Guerra e calcio. I soldi di Putin-Gazprom e l’imbarazzo Uefa sulla finale Champions League

Dopo l’attacco militare sferrato dal presidente russo Putin all’Ucraina, la Uefa ha deciso di spostare la finale di Champions League da San Pietroburgo e sta elaborando i piani per la nuova destinazione dell’evento. Il match clou del calcio europeo doveva tenersi il 28 maggio del 2022 alla Gazprom Arena, lo stadio dello Zenit San Pietroburgo, che ha una capienza di 68mila posti. La conferma dell’annullamento arriverà venerdì dal Comitato esecutivo dell’Unione delle federazioni, convocato d’urgenza. Si tratta del terzo anno di fila in cui si verifica uno spostamento di sede, dopo che nel 2020 e nel 2021, sempre a causa della pandemia di Covid, la finale si era giocata in Portogallo invece che in Turchia come programmato in un primo momento.

La Uefa ha “resistito” finché ha potuto e cioè fino all’inizio della guerra ma adesso ha dovuto prendere atto della situazione. Tutti sanno, del resto, che c’è un rapporto strettissimo tra la Uefa, Gazprom e Vladimir Putin, l’uomo meno amato oggi dalle cancellerie del Vecchio Continente.

Gazprom non è solo il più grande fornitore di gas d’Europa, tema divenuto centrale in queste settimane di crisi militare e politica. Per la Uefa è uno sponsor da decine di milioni di euro a stagione (circa 300 nell’ultimo decennio!) con un peso specifico notevole se è vero che al momento risulta partner sia della ricchissima Champions League che dell’Europeo 2024.

La posizione dell’Uefa, dunque, è di doppio imbarazzo. Da un lato l’indubbio ruolo di uno dei principali sponsor il cui legame con Putin è impossibile da non prendere in considerazione, dall’altro la sensazione di immobilismo mentre l’Europa ha cercato fino a ieri di fare pressione in tutti i modi, anche sotto il profilo industriale e commerciale, sul Cremlino perché non attaccasse l’Ucraina. Ma evidentemente senza risultati.

Per individuare la nuova sede della finale, l’organo di governo del calcio europeo potrebbe aspettare di vedere quali squadre arriveranno alle ultime fasi del torneo. Sia il Chelsea (di proprietà del miliardario russo Roman Abramovich), che il Liverpool, il Manchester City e il Manchester United si sono qualificati agli ottavi di finale e passeranno quasi certamente ai quarti. Se dovesse verificarsi un’altra finale tutta inglese, come quella dello scorso anno tra Chelsea e Manchester City, ci sarebbero pressioni per ospitarla nel Regno Unito, ma due stadi importanti di Londra sono già fuori campo: Wembley, infatti, ospiterà la finale degli spareggi del campionato Sky Bet il 28 maggio, mentre il Tottenham Hotspur Stadium è pronto per ospitare la finale della Betfred Challenge Cup della lega di rugby lo stesso giorno. Potrebbe quindi aprirsi le porte a un altro impianto della capitale inglese, il London Stadium di West Ham, che avrebbe la disponibilità necessaria.

Anche su questo, però, ci sarebbe molto da discutere con non poco imbarazzo da parte della Uefa. La pessima gestione della fase finale dell’Europeo a casa di Sua Maestà, i disordini fuori e dentro lo stadio la notte della sfida tra Italia e Inghilterra, e le incredibili carenze organizzative in tema di sicurezza, fotografate da un rapporto indipendente che ha parlato di “strage sfiorata”, sono costate alla Football Association due giornate di squalifica (una con la condizionale). Immaginare di premiare gli inglesi, dunque, aprirebbe un altro fronte non da poco anche per evitare una possibile finale tutta made in Premier League disputata a Londra, come se la Champions League dovesse rassegnarsi a diventare una questione tutta britannica.