura istituzionale attinta dall’odierna misura (Tallini) ha trovato un anello di congiunzione con un altro soggetto, un imprenditore di Catanzaro capace di relazionarsi con esponenti della politica e della criminalità organizzata catanzarese e di Cutro. C’è tutta una rete di soggetti che ruota intorno alla cosca”.

L’investigatore Antonio Montanaro si è soffermato sulla operatività della cosca grande Aracri, anche definendo nuovi assetti dopo operazioni che avevano colpito esponenti di vertice. “È emerso come articolazioni della ‘ndrangheta su due distinti binari: controllo del territorio e infiltrazioni di carattere imprenditoriale. E di questo ci siamo occupati approfondenti su una vicenda per l’avvio di una società base a Catanzaro finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali, farmaci da banco e prodotti parafarmaceutici con la realizzazione di una fitta rete in franchising di farmacie e parafarmacie. Dal 2016 abbiamo documentato una ventina di farmacie in Calabria, alcune in Puglia e una in Emilia Romagna”.

Da quanto riferito, è centrale la figura del presidente del Consiglio regionale ai domiciliari, Mimmo Tallini, che avrebbe assicurato alla consorteria mafiosa il supporto per accelerare l’iter burocratico per l’ottenimento di autorizzazioni per l’avvio delle attività. Grazie a lui sarebbero state superate difficoltà amministrative e burocratiche che stavano impedendo l’avvio in cambio di un sostegno elettorale nel novembre 2014. Ricostruiti anche episodi intimidatori e disponibilità di armi.