Gratteri dopo la sconfitta di Renzi: dal Pd ai 5 Stelle

Ci vorrà ancora un po’ di tempo per definire chiaramente il nuovo assetto politico in Italia. La priorità adesso è varare una legge elettorale che permetta agli italiani di votare. Un voto che ci dirà se le cose sono cambiate. Ed è proprio la paura di un radicale cambiamento che induce l’attuale classe politica parassitaria a traccheggiare, usando come scusa questa priorità. In primis c’è la questione di far maturare il diritto alla pensione di senatori e deputati di questa legislatura, e poi c’è la paura che una volta sciolte le camere, tantissimi di questi papponi non ci rimetteranno più piede.

Ma per fare una legge elettorale serve un governo. Ed è su questo che ricattano gli italiani. Vogliono arrivare tutti alla fine naturale della legislatura nel 2018, che vuol dire bei stipendi ancora da prendere e ai quali nessuno vuole rinunciare. Una volta trovato il caggio che guiderà un governo momentaneo, di transizione, o di quello che volete, inizierà la melina. Ogni scusa sarà buone per tirarla alle lunghe. Su questo conzativicci. Nessuno dei papponi del PD o di Forza Italia, o i vari Scilipoti, Razzi, rinuncerà mai ad altri 15 stipendi di 20.000 euro al mese. La Legge elettorale sarà approvata, vedrete, gli ultimi giorni di questa assurda legislatura.

Detto questo, e restando in attesa dell’anno che verrà, la domanda è: dopo il voto del referendum è cambiato qualcosa alla DDA di Catanzaro? E qui qualcuno potrebbe dire, scusa ma che c’azzecca il voto del referendum con la procura? Giusta osservazione.

Se fossimo un paese che rispetta le regole e i ruoli, questa domanda non solo non avrebbe senso ma nessuno si sognerebbe di farla. Ma dato che siamo in Calabria e in particolare a Cosenza, che non sono affatto luoghi “normali” sotto il profilo dell’etica istituzionale e della morale politica, e dato che il procuratore capo della DDA di Catanzaro Gratteri ha manifestato velleità politiche, la domanda siamo costretti a porla.

Non dovrebbe essere così, perché come si sa, e a proposito di Costituzione, il potere politico è separato da quello giudiziario. Il che non vieta ai magistrati di fare politica, ma bisogna dimettersi dalla magistratura. Ed invece, come sappiamo, spesso e volentieri i due poteri vanno  a braccetto. Gratteri non ha mai nascosto le sue simpatie verso Renzi. E Renzi ha anche cercato di ricambiare le simpatie: lo avrebbe fatto ministro se non fosse stato per il no di Napolitano.gratteri_napolitano_renzi

Più che il magistrato, a Gratteri piace fare il legislatore. Oltre che lo scrittore. Ed una nomina, una candidatura, sono cose che non disdegna. E gli ammiccamenti in tutto questo tempo ci sono stati. Una velleità legittima quella di Gratteri – aspirare a diventare il porta bandiera di questo corrotto e mafioso PD –  se non fosse che per accreditarsi  in questo ruolo ha fermato e bloccato diverse inchieste che coinvolgono deputati del PD in associazioni mafiose. Su tutte, il caso Magorno. E questo non si può fare.

Una decisione che ha avuto come conseguenza quella di fermare altre inchieste: voto di scambio politico mafioso a Cosenza, Rende e Castrolibero. E’ stato costretto a bilanciare. Se non arresti a Magorno non puoi arrestare ad Occhiuto. Devi, necessariamente, barattare la Giustizia con il mantenimento di “certi” equilibri politici da cui dipende una eventuale candidatura.eccol-696x392

A meno che Gratteri, dopo il voto referendario, non abbia cambiato idea su questo PD. Se ha capito che non è cosa rappresentare mafiosi e corrotti, e chi meglio di lui sa che è così, le cose anche in procura potrebbero cambiare. Lo so che i cambiamenti nelle procure non dovrebbero dipendere da questo, ma purtroppo  è così e noi non ci possiamo fare niente. Dobbiamo ragionare per forza così.

E’ la politica che muove le operazioni giudiziarie, e Gratteri, come si sa, non è immune a questo. Del resto, se dobbiamo dirla tutta, Gratteri è inviso anche a tantissimi suoi  colleghi che lo conoscono bene e sanno che molto del suo parlare è più fumo che arrosto. E’ solo un mito. Nella terra dei ciechi, l’orbo è re. Non ci vuole molto a farsi notare in una regione ed in una città come Cosenza dove la Giustizia è corrotta è umiliata. Basta essere un po’ più onesti degli altri, e vinci facile. Arresti quattru piacurari con un po’ di cocaina, magari dopo che qualcuno sa cantati, e diventi l’eroe della lotta alla ‘ndrangheta.

Mentre sappiamo bene che la ‘ndrangheta, oggi, è quella che sta nei luoghi dove si amministra potere e denaro. Una casta politica/massonica/ mafiosa di intoccabili che lo stesso Gratteri ha definito il vero male della Calabria. Lo scrive nei libri, lo racconta agli studenti, lo dice in TV, ma poi , lui che potrebbe, oltre la teoria non va. Si ferma all’enunciazione. Di praticare ciò che scrive non gli passa neanche per l’anticamera del cervello.

A prova di ciò, bisogna dire con onestà che Gratteri, nella sua lunga e onorata carriera di magistrato, non ha mai arrestato un politico di “rango”. A differenza di molti suoi colleghi che non scrivono libri ma che, concretamente, si impegnano affinchè nessuno resti impunito. Questo, vorrà pur dire qualcosa.

Lui che sa tutto sulla ‘ndrangheta, che dirige una procura con uomini mezzi e risorse, che ci ha spiegato che oltre ai criminali ci sono i politici mafiosi, proprio lui è il primo a non muovere un dito? Cosa che, tra l’altro, gli spetterebbe fare per dovere. Gratteri potrebbe uscire da questa situazione solo se ci dicesse: guagliù, la corruzione poltica/mafiosa a Cosenza e a Catanzaro non esiste. Così ci tranquillizziamo.

Io sono convinto che Gratteri ha cambiato idea sul PD, ed ha capito che questo partito è destinato a crollare. Neanche Padre Pio li salva più. Cosa diversa, per Gratteri, sarebbe stata se Renzi avesse vinto.

Ma visto che non è andata così, non può più associare la sua faccia a quella di Magorno,  di Sebi Romeo, di De Gaetano, di Giudiceandrea, o Madame Fifì. Personaggi che la gente schifa. Tranne i loro clienti e lecchini. Sarebbe la fine della sua immagine. E del suo mito.

E se così è, c’è da scommetterci che le cose da oggi in poi cambieranno anche nella DDA di Catanzaro. E la ripresa delle inchieste sarà cosa concreta. Ma non per amore di Legge e Giustizia. Perchè, perso un treno se ne aspetta un altro.

Ed è quello che ha deciso di fare Gratteri che nonostante la sconfitta di Renzi, non ha perso le sue velleità politiche. Cambia cavallo. Dal PD, al Movimento 5 Stelle il passo è breve.

Deve solo darsi un po’ da fare e recuperare tutto il lavoro già svolto sui politici marpioni che era stato bloccato, e rimetterlo in moto. Arrestare politici corrotti che se lo meritano e con tanto di prove, in questo caso, diventa per Gratteri, al contrario di prima, fondamentale per  accreditarsi presso i 5 Stelle e staccare il primo tagliando di partecipazione per un non lontano governo “Grillo”.

GdD