di Giancarlo Padovan
Non bene. Perché non si è vinto. Perché ci si è fatti raggiungere a nove minuti dalla fine. Perché in occasione del gol abbiamo regalato una punizione pericolosa (male Zaniolo che l’ha provocata e male Donnarumma che non l’ha nemmeno vista).
Non bene. Perché prima del pari abbiamo smesso di giocare. Perché abbiamo provato a gestire un vantaggio micragnoso e casuale. Perché siamo calati e ci siamo messi a difendere bassi.
Non bene. Perché adesso la classifica è complicata. Perché con l’Ucraina, martedì, dobbiamo vincere. Perché i fantasmi di una beffa atroce, come quella che ci estromise dal Mondiale, non ci hanno ancora abbandonati.
Non bene, infine. Perché ci aspettavamo di più dalla prima di Luciano Spalletti. Perché certi giocatori sono immaturi e non meritano l’azzurro (Zaccagni e, soprattutto, Zaniolo). Perché vedere la Nazionale è diventata una sofferenza, mentre dovrebbe essere piacere puro.
La Macedonia del Nord è un avversario che soffriamo, d’accordo, il campo era indegno (il cicisbeo sloveno, anziché occuparsi degli affari suoi e dell’Uefa, dovrebbe obbligare ad avere terreni di gioco almeno agibili), nel primo tempo abbiamo colpito un palo (Tonali) e avuto almeno altre tre occasioni da gol, ma se non porti a casa i tre punti contro una squadra sghemba e fallosa (peraltro adesso a pari punti con noi, pur con una partita in più), il discorso si fa triste e malinconico.
Non ci interessa stabilire se abbia avuto più colpe Mancini (addio a parte) a farsi travolgere dall’Inghilterra o Spalletti ad aver cominciato solo con un pari in Macedonia. Il punto è che siamo un’altra volta in difficoltà quando il momento è decisivo o quasi.
So che non mi ascolterà, perché è orgoglioso e perché gli piace sbagliar con la testa sua, ma Spalletti dovrebbe fare macchina indietro e, visto che, dopo Chiesa e Pellegrini, ieri si è infortunato anche Mancini (sostituto da Scalvini), chiamare sia Berardi che Scamacca. L’esterno ci serve come il pane (malino Politano, malissimo Zaniolo), mentre il centravanti vede la porta come poche volte prima in vita sua.
E’ vero, Ciro ha segnato, di testa, dopo traversa di Barella (deve fare di più), ma se per riacciuffare il vantaggio sei costretto a inserire Gnonto o Raspadori fai poca strada. Quindi non si tratta di togliere Immobile, proprio adesso che ha ritrovato la rete, ma casomai di avere sostituti tecnicamente e fisicamente all’altezza. Altrimenti, pure contro l’Ucraina, che comunque ha pareggiato con l’Inghilterra, si rischia di non vincere una partita dall’esito obbligato.
Ad essere del tutto sinceri, a calcio, ha giocato meglio l’Italia del primo tempo perché, nonostante i molti errori causati da un campo bucato, sono state provate molte combinazioni di gioco e fraseggi nello stretto che hanno messo i nostri nelle condizioni di battere a rete con relativa sicurezza. Errori sono stati compiuti anche in prossimità dell’ultimo passaggio. E su tutte le palle sporche giocate dai macedoni, una squadra di una modestia infinita, gli azzurri sono arrivati in ritardo. Perciò l’1-1 si è materializzato in tutta la sua perturbante pesantezza. Farsi prendere dal panico sarebbe letale, ma che la situazione sia seria è una certezza assoluta.