Giustizia nel caos, la procura di Salerno in mano ai corrotti. Sirignano va a “trattare” con Borrelli: “Mi manda Palamara”

Il 13 settembre del 2018 il dottor Corrado Lembo è collocato in quiescenza per raggiunti limiti di età. Con il pensionamento del dottor Lembo si apre ufficialmente la corsa per occupare la poltrona più importante della procura di Salerno.

A concorrere alla carica di procuratore capo di Salerno il dottor Leonida Primicerio. Nocerino, 68 anni. Ha fatto parte della prima Procura distrettuale antimafia salernitana e, precedentemente, del “pool anticamorra”. È il magistrato con la maggiore anzianità di servizio tra i partecipanti. È il favorito.

Poi c’è il dottor Luigi D’Alessio. Salernitano, 66 anni. D’Alessio è attualmente procuratore capo di Locri, e in quella veste ha coordinato l’inchiesta farlocca su Mimmo Lucano, il sindaco di Riace. Il dottor Nunzio Fragliasso, nativo di Portici stretto collaboratore di Giovanni Melillo, e procuratore capo presso il Tribunale di Napoli. Il dottor Giuseppe Borrelli. Napoletano purosangue, 60 anni, già coordinatore della Direzione distrettuale antimafia partenopea.

Le domande arrivano sul tavolo del “plenum del Csm” il 27 novembre del 2018. Secondo il “manuale Palamara”, ovvero la spartizione correntizia dei posti da procuratore capo, la procura di Salerno “spetta” alla corrente “Unità per la Costituzione”, di cui fanno parte Primicerio e Borrelli. Quello che si prospetta è un derby tutto interno ad Unicost. Per gli altri, Luigi D’Alessio di Area, la nuova componente nata dalla fusione di Magistratura democratica con le altre correnti di sinistra, Domenico Airoma di Autonomia e Indipendenza e Nunzio Fragliasso di Magistratura Indipendente, le speranze di farcela sono praticamente pari a zero. Non hanno nessuna possibilità, Salerno appartiene a Palamara. È lui che decide.

Passano i mesi e la nomina non arriva. Quella che sembrava una pagina già scritta a favore di Primicerio, presenta qualche complicazione. È evidente che non si trova la quadra tra Primicerio, che tra l’altro concorre anche alla carica di procuratore capo a Roma, e Borrelli, che concorre anche alla carica di procuratore capo a Perugia. Qualcosa è andato storto. E la nomina a procuratore capo di Salerno viene messa in standby. Fino all’estate del 2019 (12 luglio 2019) quando la V commissione del Csm incarichi direttivi si accorda sul nome di Borrelli. Ma la sua nomina viene subito congelata. Si dovrà arrivare al 10 febbraio 2020 per il suo insediamento. Segno evidente che c’è qualcosa che non va. Qualcuno si sta adoperando a cambiare le carte in tavola: la nomina di Borrelli a Salerno non va bene. Nella testa di qualcuno è destinato ad altre opere.

Palamara, dopo l’arresto del faccendiere Centofanti (2018), sa di essere attenzionato dalla procura di Perugia. E questo lo induce a rivedere i suoi piani di spartizione. Palamara ha un problema da risolvere: tenere sotto controllo la procura di Perugia che ha avviato una inchiesta su di lui. Sa che a giugno (2019) la poltrona di procuratore capo di Perugia, occupata dal dottor Luigi Ficchy, dovrà essere liberata, un’occasione che non può farsi sfuggire. Deve piazzare un suo uomo di fiducia a Perugia, solo così può salvarsi dall’inchiesta. Gli aspiranti a ricoprire la carica di procuratore capo a Perugia sono 20, tra questi: Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione, il procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci, e il dottor Borrelli della Dda di Napoli.

Palamara deve darsi da fare, deve imporre il suo candidato di corrente e il pensiero va al dottor Borrelli, e deve farlo in fretta. E così con la scusa dello stallo sulla nomina del procuratore di Salerno il 13 marzo del 2019 in un ristorante romano in via Tripolitania alla presenza di un consigliere del Csm e del dottor Forciniti, Palamara incontra Borrelli.

L’oggetto della discussione è il futuro di Borrelli. Palamara presenta la questione “nomina Salerno”, a Borrelli, come un problema, e gli chiede un passo indietro, in cambio e a risarcimento Palamara offre a Borrelli la guida della procura di Perugia. Borrelli è l’unico della lista dei partecipanti alla carica di procuratore capo di Perugia con il quale può parlare. Sono entrambi della stessa corrente. È l’unica carta in mano a Palamara per fermare l’inchiesta di Perugia, ma sulla disponibilità di Borrelli nutre dubbi. Deve essere certo che una volta nominato faccia quello che serve. L’interlocuzione romana è solo un preliminare per sondare il terreno, la questione va approfondita: bisogna capire bene se quel Borrelli ci sta o no.

Faccia di tonno non è ben visto a Napoli, l’unico di cui si fida è il pm della Dda Cesare Sirignano. Lo contatta e gli chiede di “aprire una istruttoria” su Borrelli. Un lavoro che il pm Sirignano svolge con impegno, portando addirittura a termine la missione.

Infatti Cesare Sirignano si dà da fare e contatta Borrelli, gli espone la situazione così come descritta da Palamara, ed incassa il suo sì. Il tutto confermato nella telefonata del 7 maggio intercettata dai finanzieri – l’argomento è il candidato ideale che può soddisfare il desiderio di vendetta di Palamara nei confronti di Ielo –  dove Sirignano rassicura Faccia di tonno sulla disponibilità di Borrelli “a mettersi a disposizione” una volta nominato alla guida della procura di Perugia. Sirignano lo dice chiaramente, le intercettazioni non lasciano spazio a nessun dubbio o ad altre interpretazioni, e qui le cose sono due: o Sirignano millanta un risultato mai ottenuto, mettendo in bocca a Borrelli parole che non ha mai pronunciato, oppure dice il vero.

Se Sirignano mente sapendo di mentire, la domanda sorge spontanea: perché un magistrato con una pesante storia professionale come la sua, decide di inventarsi una storia simile su “Borrelli che ci sta ad intrallazzare”, da spacciare a Palamara con la consapevolezza, inoltre, visto il peso del personaggio Palamara, di poter essere “sgamato” facilmente, e di buttare via 30 anni di sacrifici?

Se, invece, Sirignano dice il vero – il che spiegherebbe anche il perché Sirignano si rivolge a Borrelli con il quale, evidentemente, sa di poter parlare apertamente di intrallazzi. Non si fa una proposta del genere a qualcuno estraneo al malaffare, il rischio di essere denunciato è alto –  come mai Borrelli, colpevole quanto Palamara, è stato nominato lo stesso procuratore capo a Salerno?

2 – (continua)