Non auguri di festa, ma grazie per la lotta, per loro che hanno dovuto essere doppie e triple in tutto, negli anni tragici di un’incombente prospettiva maschile
Donne di Gelsomino
e figli delle rughe
dalla pagina FB di Gioacchino Criaco
Ottomila gemme bianche raccolte delicatamente per non sciuparle e deposte con cautela nel sacco di lino o nella cesta di junco. Da mezzanotte a giorno fatto per sorprendere i gelsomini che erano timidi vampiri e si richiudevano nelle loro bare profumate per sfuggire a un sole per essi mortale.
Ottomila fiori ci volevano per fare un chilo e le donne, le campionesse, ne contavano fino a quarantamila in una notte per riportarsi a casa quelle poche lire buone a riempire le pance dei figli.
Chi non le ha odorate quelle albe dense di ritorni profumati non lo sa quanta forza ci sia stata nelle donne calabresi. Chi non li ha visti i trucchi da fate buoni a trasformare qualche cucchiaio di triste concentrato di pomodoro in sontuose e invitanti pastasciutte non lo ha mai assaggiato il coraggio magico di quelle donne.
Chi non c’è mai stato nella pancia del popolo calabrese non può saperlo che ci abbiamo provato a essere migliori. E nessuno lo sa che nelle lotte più dure ci sono sempre state le donne in prima fila, e anche se si è perso, senza di loro la deriva sarebbe stata totale. Se ancora una speranza c’è lo si deve alla loro dimensione morale, che anche durante le tempeste più buie hanno fatto di tutto per indirizzarci alla luce.
Ci portavano a letto con ninna nanne e favole, figlie dei meravigliosi cunti aspromontani, durante la notte contavano quarantamila fiori e al mattino tornavano a raccontarci favole con quel po’ d’orzo o di latte che con la loro fatica riempiva le tazze.
Nascondevano il sudore sotto il profumo del gelsomino e dopo dodici ore di lavoro, sorridenti, si mettevano a pulire e cucinare, insegnare, ballare, cantare, ad amare, a vivere e farci vivere. Ecco, state attenti a parlare di bambini calabresi se non conoscete la storia delle donne a cui sono appartenuti. Non date colpe alle donne calabresi, a volte i figli vengono sbagliati nonostante il profumo del gelsomino.









