I misteri del superpoliziotto La Barbera in due databank trovati in una cantina

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Nella cantina di un’elegante palazzina di Verona c’รจ la storia di un poliziotto, Arnaldo La Barbera, che ha segnato la storia recente d’Italia. Fra successi e inquietanti misteri. In quella palazzina, dove abita la moglie di La Barbera, i carabinieri del Ros e i magistrati di Caltanissetta sono arrivati la mattina del 18 settembre scorso: cercavano l’agenda rossa di Paolo Borsellino, ma non c’era.

Hanno trovato invece due vecchie agende elettroniche e un telefonino di La Barbera, da cui adesso riparte l’indagine sui misteri del superpoliziotto ritenuto ormai il regista del depistaggio attorno alle indagini sulla strage di via D’Amelio.

Quelle agende elettroniche – una Casio e una Hp โ€“ e quel telefonino Sony vengono esaminate dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale a cui la procura di Caltanissetta diretta da Salvo De Luca ha delegato le indagini. Investigatori e magistrati sperano di trovare in quei dispositivi la rete di contatti di La Barbera, che indagini e processi dipingono come un poliziotto in stretto collegamento con i servizi segreti. Per quali missioni?

Nella cantina di Verona sono emersi anche vecchi estratti conto di La Barbera, che raccontano di cospicui versamenti in contanti fra il settembre 1990 e il dicembre 1992: 114 milioni 699 mila 620 delle vecchie lire. Da dove arrivano quei soldi? รˆ quello che si chiede la procura di Caltanissetta, intanto martedรฌ il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso ha depositato il verbale di sequestro a casa La Barbera nel processo d’appello che vede imputati tre poliziotti, fedelissimi di La Barbera, per il depistaggio di via D’Amelio.

Quelle tracce bancarie indicano soldi di mafia o soldi di Stato per lavori sporchi di La Barbera? Per certo, ha accertato la Guardia di finanza, nei conti del superpoliziotto di quegli anni c’รจ una sperequazione di 97mila euro fra lo stipendio di un dirigente di polizia e quanto da lui versato.

Fra le carte ritrovate nella cantina c’era anche altro. Le tracce di due assegni consegnati nel 1993 e nel 1997 a Luigi De Sena, che fu dirigente di polizia e poi uomo chiave del Sisde, il servizio segreto civile, negli anni caldi di Palermo. Il 9 dicembre 1993, La Barbera gli fece un assegno di 18 milioni di lire. Il primo ottobre 1997 un altro assegno a De Sena, di 4 milioni di lire. Ancora domande senza risposta. Le attenzioni maggiori sono sull’agendina Casio, modello Digital Diary Sf 4300B, che risale alla fine degli anni Ottanta.

Nella scorsa udienza, Bonaccorso ha chiesto alla Corte d’appello presieduta da Giovanbattista Tona di ampliare l’indagine proprio a quel periodo. Ci sono infatti tracce pesanti di depistaggio anche nell’inchiesta sul l’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, avvenuto a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989. Quella sera un collega di pattuglia di Agostino scrisse a La Barbera che il giovane poliziotto crivellato di colpi non era soltanto un componente della squadra volanti del commissariato San Lorenzo: Nino Agostina gli aveva confidato che era impegnato nella ricerca di pericolosi latitanti di mafia. Quella relazione di servizio restรฒ in un cassetto, La Barbera puntรฒ piuttosto su un’improbabile pista passionale.

Firmรฒ anche un rapporto alla magistratura, sostenendo che gli assassini andavano cercati fra i parenti di un’ex fidanzata di Nino Agostino. Intanto, perรฒ, gli uomini di La Barbera avevano perquisito casa del poliziotto ucciso e avevano fatto scomparire alcune carte da un armadio. Qualche tempo dopo, fu mostrata a papร  Agostino una foto di Vincenzo Scarantino. Giร  tre anni prima dell’impostura del falso pentito attorno alla strage Borsellino, La Barbera e alcuni fedelissimi tramavano contro la veritร  e la giustizia.