Abbiamo atteso qualche giorno prima di analizzare con attenzione le parole di Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia in quota M5s, del quale – come sanno i nostri lettori – non abbiamo nessuna considerazione professionale e politica.
Morra ha dato la sua interpretazione dei fatti rispetto al gran casino dello scontro tra il pm Nino Di Matteo e il suo collega di partito, il ministro Bonafede, nella trasmissione di Peter Gomez, direttore del sito on line de Il Fatto Quotidiano. E ha fatto espliciti riferimenti a pressioni dell’ex presidente della Repubblica, Giórgio Napolitano, sul ministro Bonafede, alla base della mancata nomina del magistrato al vertice del Dap. Il senatore Morra, insomma, col fare di chi non ammetteva equivoci, così s’è espresso: “Tutto ciò mi fa pensare a qualche precedente vertice istituzionale. E’ noto a tutti che il dottor D Matteo nelle sue indagini sarebbe inciampato su alcune intercettazioni distrutte”. Quindi, per non lasciare spazio a equivoci, aveva concluso: “Ogni riferimento è puramente voluto e intenzionale”.
Dunque, la nomina di Di Matteo al vertice del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria sarebbe stata scomoda all’ex Capo dello Stato. Un’accusa pesantissima, che deve aver dato parecchio fastidio anche al suo stesso Movimento, se è vero – com’è vero – che il M5s, proprio qualche ora dopo l’esternazione di Morra, ha diffuso una nota nella quale si legge testualmente: “… Bonafede, anche in aula, è stato chiarissimo: nessuna interferenza diretta o indiretta nella nomina del capo del Dap, nel 2018. Questa è la verità, e sono inaccettabili attacchi o illazioni da parte di chi è ben lungi dal poter vantare la nostra stessa trasparenza e il nostro impegno nella lotta alla mafia”. Chissà se chi ha scritto la nota si è accorto della “ferocia” con la quale stava attaccando Nino Di Matteo, non potendo essere che lui l’autore delle illazioni. A meno che, non intendessero riferirsi a lui, o a lui soltanto, ma (anche) al senatore Nicola Morra… il che non è per niente improbabile.
Anche perché, chiamando in causa Napolitano, Morra inevitabilmente ha tirato per la giacchetta pure un altro magistrato molto sovraesposto mediaticamente come Nicola Gratteri. Anzi, per dirla tutta, è impossibile non ricordare il precedente del procuratore di Catanzaro come “vittima precedente” di Re Giorgio, il quale, come ormai tutti sanno, aveva messo un veto anche su di lui quando Renzi ne caldeggiava la nomina a Guardasigilli.
Ma c’è un “però”. Mentre Morra afferma che Di Matteo sarebbe “inciampato” in alcune “intercettazioni distrutte” che evidentemente sarebbero molto imbarazzanti per Napolitano (e delle quali comunque esiste qualche copia a Caltanissetta e dintorni, ha aggiunto in maniera sibillina il presidente dell’Antimafia), anche Gratteri, in questi ultimi tempi, sta avendo a che fare con una serie di intercettazioni molto “scomode” per il suo ex braccio destro Vincenzo Luberto ma più in generale per tutta la sua procura e anche per lui stesso, a proposito dell’inchiesta che stava portando avanti il pm Facciolla (trasferito in tempi record!) con ipotesi di reato pesantissime: finanziamento illecito al Pd di Renzi e riciclaggio di denaro sporco di un gruppo mafioso legato proprio ai renziani e ai colletti bianchi del Mise, compresi l’ex ministro Calenda e l’attuale ministro Bellanova.
Intercettazioni che Gratteri vorrebbe mandare al macero, dal momento che ha impedito l’avocazione del fascicolo alla Procura Generale di Catanzaro del suo “nemico” Lupacchini, trasferito anche lui in fretta e furia a Torino, a 1000 chilometri di distanza, per non “disturbare” il manovratore. E allora, non solo Di Matteo non è come Gratteri ma qui, addirittura, troviamo riferimenti – stavolta magari non puramente voluti e intenzionali – che legano il procuratore di Catanzaro… all’ex capo dello stato.
Ma siamo sicuri che queste intercettazioni, alla fine, non saranno distrutte anche perché sicuramente ne esistono delle “copie” e qualcuno, prima che vadano al macero, le farebbe certamente uscire fuori. E non sarebbe un bello spettacolo. Proprio per niente.