Gratteri prende le distanze dal governo: i ministri passano, noi rimaniamo

Un momento dell'intervento del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri

Erano giorni che Gratteri non esternava e l’occasione questa volta, per declamare le sue perle, arriva da “Trame” il il festival dei libri sulle mafie, in corso a Lamezia Terme. Intervistato dal direttore artistico della manifestazione, Gaetano Savatteri, il Procuratore di Catanzaro ha detto diverse cose, alcune inedite altre già sentite, e così abbiamo fatto una raccolta per meglio capire dove, con tutto questo suo esternare, Gratteri vuole andare a parare:

“Non sono assolutamente d’accordo con la rimozione dei limiti dell’uso del contante. Fosse per me, anzi, lo farei sparire. Dobbiamo capire che più sarà possibile tracciare i soldi e più si eviterà lo sfruttamento del lavoro nero e del riciclaggio. I ministri passano, ma noi rimaniamo con le nostre idee e i nostri principi”.

” A parole tutti sono contrari all’ingresso degli immigrati e poi li mandano a raccogliere le arance in nero e sottopagati”.

Un vero e proprio siluro indirizzato a Salvini che potrebbe anche significare una scarsa simpatia di Gratteri per questo governo. Un messaggio chiaro al ministro della Giustizia e degli Interni: io ho i miei principi e le mie idee che cozzano, evidentemente, con le vostre. Una presa di distanza, tra le righe, ma leggibile a chi vuol capire, che non lascia presagire niente di buono per la Calabria.

«Lo scorso anno sono state arrestate a Lamezia Terme 170 persone su ordine della Dda di Catanzaro. Io ancora aspetto davanti alla mia porta o a quella del procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, di trovare persone pronte a denunciare un’estorsione subita».

Qui serve un appunto. Anche noi cosentini stiamo aspettando da tempo l’arrivo della legalità in città. Soprattutto dopo che molti cosentini, come Gratteri ben sa, si sono recati nel suo ufficio per denunciare intrallazzi e malefatte. Ma fino ad oggi, nonostante le prove presentate, quelle di Gratteri sono state solo parole, come quelle di chi dice che non vuole gli immigrati, ma poi se ne serve, a nero, per lavorare nei campi.

Andiamo avanti:

«Le indagini sono una cosa seria, che richiedono tempo. Non basta indignarsi contro la mafia ma bisogna prendere posizione»

Certo che sono una cosa seria le indagini, e lo sanno bene i cosentini onesti che non ricevono Giustizia da decenni. Perché da noi la Giustizia è tutto tranne che seria. Così come da decenni si indaga sui colletti bianchi della città senza mai concludere niente. O peggio: sono decenni che il malaffare a Cosenza dilaga nella totale impunità, nonostante la palese corruzione diffusa a tutti i livelli. In tanti a Cosenza su questo hanno preso posizione mettendoci la faccia. Che è quello che chiede Gratteri, ma quando lo fai, non ti fila nemmeno.

E per concludere il solito pistolotto sui candidati mafiosi:

«Negli ultimo 20 anni il rapporto si è ribaltato perché oggi sul piano sociale, purtroppo, con amarezza vi confermo che sono i candidati, moltissimi candidati che vanno a casa dei capimafia e chiedono pacchetti di voti in cambio di appalti o di benefici. Salvo poi condannare la mafia con sdegno e costernazione quando si avvengono omicidi senza però fare il minimo cenno sul perché noi oggi abbiamo la mafia più ricca del mondo occidentale».

Diciamoci la verità, senza per questo voler offendere Gratteri, sono decenni che ci racconta sta storia del voto di scambi tra politica e ‘ndrangheta, ma di arresti non se ne sono mai visti. Continua a spiegare questo, ma non ha mai prodotto una inchiesta, una indagine su questo “filone”, nonostante le tante circostanziate denunce fatte dai cittadini, come dimostrano alcune inchieste della procura di Cosenza, sul voto di scambio. E quel poco che qualcuno prima di lui aveva fatto alla DDA di Catanzaro, sulla commistione tra ‘ndrangheta e politica a Cosenza, è stato per lo più cestinato. Però di questo, Gratteri, come fanno i politici che denuncia, non ne fa mai il minimo cenno.