Gratteri, dietro il “paragone” con Falcone una forte richiesta di aiuto

Non è certo una novità vedere Gratteri in Tv, ma l’anomala frequenza con la quale sta partecipando, in questi ultimi 4 giorni, ad ogni tipo di trasmissione televisiva, va al di là di “ogni ragionevole intervista”. Una “fretta” desueta nell’ordinato e sempre composto “atteggiamento pubblico” di Gratteri: dalla velocità con la quale si sposta da una Tv all’altra, da una radio all’altra, da un giornale all’altro, ma soprattutto dai contenuti espressi nei tanti interventi di questi giorni, l’impressione che se ne trae è quella di una urgenza di Gratteri di “apparire al grande pubblico” per lanciare una richiesta di aiuto in un momento che tutti abbiamo capito essere delicato per il procuratore.

Infatti, e sta qui la novità, ad “apparire” in Tv, in questi ultimi 4 giorni, non è il solito Gratteri “esperto di ‘ndrangheta e narcotraffico”, o il Gratteri pedagogo che spiega agli studenti “i mutamenti criminali della ‘ndrangheta nel corso degli anni”, quello che si è presentato in questi giorni nei vari salotti televisivi ci è parso più un uomo “solo” ostinato, però, a giocarsela fino in fondo. E le parole usate da Gratteri non lasciano spazio ad altre interpretazioni. A cominciare da quella dove dice chiaramente che non ha nessuna intenzione di “scendere in politica”.

Nei vari interventi di questi giorni Gratteri va ripetendo sempre lo stesso “concetto” che parte da un preciso e forte atto di accusa che rivolge, inequivocabilmente, a “colleghi e politici”. E anche se Gratteri ci tiene a sottolineare che il paragone “è improprio”, resta comunque al centro del suo discorso la similitudine con la “solitudine” a cui fu costretto Falcone da certa magistratura e certa politica che “qualcuno” interpretò come un invito a farlo saltare in aria.

Gratteri ha capito che è isolato e che la sua figura, come lo fu quella di Falcone, è invisa al “potere”, e l’unico modo che ha per difendersi è quello di chiedere aiuto agli onesti di questo paese, prima che la storia possa ripetersi. E nel farlo non risparmia, come non aveva mai fatto prima, dure critiche al sistema giustizia di questo paese. E giù di similitudini: così come Falcone patì sberleffi, critiche di incapacità, accuse di sbirrismo provenienti da “ampi settori della magistratura e della politica”, infamità che avevano come unico scopo quello di rendere vulnerabile il magistrato attraverso l’isolamento, anche Gratteri sta subendo lo stesso da un po’ di tempo a questa parte. L’opera di delegittimazione del “procuratore più famoso d’Italia” ha iniziato a prendere forma con le prime “descrizioni” del “Gratteri che non ti aspetti” nel libro della Boccassini, poi in quello di Vespa, e infine in quello di Palamara.

A portare avanti con impegno e dedizione l’opera di delegittimazione di Gratteri, la casta più potente d’Italia, che come si sa non ama i “cani sciolti”, ovviamente in combutta con buona parte della politica italiana. E le tante “bocciature” ricevute in questi ultimi anni (compresa quella a ministro) dimostrano che le porte della “carriera” in magistratura, ma soprattutto quelle della politica per Gratteri sono definitivamente chiuse. A questo, dopo averle provate un po’ tutte (ammiccando alla politica e limitando le sue critiche ai “colleghi”), Gratteri si è rassegnato.

Consapevole oramai dell’irreversibilità della sua situazione, ha cambiato “registro”: non potendo combatterli sul piano politico/giudiziario ha deciso di dire tutto quello che può dire pubblicamente sulle “dinamiche di potere” all’interno della magistratura impegnata a costruire, insieme alla politica tutta, ostacoli di ogni tipo alla sua azione giudiziaria. Da qui la similitudine che più delle altre conferma la volontà di Gratteri di spingersi oltre la semplice critica alla sua “categoria” e dove non è difficile cogliere la sua richiesta di aiuto. A suggerire il paragone il giornalista Giannini, che tira fuori il problema che aveva Falcone quando le sue inchieste arrivavano sulla scrivania del giudice di cassazione Carnevale, detto “l’ammazza sentenze”. Come a dire: anche a Gratteri, accusato di fare “retate a strascico” e di mandare in galera innocenti, succede la stessa cosa: spesso le sue inchieste vengono completamente smontate dalla Cassazione. Una coincidenza? Forse si, forse no, ad ognuno il suo, ma di sicuro è un paragone più che azzeccato.

Certo è che le similitudini tra quello che è successo a Falcone in vita, e quello che sta vivendo in questi giorni Gratteri sono davvero tante e molto attinenti. Ed è per questo che Gratteri questa volta (perché noi abbiamo sempre criticato questo suo apparire dappertutto), fa bene a stare in Tv, restare sotto i riflettori è importante per mantenere accesa la fiamma dell’opinione pubblica, l’unico antidoto alle potenti lobby che hanno deciso di “mettere a riposo professionalmente” Gratteri. Ora tocca a lui rompere definitivamente l’argine dell’intoccabilità dei massomafiosi promotori del suo isolamento, e a tutti gli onesti di Calabria il compito di fare scudo attorno al procuratore affinché la similitudine con Falcone non si realizzi, arrassusia, nella sua completezza.