Il boss insulta la Manzini: la solidarietà di Iacchite’

Come si sa tra noi e il Corriere della Calabria non corre buon sangue. Spesso e volentieri ci becchiamo perché divisi sul “giudizio” e sulle “qualità” di alcuni personaggi politici che noi reputiamo borderline e loro no. Ci sta.

Ognuno ha la propria visione dei fatti. Ma quello che denunciano oggi il direttore Pollichieni e la giornalista della Gazzetta del Sud Marialucia Conistabile ha dell’incredibile, ed oggi sinceramente siamo con loro.

Ieri nel tribunale di Vibo Valentia si è svolta l’ennesima udienza del processo Black Money a carico dei Mancuso di Limbadi. Un processo la cui accusa è affidata alla dottoressa Marisa Manzini già sostituto nella stessa procura prima di diventare aggiunto presso la procura di Cosenza. Un lavoro che la Manzini ha “istruito” e che ha inteso terminare, e per questo ieri si è trovata in aula per condurre diversi interrogatori tra cui quello di Pantaleone Mancuso alias “Luni scarpuni”,  in collegamento in video conferenza dal carcere de l’Aquila dove è ristretto.

Dopo aver ascoltato diversi imputati tra cui il killer pentito, Andrea Mantella, che in aula confessa di aver commesso otto omicidi, la dottoressa Marisa Manzini incalza il collaboratore che svela un intreccio di delitti atroci, complicità, inquinamenti istituzionali e imprenditoriali inimmaginabili. Ma non è il solo a cantarsela sulla malefatte del potente clan.

Assieme a Mantella a svelare gli intrecci del potente clan c’è un altro pentito di rango: Pasquale Giampà alias Millelire di Lamezia Terme. Ed è proprio durante questa udienza e dopo aver ascoltato le dichiarazione dei pentiti che Luni Mancuso dà di matto ed inizia ad inveire in malo modo nei riguardi della dottoressa Manzini. Del tipo: stai zitta tu che non capisci niente!

Oltre ad inveirle contro con epiteti che neanche noi riusciamo a ripetere (che è quanto dire). Il tutto nella totale libertà senza nessuna reazione da parte della corte che ha lasciato “sfogare” il boss che ha continuato a inveire contro il Pm in merito anche al suicidio della moglie: “… Fai silenzio, stai zitta… non ho colpe io per la morte di mia moglie. Il pm si diverte e gode di questa mia disgrazia e del suicidio di mia moglie. Qui la colpa è della Manzini e dei carabinieri. Io ho fatto di tutto perché vivesse. È ora che gli inquirenti la smettano e si mettano l’anima in pace perché mia moglie non ha rilasciato dichiarazioni a nessuno…”. 

A questo si aggiungono anche le invettive dei collaboratori di giustizia all’indirizzo degli avvocati. Insomma una udienza in cui è prevalsa l’arroganza di un boss tra il silenzio di chi era prposto a mettere “ordine”.

Un oltraggio aggravato e continuato nei confronti della dottoressa Manzini che francamente, anche per noi che spesso critichiamo i magistrati, non è sopportabile. Specie se arriva da criminali incalliti del calibro di Luni Mancuso, uno che non si è mai fatto scrupolo di ammazzare decine e decine di persone.

Noi non siamo stati e non siamo certo teneri con la dottoressa Manzini, più volte abbiamo scritto su di lei che in merito alla lotta contro alla corruzione a Cosenza poco si impegna, dando l’impressione a fronte di tutto quello che è successo a palazzo dei Bruzi, di un PM che passa il tempo a pettinare le bambole.

Più volte le abbiamo scritto “spronandola”, qualora il suo pettinare bambole dipendesse dal “veto” di qualche pezzotto del tribunale corrotto, di trovare il coraggio per denunciare chi le impedisce di portare avanti inchieste che scottano.

Ma quello che è successo ieri ha poco a che fare con la legittima critica sul lavoro dei magistrati. Ed è per questo motivo, al fuori di ogni retorica o ipocrisia (non fanno parte del nostro costume) che oggi ci sentiamo solidali con la dottoressa Manzini, alla quale esprimiamo la nostra più sincera solidarietà.

Noi saremo sempre dalla parte di chi a viso aperto combatte malandrini e corrotti, ed oggi, senza se e senza ma, stiamo dalla parte della Manzini. Bambole o non bambole.

GdD