di Matteo Cosenza
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Non è un magistrato che unisce, come stanno a testimoniare le innumerevoli occasioni in cui il suo nome è rimbalzato dalla sua Calabria sulla scena nazionale, vuoi quando entrò da ministro della giustizia in pectore nella stanza del presidente designato e ne uscì senza investitura quando il suo nome fu sottoposto al presidente della Repubblica, vuoi per le accese discussioni seguite a tante inchieste calabresi, ma vuoi anche per la divisione nel plenum del Csm che lo ha eletto procuratore di Napoli. E colpisce, tanto per stare in tema, la polemica sulle sue frasi sui «magistrati lavativi»: in ufficio si entra alle 8.30 e non alle 10.30. Un messaggio chiaro per annunciare che nel Palazzo di Giustizia di Napoli con Nicola Gratteri la musica cambierà. Ciò detto, è scontato ricordare che Napoli potrà contare su un magistrato onesto e coraggioso, e non è un dato archiviabile come normale la sua vita stabilmente sotto superscorta. Per di più è un profondo conoscitore delle mafie a livello mondiale a partire dalla ‘ndrangheta: i suoi libri che spaziano da un capo all’altro del mondo, grazie al contributo prezioso e fondamentale del giornalista Antonio Nicaso, riempiono un intero scaffale di una libreria. Scontato ricordare che sulla situazione della giustizia italiana e i programmi di riforma interviene spesso e senza mandarle a dire.
Servirà questo straordinario curriculum alla giustizia napoletana? Facile ricordare che un altro calabrese straripante, Agostino Cordova, notissimo per la sua inchiesta sulla massoneria, venne dalla sua terra a Napoli e poi fu travolto da polemiche e infine trasferito. Il precedente sarà presente al nuovo procuratore. Napoli, inutile sottolinearlo, non è la Calabria, che, stando ad innumerevoli biografie, è stata ed è spesso un passaggio importante per assumere incarichi rilevanti a livello nazionale, come oggi quello di Gratteri. Certo, non sarà quel mancato ministero della giustizia ma Napoli è uno dei luoghi strategici italiani e non solo, ovviamente, in tema di giustizia. Anzi lo stato comatoso di ampie aree del capoluogo e della sua tormentata provincia ha necessità vitale dell’intervento di uno Stato presente e capace di rendere giustizia a popolazioni che non aspettano altro.
Più insegnanti e più poliziotti, si invoca con percentuali cangianti da tutte le parti, ma si chiede anche se non soprattutto giustizia, non «più giustizia». Una giustizia che si fondi su prevenzione e repressione e che soprattutto si veda e non sia solo un’aspirazione.
A Gratteri toccherà in particolare un compito delicatissimo: la devianza o, se preferite, la delinquenza minorile. Le nuove norme varate sull’onda dello sgomento generale per l’uccisione del giovane musicista in piazza Municipio aprono spazi di intervento nuovi e delicati. E richiedono saggezza, equilibrio, iniziativa permanente e pressante nella città e non solo nei quartieri più a rischio, senza tralasciare i comuni e le loro aree malate. Sicuramente questa dovrà essere la priorità della sua agenda e di quella degli inquirenti e anche, se ci sono, dei lavativi e non.
In Calabria i calabresi, direi tutti o quasi, conoscono da vicino il nuovo procuratore di Napoli perché la sua presenza è stata fisicamente visibile dal Pollino a Reggio. Chissà se a Napoli avrà il tempo per partecipare a dibattiti e presentare libri. Glielo auguriamo ma non subito perché ora avrà tanto da fare e quando avrà finalmente un po’di tempo vorrà dire che avrà fatto un buon lavoro per Napoli che ne ha una necessità vitale.