Con l’aumento delle temperature si fa via via più acceso il dibattito fra gli esperti sull’effetto del caldo sul nuovo coronavirus. “Sars-CoV-2, come tutti i coronavirus, è condizionato in maniera determinante dal clima. In laboratorio abbiamo visto che, aumentando di pochi gradi centigradi la temperatura dei terreni di coltura e quindi portandola all’intervallo di 25-30 gradi, circa il 53% dei ceppi non sopravvive e il restante dimostra un’attività circa 12 volte inferiore”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Pasquale Mario Bacco, medico legale e ricercatore di Meleam, società specializzata in medicina del lavoro.
“Il virus alla nostra osservazione – continua Bacco – presenta delle sensibili mutazioni, realizzate anche in tempi brevi. Questo ci fa pensare sempre di più che sia scarsa la possibilità di realizzare un vaccino che possa essere oggettivamente efficace per un tempo meritevole di considerazione. Al momento – precisa – le mutazioni osservate riguardano soprattutto zone genomiche definite ‘introni, per definizioni scarsamente codificanti”.
“Stiamo riscontrando infine, con sempre maggiore frequenza, filamenti proteici virali nei liquidi biologici; al momento tale osservazione seppur interessante, non sembra avere importanti ripercussioni sull’evoluzione del microrganismo”, conclude.