Giustizia nel caos. Cozzolino e Sirianni, le due facce del Csm

Quando si pensa alla Giustizia e alla sua applicazione, la prima cosa che viene in mente al cittadino qualunque è: la Legge è uguale per tutti. Ed è proprio questo sacrosanto principio di uguaglianza stabilito dall’articolo 3 della nostra Costituzione, a rendere l’Italia, oltre che un paese civile e democratico, anche uno stato fondato sul diritto. Almeno in teoria. Già, perché un conto è l’enunciazione del principio, un altro è la sua applicazione. E in Italia quando si parla di Giustizia, l’accostamento più usato dai cittadini è quello di paragonarla al gioco de lotto. Non importa se hai torto o ragione, la sentenza, spesso e volentieri, dipende dalla fortuna, e da mille altri fattori che con il diritto hanno poco a che fare. Ancor di più quando ad essere giudicato da un “giudice” è un magistrato. Come nel caso del pm Giuseppe Cozzolino e del giudice Emilio Sirianni, entrambi sottoposti al giudizio del Csm che ha emesso, nonostante la differenza sostanziale tra i due in ordine alle responsabilità, una “sentenza” che conferma quanto poco abbia a che fare la Giustizia in Italia non solo con il diritto, ma soprattutto con la logica giuridica e il buon senso. Quale sia il criterio adottato dal Csm nel valutare i due, francamente resta per noi comuni mortali incomprensibile. Ma veniamo ai fatti.

Il plenum del Csm, riunitosi l’altro ieri, non ha confermato l’incarico al presidente della sezione lavoro del Tribunale di Catanzaro Emilio Sirianni adducendo come motivazione la frequentazione dello stesso con Mimmo Lucano, già sindaco di Riace. La colpa del giudice Sirianni, secondo il Csm, è quella di aver dato consigli e pareri legali, in conversazioni private, intercettate nell’ambito dell’’indagine sul “modello Riace”, al suo amico Mimmo Lucano, indagato, all’epoca, per i reati di associazione a delinquere, frode, falso in atto pubblico, peculato, abuso d’ufficio e truffa, e condannato in primo grado alla pena di anni 13 e mesi due di reclusione.

Nelle conversazioni i due parlavano un po’ di tutto, così come si fa tra amici: politica, personaggi della vita pubblica, calabrese e nazionale, e ovviamente anche della vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano. Sempre col tono che caratterizza una discussione tra due persone che si conoscono da anni, e che condividono la stessa opinione politica. Un legittimo parere espresso dal giudice Sirianni che sarà anche un giudice, ma libero, al pari di tutti i cittadini, di esprimere le proprie opinioni nell’ambito della sua vita privata, valutato dal Csm come una interferenza nelle indagini. E tutto questo nonostante un procedimento penale e un procedimento disciplinare subiti dal Sirianni, finiti entrambi con un nulla di fatto: prosciolto in tutte le sedi. Ma di questo il Csm non ha tenuto conto, sostenendo che Sirianni ha deliberatamente tentato di influenzare le indagini che come tutti sanno si sono concluse con la condanna di Lucano. Alla faccia dell’interferenza!

Chi è, invece, il pm Giuseppe Cozzolino in servizio permanente effettivo presso la procura di Cosenza da 18 anni, lo sanno tutti i cosentini, e soprattutto lo sa il Csm che ha trattato tante volte “il caso Cozzolino”. A cominciare dal procedimento relativo allo scontro Cozzolino/Manzini. E poi denunce, segnalazioni, ispezioni, esposti, testimoni che lo accusano e soprattutto un reportage fotografico che immortala il Cozzolino a cena con l’indagato, dal suo ufficio, Carmine Potestio allora capogabinetto presso il comune di Cosenza guidato da Mario Occhiuto. Tutto “materiale” finito sul tavolo del Csm che non ha avuto, però, lo stesso impatto “emotivo” sui giudici della telefonata privata tra Sirianni e Lucano. Di più: il Csm ha persino ordinato e effettuato un’ispezione, interrogando giudici e pm, presso il Tribunale di Cosenza, proprio sull’operato di Cozzolino. E dopo anni di indagini, le conclusioni a cui sono arrivati i giudici del Csm, stonano con la verità fattuale, storica e osiamo dire anche giudiziaria: Cozzolino, nonostante le evidenze dei suoi intrallazzi, e le tante incompatibilità ambientali e i conflitti d’interesse, per il Csm può tranquillamente restare al suo posto. Sirianni per una telefonata ad un amico non è stato riconfermato nel suo ruolo, Cozzolino che sguazza nell’illegalità può continuare a farlo in tranquillità.

Cozzolino (quello più alto) e Potestio

Ora, lungi da noi prendere le difese di “Magistratura democratica” che resta una accozzaglia di finti libertari da sempre legati ai giochi di potere della vecchia e stantia “sinistra di lotta e di governo” per fini che esulano dalla Giustizia, ma la bocciatura del giudice Sirianni e l’impunità di cui gode Cozzolino, sono la rappresentazione plastica di come funziona al Giustizia in Italia. Se telefoni ad un amico finito ingiustamente nei guai e solidarizzi con lui, senza andare oltre l’opinione personale, per il Csm sei colpevole di aver abusato delle prerogative del ruolo. Se, invece, vai a cena con l’indagato, se prendi tangenti, se trucchi processi e abusi del tuo ruolo di pm, per il Csm, così come ha risposto ad alcuni esposti, non ci sono i “presupposti” per un trasferimento. Ecco, se questa non è la prova provata dell’esistenze di due facce del Csm, diteci voi cos’è!