Giggino, nato incendiario e finito pompiere

(Roberta Labonia) – Giuseppe Conte ieri sera s’è fatto intervistare dalla serpe Gruber (frenata nei toni solo da un Padellaro come al solito persona seria ed equilibrata, rispettosa dell’interlocutore). Come da cliché la pennivendola al soldo de La7 (leggi il berluschino Cairo), ha interrotto Conte a più riprese, mai consentendogli di completare il suo pensiero. Il suo scopo era chiaramente quello di metterlo in difficoltà. Ciononostante certi passaggi ci sono arrivati anche perché Conte ha avuto modo di replicarli, subito dopo, ospite della corazzata Mediaset, dove, incredibile (!), la giornalista l’ha fatto parlare.

Il MoVimento resterà nel Governo ma non a qualsiasi condizione, questo il messaggio principe su cui ha battuto di più il Presidente del Movimento: “Noi nel governo ci siamo e ci saremo fino a che saremo in grado di tutelare gli interessi dei cittadini e continuare le nostre battaglie”, ha scandito Conte. E questa è la risposta che mi aspettavo da lui.

Il concetto lo ha meglio esplicitato, sempre ieri sera, incontrando i gruppi parlamentari di Camera e Senato a cui ha rivolto, testuali, queste parole: “Ora che ci sono nuovi numeri che sostengono Draghi”, il Movimento “avrà più tranquillità di portare avanti le battaglie senza sentire il peso del ricatto di far eventualmente cadere l’emisfero occidentale”.

Per chi ancora non lo avesse compreso (io stessa ci ho messo un po’…), il perché ieri i 5 Stelle non potevano sfilarsi dalla maggioranza nonostante la risoluzione sull’Ucraina, frutto di ore di estenuanti tira e molla fra le forze di maggioranza, fosse ben lontana dai loro desiderata, è presto detto: che Di Maio stesse tramando da tempo per formare la sua “Udeur”, i 5 Stelle lo sapevano già da gennaio scorso quando, già nel passaggio della nomina del Presidente della Repubblica, ha tramato per silurarli. Conte sapeva che ieri Di Maio contava sul no dei 5 Stelle per ufficializzare il suo strappo. S’era preparato il discorso d’addio giggino: cattivi antieuropeisti! Antiatlantisti, me ne vado…invece ha fatto la figura del pirla. L’operazione non si poteva più stoppare e, non potendo più accusarli di aver fatto mancare i numeri al Governo, in conferenza stampa ha ripiegato sul più sibillino: “alcuni Dirigenti 5 Stelle hanno rischiato di indebolire il nostro Paese… “.

Il suo discorso del piffero è suonato strano a tutti i commentatori politici e giustamente, come ha detto stasera non senza un sorriso ironico Conte, “perchè è uscito ce lo spiegherà lui. Ho letto le agenzie del discorso”, ha detto, “non ho capito quale sia il suo progetto politico”, quello di essere europeista e atlantista? E chi lo ha mai messo in discussione?

Nello stesso tempo Conte ha di nuovo ammonito Di Maio ponendogli un limite : “Non si deve permettere di minare l’onore del MoVimento ”. Con chiaro riferimento a quando lo ha accusato “di mettere a repentaglio la sicurezza del Paese”.

Motivazioni, quelle di Giggino, che dimostrano plasticamente come quella sua, l’ex 5 Stelle che più 5 Stelle non si poteva, l’uomo di punta del MoVimento che con le sue spinte rivoluzionarie voleva cambiare il volto del Paese (e nella sua prima vita c’era pure riuscito), è stata solo un’operazione di potere, che con la visione politica nulla c’entra. “O cummanna’ è meglio d’ ‘o fottere”, recita un vecchio proverbio.

Il miglior “de profundis” al Giggino che fu lo ha intonato ieri sera uno straordinario Moni Ovadia che, fra le tante verità scomode con cui ha frustrato in diretta tv gli yesman di Draghi e di tutto il cucuzzaro al suo seguito, a proposito della operazione di palazzo del già enfant prodige, ha detto: “c’è chi nella vita nasce da incendiario e muore da pompiere”. Applausi.