Guerra nel Pd: chi si fida di chi?

La possibilità di formare un governo si allontana sempre di più e l’eventualità di un ritorno alle urne, come unica soluzione allo stallo istituzionale, diventa concreta. Se non succederà qualcosa di “eclatante” entro le prossime 48 ore, presto saremo richiamati ad esprimere di nuovo il nostro voto. Questo dovrebbe essere chiaro, visto che i mandati esplorativi nulla hanno sortito. Quello che ancora non è chiaro, è con quale legge elettorale ritorneremo alle urne. Non certo di nuovo con questa che ha determinato questa assurda situazione. Almeno così si spera. Anche se con questi parlamentari c’è poco da sperare. Non resta che affidarci al buon senso del presidente Mattarella che di sicuro “imporrà” al parlamento, prima di sciogliere le camere, una modifica “sostanziale” all’attuale legge elettorale (Rosatellum), magari proponendo a tutti un governo di sei mesi che faccia solo questo.

Uno scenario che preoccupa, e non poco, i ripescati, i miracolati, i nominati e i sopravvissuti alle elezioni del 4 marzo scorso. Tra i più preoccupati di sicuro il Pd e Forza Italia. Specie in Calabria dove la lotta interna ai due partiti è all’ultimo sangue. Riconquistarsi un posto al sole sarà, questa volta, ancora più dura della volta scorsa. I numeri sono quelli che sono e i posti a disposizione si contano sulle dita di una mano. Il solo pensiero di rivivere l’incubo della campagna elettorale ha definitivamente mandato in crisi quello che restava del Pd. L’idea di sottoporsi di nuovo al giudizio degli elettori terrorizza personaggi come Madame Fifì e don Ernesto Magorno. Nonché tutta la dirigenza del Pd.

La disfatta alle imminenti prossime elezioni potrebbe essere totale. E la litigiosità di questi giorni non aiuta certo. Anzi evidenzia, se mai ce ne fosse bisogno, qual è il vero interesse dei soliti noti del Pd: denaro, potere, e poltrone. Nonostante le risicate possibilità di ritornare in parlamento nessuno di questi avvoltoi rinuncerà a giocarsi la partita. E poco importa se bisognerà rifilare qualche altra curtiddrata ari spaddri a qualcuno, fosse anche un “fratello”.

È questo lo scenario che giornalmente il Pd calabrese offre ai cittadini, e a quei pochi iscritti che ancora gli vanno dietro. Gruppi di potere interni che lottano per la supremazia e la gestione di quel che rimane del partito in Calabria, anche alla luce del delle prossime elezioni regionali.

I nomi sono sempre gli stessi: da un lato Oliverio, Magorno, Nicola Adamo, Madame Fifì, Guglielmelli, Giudiceandrea, Romeo, e tutto il codazzo,  dall’altro quel che rimane del Pd in consiglio regionale, e in attuale solitudine Carlo Guccione.

La battaglia ora è su due fronti: ricandidature per le imminenti politiche e candidature alle prossime regionali.

Ma la guerra non è solo tra le due ben definite fazioni, perché anche all’interno delle due bande si consumano lotte intestine e curtiddrati a dire basta. Come, ad esempio, nel clan di Palla Palla. Zio Nicola Adamo ha problemi con Giudiceandrea che a sua volta ha problemi con Guglielmelli e così via. Oltre al nemico dall’altra parte della barricata, anche la serpe in seno. Un habitat a loro congeniale. Vivono di questo da sempre. Sempre alla ricerca di qualcuno da azzannare, o di qualche carcassa da spolpare.

Le regole del branco sono spietate. Ed è per questo che Giudiceandrea accelera e reclamava il suo posto in società. Vuole usurpare il ruolo di capo branco al vecchio Capu i Liuni che a soccombere proprio non ci sta. Perché è il capo branco che fa le “liste”, e se questa prerogativa rimane nelle fauci di zio Nicola, per Giudiceandrea non c’è nessuna possibilità di sopravvivenza. L’unico modo per difendersi dagli attacchi di Capu i Liuni è anticipare le sue mosse. Che non è cosa facile per uno sbarbatello come Giudiceandrea. Ma non ha altra alternativa: ripiegare nel branco di Guccione non è possibile, Palla Palla non glielo perdonerebbe mai. La sua unica possibilità di rielezione passa, inevitabilmente, dai voti che Palla Palla riuscirà a racimolargli. In lista con Guccione avrebbe scarse possibilità di farcela. Inoltre, Giudiceandrea, in questo giochetto delle “curtiddrati arriati i spaddri”, di nemici se n’è fatti. A cominciare da Ferdinando Aiello, che pare essersi riavvicinato a Palla Palla, e questo è un grande problema per Giudiceandrea. Aiello e Adamo potrebbero far cartello contro Giudiceandrea, costringendo Palla Palla a una scelta. Perciò non gli resta che “attaccare”.

Un attacco che è iniziato da qualche giorno ma che ancora non riesce a sfondare le linee nemiche. L’alleanza con Orlandino Greco non ha prodotto ancora i frutti sperati. E potrebbe delinearsi una prima ritirata tattica. L’agguato teso a Nicola, con l’invito da parte di Giudiceandrea a formare liste a favore della ricandidatura di Oliverio, potrebbe rivelarsi un boomerang per lo stesso. che nella foga dell’attacco non ha calcolato bene i tempi di reazione del nemico. Una reazione che sta per arrivare, e che potrebbe trovare impreparato l’inesperto Giudiceandrea. Che non sa di avere nel suo stato maggiore una spia che insieme a Nicola ha già pianificato ogni mossa. E presto potrebbe trovarsi solo e circondato. Ricordati Giusè, che non esiste nessun altro luogo al mondo come il Pd, dove il detto “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” trova la sua piena e totale applicazione. Io ti ho avvisato.

GdD