Ferrovie della Calabria, concorso truccato per autisti: “Le Iene” smascherano pupi e pupari

Salvatore bell'i papà Straface

Ormai “Le Iene” passano più tempo in Calabria che a Roma o a Milano, vista la gran mole di notizie “allettanti” che produce e che i media calabresi di regime, assoldati dal potere, non possono neanche sfiorare o comunque sono costretti a trattare con i cosiddetti “guanti bianchi”. E così, è inevitabile che ci sia un filo rosso tra le inchieste di Iacchite’ e quelle de “Le Iene” con la differenza che noi non siamo una televisione…

Dopo l’omicidio Bergamini e la visita all’intoccabile moglie del poliziotto, al secolo Isabella Internò, è toccato all’ormai celeberrimo concorso-farsa per autisti alle Ferrovie della Calabria. Gli autori del programma hanno mandato in Calabria Gaetano Pecoraro, già protagonista di una delicata inchiesta sul caso della morte della piccola Chloe all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, dove fu “censurata” la sua intervista a uno dei magistrati più corrotti d’Italia, tale Antonio Bruno Tridico, che fece intervenire qualche “pezzotto” della massoneria per non fare uscire la sua brutta faccia su Italia 1. Questa volta, invece, l’impresa era decisamente più facile: sputtanare un gruppo di papponi raccomandati che risponde agli ordini di gentaglia come il governatore Oliverio alias Palla Palla, il cameriere (con tutto il rispetto per chi svolge questa professione per necessità) di Madame Fifì ovvero Damiano Covelli, qualche dirigente “potente” delle Ferrovie e qualche sindacalista con le mani in pasta. Roba da ragazzi, insomma.

Pecoraro parte correttamente dalla banca dati dalla quale sono state estratte le domande per il concorso e intervista Antonio Vizza, uno dei giovani che ha partecipato alla pagliacciata organizzata da Lo Feudo e Palla Palla e che ovviamente è stato escluso.

COME HANNO TRUCCATO IL CONCORSO

“Dal momento in cui sono uscito – dichiara Vizza – sono andato a verificare quali risposte erano sbagliate e quali erano esatte e mi sono confrontato con altri candidati, abbiamo fatto i cosiddetti incroci e ci siamo trovati con circa 55 risposte esatte… Poi siamo andati a a verificare i risultati e ci siamo trovati chi con 47, chi con 46, chi con 45… Insomma, i conti non tornavano”.

Antonio Morelli è ancora più esplicito: “Mi sono trovato davanti un elaborato con 22 (!) domande alle quali non avrei risposto e invece saranno state al massimo cinque, forse sei, quelle alle quali non ho risposto ma non certo 22… Questo significa che hanno manomesso il mio compito!”.

La iena Pecoraro si mette sulle tracce della società incaricata di predisporre il concorso, la Novaconsult, ma non riesce a trovarne traccia e allora approfondisce il discorso con i candidati, che tirano fuori tutti i loro sacrosanti dubbi sulla barzelletta di concorso alla quale hanno partecipato. Microfono di nuovo a Vizza: “Partiamo da come si è svolta la prova: c’era un cedolino con su scritto nome, cognome, data di nascita e codice fiscale prestampato, poi una busta bianca con le 60 domande e poi il foglio dove si doveva rispondere alle domande con una “ics”. Sul cedolino e sul foglio delle risposte c’era un riquadro sul quale attaccare una coppia di codici a barre identificativi per associare il compito al candidato ma nessuno di noi ha potuto firmarlo…”.

Anche a Pecoraro i candidati confermano quello che hanno scritto a noi in tutti questi giorni “caldi” del concorso: “Non solo nessuno di noi ha potuto firmare il compito – afferma Antonio Morelli – ma chi voleva firmare si è sentito dire che se lo avesse fatto, il suo compito sarebbe stato annullato… E allora, se sui compiti non c’è nessuna firma, chi mi dice che non sono stati alterati?“.

La iena, allora, raccoglie il parere di alcuni esperti come l’avvocato amministrativista Santamaria, il quale afferma testualmente: “I procedimenti devono essere controllabili e invece i codici a barre sono facilmente sostituibili”. Gli fa eco Stefano Zaninelli, che predispone concorsi per l’azienda dei trasporti di Verona: “Sugli elaborati ci dev’essere un codice a barre ma anche la firma del candidato, a mano, proprio perché l’elaborato non dev’essere duplicabile…”.

LE DOMANDE BARZELLETTA

Si passa, quindi, al contenuto delle domande proposte ai candidati e – come avevamo anticipato anche noi – si trova di tutto: frittelle, vino, crocchette, parole sdrucciole o piane, i confini della Turchia, il massiccio vattelappesca, insomma tutto tranne che domande riguardanti il lavoro di autista. Il microfono torna a Zaninelli, che ribadisce: “Quando ci sono concorsi per autisti, noi qui a Verona poniamo domande tecniche o addirittura meccaniche e chi ha già esperienza nei trasporti pubblici parte da un punteggio più alto”. Già, l’esperienza nel trasporto pubblico. A questo maledetto concorso hanno partecipato almeno una ventina di autisti di linea, anche internazionali, e nessuno di loro figura tra i 55 ammessi…

I RACCOMANDATI

I tempi sono maturi affinché la iena Pecoraro si metta a cercare i papponi raccomandati. Becca Daniele Pescatore, figlio di Mario, già dipendente e sindacalista delle Ferrovie della Calabria (“Papà è venuto pure al concorso!”), becca Carmine Ippolito Covelli, nipote di Damiano e con un padre e un fratello già dipendenti delle Ferrovie della Calabria, che però almeno ha fatto un po’ di esperienza guidando camion di frutta e verdura. E finalmente arriva al “pezzotto” del concorso: Salvatore Straface, figlio dell’assessore del Comune di San Giovanni in Fiore, Leonardo e figlioccio di Palla Palla.

Pecoraro lo becca proprio mentre deve svolgere la prova di guida e così riusciamo persino a guardarlo in faccia. Afferma candidamente che ha preso la patente a settembre (!) e che ha zero chilometri di esperienza alle spalle e dall’alto dell’arroganza dei suoi protettori arriva finanche ad affermare: “I figli dei politici non possono fare concorsi pubblici?”. E se qualcuno gli dice che il padre e Palla Palla sono “compari”, la risposta è: “Non ci può essere amicizia?”. Straface junior invece perde la calma quando la iena gli fa vedere il foglio con l’affidamento diretto delle Ferrovie della Calabria al suo autolavaggio per la pulizia delle carrozze d’epoca… 

Si passa quindi al dialogo con il pappone principe ovvero l’immarcescibile Giuseppe Lo Feudo, direttore per tutte le stagioni, il quale – più che parlare – sembra grugnire… Vi risparmiamo la sua “procedura rigida e rigorosa” e la sua molto presunta “regolarità” e infine Pecoraro prova ancora ad avere notizie su Novaconsult scoprendo addirittura che è stata “chiusa” e – se è davvero così – come si fa a considerare valida una tale pagliacciata? Chi ha pubblicato la graduatoria se questa società non è più attiva? Mistero…

Come chiosa finale, Pecoraro torna di nuovo da Salvatore bell’i papà e gli fa la manovra: “State dietro che questo qui non ha mai guidato un pullman… Vai Salvatore, se no poi a papà che gli diciamo?”. E tutti i salmi finirono in gloria.