Guerra in Ucraina, 32° giorno: Papa Francesco non esiste per il Tg1 e i giornaloni

(DI LORENZO GIARELLI – Il Fatto Quotidiano) – Sparito dalle prime pagine, infilato in trafiletti a metà giornale, silenziato al telegiornale. Tocca armarsi di lente di ingrandimento e tanta buona volontà per trovare sui giornali di ieri le dichiarazioni di Papa Francesco, furioso contro l’aumento della spesa militare decisa dall’Italia e da altri Paesi europei: “Mi sono vergognato quando l’ho letto – sono le parole di Bergoglio – sono dei pazzi!”. Una dichiarazione tanto forte da suonare irrituale nei toni, condanna senza margine di equivoci alle politiche dei grandi della Terra.

E invece né il Corriere della Sera, né Repubblica né La Stampa hanno citato il Papa in prima pagina, forse dispiaciuti che il Pontefice abbia idee diverse dalla loro linea editoriale. Un fatto comunque insolito, visto l’abituale risalto dedicato alle parole di Bergoglio.

Per trovare conto del discorso anti-armi bisogna avventurarsi all’interno dei quotidiani, stando ben attenti a tutti gli angolini. Sul Corriere la notizia si trova in tre righe a pagina 15: “Spese militari al 2%, mi vergogno”. Un centinaio di battute corredate da una fotina del Papa incastrata – guarda i paradossi – in una pagina che parla sì del Vaticano, ma per raccontare il presunto ruolo della Santa Sede nell’arruolamento dei foreign fighters. Repubblica sceglie la copia carbone rispetto al concorrente. Anche qui il Papa è relegato a un boxino di cinque righe a pagina 14, dove invece domina un articolo su Giuseppe Conte che “mina il governo” proprio sulle spese militari.

Dallo stile curioso è invece la copertura della Stampa. Niente notizia in prima, come detto, ma almeno qui un articolo più ampio c’è (anche se bisogna scorrere fino a pagina 17 per trovarlo). Il diavolo – ci perdoni il Pontefice per l’infelice accostamento – sta però nel dettaglio. Sopra alle parole del Papa compare infatti un grande fascione orizzontale azzurro che introduce i temi della pagina. Titolo: “Il dibattito”. Come dire: apriamo una discussione sul tema e sentiamo che ha da dire Papa Francesco, uno tra i tanti.

Non va meglio in televisione. Lo ha notato pure Michele Anzaldi, il renziano attentissimo ai palinsesti del servizio pubblico, che ieri ha parlato di “manuale della disinformazione” contestando l’operato del Tg1. E in effetti, a differenza di Tg2 e Tg3, giovedì il telegiornale di Monica Maggioni ha bucato la notizia sulle dichiarazioni del Papa, a cui non ha dedicato neanche un servizio.

Una dimenticanza che riporta alla mente gli anni bui del berlusconismo, quando il sindacato Usigrai – era il 2003 – teneva un diario (un “libro nero”, lo chiamavano) degli ordini di scuderia in favore di Silvio.

Un vasto campionario – dalla censura delle contestazioni a Berlusconi al divieto di mandare in onda immagini di B. sudato – che includeva alcuni accorgimenti persino su Giovanni Paolo II. Annotava l’Usigrai il 7 febbraio 2003: “Il Papa lancia un forte monito contro la guerra in Iraq. Ma il Tg1 (diretto da Clemente Mimun, ndr) non lo giudica abbastanza importante per meritare un servizio”.

Qualche giorno dopo, “al Tg1 delle 20, viene oscurato il ritorno a Roma dell’inviato del Papa da Baghdad, che ammonisce sugli esiti catastrofici di una guerra”, e ancora, il 25 marzo, quando il Papa “invoca la pace”, il Tg1 decide che “le sue parole non meritano un servizio”. Diciannove anni dopo, Monica Maggioni omaggia i bei tempi antichi. Vent’anni fa il Pd protestava, ora plaude, oppure tace e acconsente.